Vita di Missione: viaggio in battellino sul lago Tanganika, villaggio di Kazimia

Padre Oliviero Ferro

Lasciando, con molti pensieri, la vecchia missione, ci dirigiamo,costeggiando il piccolo golfo, verso Kazimia. Entrando nel porticciolo, siamo accolti da un soldato,forse un po’ drogato,che ci minaccia con il suo fucile. I nostri accompagnatori cercano di farlo ragionare. Finalmente ci lascia sbarcare. Ce ne andiamo verso la grande chiesa. Noi siamo venuti via lago,ma ci sarebbe anche una strada che attraversa la foresta che da Baraka,proseguendo per Katanga, entra nella vegetazione per arrivare a Kazimia. La strada non è molto frequentata. Ci sono dei ponti,ma non si è sicuri se sono solidi. E’ difficile vedere dove si trova la strada,visto che la foresta ha ripreso il suo posto. E poi c’è anche il rischio di incontrare dei bufali. Non sono molti amichevoli. In ogni caso siamo arrivati. Il lavoro continua in tutti i settori. Tra le altre cose, si cerca di vedere come completare la chiesa e ,eventualmente, la casetta per il missionario. Questa è una preoccupazione in ogni villaggio. Poi, si lanciano anche altre proposte dove è possibile. Costruire qualche aula scolastica. Devono trovare i maestri e assicurare loro un salario dignitoso. Fare un piccolo ospedaletto, diciamo un pronto soccorso,dove si cura la malaria e si fanno i primi interventi. Naturalmente ci vuole un infermiere diplomato che possa assicurare il minimo indispensabile. Noi ci impegniamo a procurare un po’ di materiale (microscopio,materiale di medicazione…). Ma,come sempre,l’infermiere deve vivere e quindi la comunità,non solo i cristiani, ma anche il villaggio deve dare una mano. L’amicizia e il rispetto verso i capi villaggio, facilita i contatti e il lavorare insieme. Purtroppo c’è sempre qualcuno che,per invidia o per interesse personale,cerca di lasciare la gente nell’ignoranza e nella paura. Sono gli stregoni, alcuni capi militari,dei funzionari dello stato. A loro interessa che la gente abbia paura,in modo da poterla sfruttare in tutti i sensi. Si è anche arrivato a proibire ai pescatori di andare alla pesca,dicendo che ci sono i ribelli. Ma alla sera, il colonnello esigeva da ciascuno un sacco pieno di pesce. Altrimenti c’era il sequestro delle lampade,delle reti e multe,per non parlare anche della violenza fisica gratuita. Il missionario e la comunità cristiana cercano di costruire l’uomo completo. Si lavora insieme. Come quando si decide di costruire una chiesetta. Si chiede alla gente di portare la sabbia, di fabbricare i mattoni, di dare il proprio tempo. Noi ci impegniamo a cercare il cemento e le lamiere. Si lavora insieme, in modo che poi possano sentire loro quello che hanno faticato a costruire. A Kazimia c’è molta gente che viene anche da lontano. E’ un centro,di fronte alla Tanzania. Da là arriva il carburante in fusti di ferro e altro. E’ anche luogo di passaggio per quelli che sono andati a cercare l’oro in montagna. Naturalmente dovranno vedersela con i militari che vogliono la loro parte. Sono pagati poco e quindi ne approfittano. Si cerca di denunciare tutto questo,ma non sempre è facile. Si corre il rischio di ricevere qualche colpo proibito. In ogni caso, si sensibilizza la comunità a non tacere, a lottare contro le ingiustizie. Costa fatica,ma aiuta a crescere.