Mercato San Severino: “Calendario Salernitano delle Tradizioni Popolari” di Noia a Palazzo di Città

Venerdì 25 febbraio, con inizio alle ore 17,00, presso la sala consiliare del Palazzo Vanvitelliano, avrà luogo la presentazione del libro “Calendario Salernitano delle Tradizioni Popolari”, scritto da Anna Maria Noia, 35 anni, giornalista sanseverinese. Ne parla l’autrice. “Il volume è una raccolta di miei articoli già pubblicati, dal 2000 ad oggi, su “l’Agenda di Salerno e provincia”, bimestrale culturale salernitano, su cui scrivevano Tommaso Biamonte e Giuseppe Amarante, e su cui continuano a pubblicare Vincenzo Esposito, Giuseppe Cacciatore, Luigi Troisi, Angelo Guzzo. Marco Trotta e Teresa Romano, editori de “l’Agenda”, mi hanno proposto di raccogliere i miei articoli e di pubblicarli, tutti insieme, in un libro: così è nato il Calendario salernitano delle tradizioni popolari. Il mio è un modesto volume che non ha la pretesa di costituire un manuale antropologico, ma ha l’intento di far avvicinare i giovani alle tradizioni tramandate dai nostri avi.  Lei è una “figlia d’arte”, in quanto Suo padre, Gino, è uno stimato e noto esperto di storia locale. Quanto ha influito Suo padre nella stesura del volume? Certamente, il fatto che papà sia appassionato di antropologia, mi ha influenzato, ma il lavoro è mio. Al massimo, papà mi ha indicato qualche fonte bibliografica utile per documentarmi. Il fatto che, fin da bambina, abbia “respirato” cultura in famiglia, mi ha aiutata a seguire la strada dell’antropologia. Non a caso, durante il corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, ho sostenuto due esami di Antropologia e ho discusso la mia tesi, dedicata al “Ciuccio di Fuoco” di Acigliano, con i professori Apolito ed Esposito. Con mio padre, seguo le manifestazioni popolari ed insieme a lui, nel 1991, ho studiato il tratturo di “S.Michele Arcangelo”, quello che, nel passato, veniva percorso dai pastori durante la transumanza che li conduceva dalla Campania alla Puglia, e viceversa. Spesso, oggi, i giovani cercano la felicità attraverso cose effimere o, addirittura, con scelte sbagliate e dannose. La cultura, secondo Lei, riesce a dare soddisfazioni? Credo proprio di sì. Anche se oggi la cultura non è una fonte di guadagno, credo che riesca a dare delle belle soddisfazioni. Se ci fosse più attenzione alla cultura, potrebbe essere evitata la “fuga dei cervelli”, che priva il Mezzogiorno e l’Italia di grandi menti. Inoltre, credo che la cultura possa combattere i disagi, dà autonomia di pensiero e di giudizio e capacità critica: qualità fondamentali per andare avanti in un mondo complicato come quello di oggi. A chi dedica il suo volume? Ai miei genitori, a papà Gino, a mamma Elvira, a mio fratello Gianfranco, al Sindaco Giovanni Romano, agli editori e a tutto lo staff del Comune che mi ha dato l’opportunità di “battezzare” la mia “creatura”. Sta già pensando ad una nuova “fatica letteraria”? Sì, sto pensando di preparare una raccolta di poesie, dedicata all’ambiente ed all’amore e, poi, nel giro di qualche settimana, vorrei preparare un saggio storico, con riferimenti locali, dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia.