Napoli: Storia Criminale, Camorra e bande criminali nella città

Martedì 30 Novembre alle ore 11 presso l’aula magna dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli (che da quest’anno è la sede di un Master in Promozione, valorizzazione e riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata) si svolgerà la proiezione in anteprima nazionale del documentario di Aldo Zappalà e Mario Leombruno “Storia Criminale -Camorra e bande criminali nella città di Napoli” prodotto per “150anni-La Storia Siamo Noi” da Village doc&films in collaborazione con la Fondazione Polis di Napoli e gli studenti del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, della Scuola di Giornalismo e del Master in Criminologia dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Alla presentazione prenderanno parte, insieme con gli autori del documentario, Caterina Miraglia, assessore alla Cultura e all’Istruzione della Regione Campania, Luigi Scotti, assessore alla Legalità del Comune di Napoli, Guido Trombetti, assessore all’Università e alla Ricerca Scientifica della Regione Campania, Alessandro Pennasilico, coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Pietro Esposito, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Lucio D’Alessandro, preside della facoltà di Scienze della Formazione del Suor Orsola e condirettore della Scuola di Giornalismo, Giovanni Minoli, direttore di “150 anni – La Storia siamo noi”, Paolo Siani, presidente della Fondazione Pol.i.s, Geppino Fiorenza e Don Tonino Palmese, referenti regionali dell’associazione Libera. In “Storia Criminale- Camorra e bande criminali nella città di Napoli” viene ricostruita una storia della camorra napoletana da un punto di vista inedito: quello delle vittime innocenti, uomini, donne, persino bambini uccisi per errore o perché si sono trovati nel bel mezzo di un conflitto a fuoco tra  clan avversari. Raccontare la storia della camorra è voler parlare soprattutto di un perché, di come si è arrivato a tanto. Di come sia possibile che in una metropoli moderna come Napoli e nella Regione Campania si debbano registrare 180 vittime innocenti di camorra. Molte di queste sono “vittime per caso” o come vengono chiamati in inglese  Innocent Bystanders, spettatori innocenti della ferocia camorrista che non risparmia nessuno.Tra i protagonisti  Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, la giovane mamma uccisa da un proiettile vagante esploso da un camorrista; Paolo Siani, fratello di Giancarlo, giovane cronista del “Mattino” freddato, questo si con determinazione,  dai killer di un clan; e poi Bruno Vallefuoco, padre di Alberto, colpito da un pioggia di proiettili  all’uscita di un bar insieme a due amici, scambiati per un gruppo di camorristi da un clan rivale. Vittime innocenti il cui nome sbiadisce, e la cui memoria invece deve alimentare una nuova cultura della legalità in una città in cui, purtroppo, la camorra infetta ancora il tessuto urbano e sociale. Perché a Napoli la Camorra ha una storia: dagli scugnizzi a Lucky Luciano nel dopoguerra, dal contrabbando di sigarette alla leadership carismatica di Cutolo, dagli affari d’oro del dopo-terremoto all’attuale diaspora di bande criminali. Cartelli, faide, lotte di quartiere: oggi la camorra è un mostro senza testa. Dello sviluppo del fenomeno criminale napoletano, dei rapporti con la città e i suoi abitanti, ne parla chi studia da sempre questi temi, come il giornalista e scrittore Gigi Di Fiore, il sociologo Amato Lamberti, lo storico Isaia Sales. Ma anche il presidente di Confindustria Campania Giorgio Fiore. E soprattutto i magistrati in prima linea contro la camorra, a partire dal Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, dal procuratore di Torre Annunziata Raffaele Marino a Marina Ferrara del Tribnale dei minori di Napoli, o chi come Francesco Menditto si occupa di beni confiscati. La confisca dei beni è forse l’arma più all’avanguardia dello stato contro le mafie: ma è una rivincita difficile, che richiede tempo e coraggio. Lo sanno bene i rappresentanti del mondo associativo come Geppino Fiorenza e Don Tonino Palmese di Libera Campania, o Enrico Tedesco della Fondazione Polis, che è il braccio operativo della Regione Campania per il sostegno alle vittime innocenti della criminalità e per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Vittime, i cui nomi devono prendere il posto di quelli dei camorristi: perché sono loro gli eroi involontari di una città nuova, costruita sulla legalità, e non su una cultura di morte.  E le loro storie devono arrivare soprattutto ai ragazzi della Campania. Sono loro che decidono oggi, quello che sarà Napoli domani.