Buddhismo e Cristianesimo

don Marcello Stanzione

 In Italia e in altri paesi di antica tradizione Cattolica, come la Francia e la Spagna, da qualche tempo sembra esserci un certo interesse da parte dei giovani e dei ceti colti verso il Buddismo. In certi ambienti “in” dichiararsi oggi buddisti è molto alla moda. Il film di Bernardo Bertolucci, “Piccolo Buddha”, di qualche anno fa ebbe un grande successo di pubblico e di critica, e ha ulteriormente moltiplicato le inchieste sul Buddismo occidentale. Il regista Bertolucci, per illustrare la grande religione del momento,  scelse l’ottica di un bambino americano identificato da un gruppo di monaci buddisti come la possibile reincarnazione di un Santo. Sul filo della singolare avventura che coinvolge profondamente i suoi genitori e lo porta da Seattle fino ad un monastero dell’Himalaya, il fanciullo visualizza i racconti di un monastero che gli evoca la vita del principe Siddharta dalla gioventù ricca e dissipata alla svolta ascetica e alla successiva illuminazione esistenziale. Il Buddismo ha sempre affascinato gli occidentali, da Schlegel a Schleiermacher e a Hesse, ma solo di recente è riuscito a penetrare nei circuiti culturali di massa. In Italia sono 30.000 le persone che ruotano intorno alla unione buddisti italiani,fondata nel 1985 e riconosciuta dal Governo nel 1988. Prestigiosi testimonial come l’ex calciatore Roberto Baggio contribuirono a dare al Buddismo una certa aria di moda. I buddisti tradizionali italiani, prescindendo dalla più vasta cerchia degli altri 100.000 simpatizzanti, sono valutati tra i 3.000 e i 6.000, a cui si aggiungono altri 4-5.000 aderenti alle nuove religioni neo-buddiste come la Soka Gakkai, un movimento laico culturale giapponese sbarcato in Italia nel 1981, e che in Giappone addirittura ispira un partito presente in Parlamento (il Komeito). Certamente in Italia il Buddismo influenza molte più persone di quante non formalizzino la loro simpatia in una conversione, ed è inquietante per la Chiesa Cattolica il sapere da statistiche sicure che un quarto della popolazione e un  terzo dei giovani non soltanto sanno definire in modo corretto la dottrina della reincarnazione, ma affermano di crederci. Negli Stati Uniti si contano almeno 300.000 “euro-buddisti”, cioè convertiti provenienti da tradizioni giudaico-cristiane, e contando anche l’immigrazione asiatica si arriva ad una decina di milioni di fedeli. In Europa invece i bussisti sarebbero complessivamente 2.000.000, di cui oltre 600.000 nella sola Francia e 120.000 in Gran Bretagna. In tutto il mondo i buddisti sono circa 300 milioni. A scanso di equivoci sarà opportuno specificare subito che il termine Buddha non è tanto un nome di persona, ma è l’appellativo che indica un essere umano che abbia raggiunto la più profonda consapevolezza; Buddha significa infatti Risvegliato, Illuminato. La tradizione indiana afferma che ogni grande ciclo storico vedrà l’apparizione di buddhità e potrà trasmettere agli altri esseri la via che conduce alla realizzazione. L’ultimo uomo del genere comparso sulla terra è stato il principe Siddharta Gautama, nato verso il 560 a.C. nel nord dell’India. Principe ereditario al trono di un’antica casta di guerrieri, sposato e con un figlio, il principe lascia famiglia e potere a seguito dell’impatto con la sofferenza umana avuto nel corso di quattro incontri rivelatori: con un vecchio, un malato, un monaco e un corteo funebre. Siddharta visse così volontario esilio e per sei anni si sottopose alle più terribili macerazioni ascetiche fini alla soppressione delle stesse funzioni fisiologiche, tanto da raggiungere una condizione di morte apparente. Siddharta però si rese conto che non avrebbe mai raggiunto l’Illuminazione attraverso la mortificazione del corpo e abbandonò l’asceticismo rigoroso e concentrò i suoi sforzi nella meditazione, finchè nel 531, mentre si trovava ai piedi di un albero di pippala, scoprì la soluzione del problema del dolore: aveva così raggiunto il “risveglio” (bodhi), diventando un “risvegliato” (Buddha) , cioè era finalmente entrato nella pace dell’estinzione dei desideri e delle passioni, che sono all’origine del dolore. Ormai libero dalla sofferenza, egli comprese di essersi liberato dall’esistenza e di non dover più rinascere, era entrato nel Nirvana. Poco dopo il Buddha davanti a cinque compagni pronunciò il discorso delle quattro nobili verità: la realtà del mondo è dolore, l’origine del dolore è l’attaccamento, l’arresto dell’attaccamento porta all’estinzione, la via che conduce all’arresto del dolore è il Dharma, cioè la Legge. Inaugurava così la sua predicazione che doveva proseguire per oltre quarant’anni, facendo molte conversioni e creando la comunità dei monaci buddisti. Dopo la morte del Buddha, avvenuta verso il480 a.C., si formarono sulla sua persona molte leggende, ebbe così inizio un processo di glorificazione che portò a fare del Buddha storico un essere divino. Il Dharma (oltre che legge significa anche Dottrina o Verità) che il Buddha ha insegnato, nega che esiste un sé, il buddismo si pone in radicale contrasto con l’Induismo. Tale dottrina è talmente fondamentale che, secondo che la si accetta o la si rifiuta, il Buddismo sta in piedi o crolla.