Primogeniti più intelligenti?

di Rita Occidente Lupo

La prole, un tempo, considerata benedizione divina. Nei contesti rurali, le braccia maschili, nerbo per il lavoro agricolo. L’augurio, per colombi tra confetti, proliferazione…al maschile. Per la casata, nel senso di cognome da portare avanti, con o senza blasone. Capostipiti di lunghe generazioni, da annotare non solo nell’albero genealogico. Col tempo, al di là del maggiorascato, primogeniture ugualmente al sesso forte. Prima che l’emancipazione urlasse il suo diritto alla parità dei sessi. E che le quote rosa potessero sfavillare talenti a lungo soffocati. Primogeniti, di qualunque sesso. La sfida contemporanea, per intingere nei privilegi sociali. Primogeniti o secondogeniti, in ogni caso con differenze caratteriali. Da recenti studi, primi figli, con intelligenza superiore ai fratelli, ma più taciturni e portati alla riflessione. Secondogeniti, più facilmente estroversi. Ed a scuola più celeri nell’apprendimento e nel profitto, grazie all’egida dei primogeniti. I dati, da un recente studio americano, comparati per fratelli nelle stesse famiglie. Inoltre, pedanti e perfezionisti i primi rampolli, contrariamente al resto della prole. Insomma, privilegi e scotti, per i primi fiocchi, che se allietanti la coppia, in quanto a carattere ed impegno, meno celeri degli altri. Per i figli unici, tutt’altra storia: assolutisti, se super coccolati, portati all’egocentrismo affettivo. Ugualmente pronti a recidere il cordone ombelicale col mondo esterno, inclini alla solitudine ed all’introversione, rispetto a coetanei non unici, proiettati al leaderismo o al riserbo.