Pontecagnano: disastro urbanistico e ambientale (5)

Aldo Bianchini

In apertura di questa quinta puntata è doverosa subito qualche precisazione. Per mero errore materiale nel precedente articolo è riportata una data sbagliata ( si tratta del consiglio eletto nel 1975 e non nel 1970). La  delibera in questione, infatti, fu   adottata dal Consiglio Comunale alla fine degli anni 80  per  consentire la realizzazione dei  lotti di completamento. Effettivamente anche dopo l’adozione della delibera  non furono rilasciate concessioni edilizie  perché l’inchiesta  della magistratura ne bloccò l’attuazione anche se  la volontà  del Sindaco comunista dell’epoca  Franco Bisogno, era di far realizzare i lotti prima  dell’adozione del Piano Regolatore  per la redazione del quale era stato già da tempo conferito l’incarico ai tecnici Moscati, Mastandrea e Centola. Fu proprio la  mancata adozione del Piano che non fece  scattare le norme di salvaguardia e  consentì, in seguito, la realizzazione dei lotti di completamento attraverso la legge sul silenzio assenso meglio conosciuta come “legge Nicolazzi” senza la verifica degli standard urbanistici previsti per legge. Quanto alla 167 (Peep) occorre rilevare  che all’inizio vi furono difficoltà per la localizzazione del programma, anche in considerazione dei vincoli archeologici intervenuti sulla vasta area che dalla statale 18 va fino all’autostrada. Il piano fu definitivamente varato dall’ amministrazione di sinistra nel periodo dal 1970 in poi. Se si guarda, poi, all’ assegnazione dei suoli, avvenuta in seguito,  si può ampiamente verificare come la stragrande maggioranza delle aree fu appannaggio di  cooperative di ispirazione comunista (Picentina, Morandi, Primo Maggio e Brollo) a sostegno della tesi che il Pci dell’epoca puntò “giustamente” sulla cooperazione abitativa per rafforzare la sua forza elettorale tra  operai e ceto medio impiegatizio che riuscivano così a realizzare il sogno di una vita: la casa a costi molto convenienti. L’intelligenza politica di Sparano e successivamente di Bisogno fu quella di assegnare lotti anche a coop di area cattolica  e socialista per tenere divisa la Dc e rafforzare l’alleanza politica di sinistra per gestire il Comune. Il tira e molla sulla redazione del Piano Regolatore, per il quale si era provveduto a dare l’incarico a tre tecnici anche a seguito delle pressioni socialiste, e le conseguenti perdite di tempo consentirono l’irruzione sulla scena del PRG dell’astro nascente della politica locale, l’on. Paolo Del Mese.  Quest’ultimo diventato  nel frattempo Consigliere Regionale ed Assessore alla Sanità, ma all’opposizione a Pontecagnano, riuscì ad utilizzare una disposizione normativa della legge sul terremoto del 1980 e di far nominare  dalla Giunta Regionale il  “Commissario ad Acta”  per la redazione del Piano Regolatore. A nulla valsero la frettolosa adozione del piano da parte del Consiglio (voto contrario della DC), le dimissioni del sindaco socialista Crescenzo Pagano (che guidava un’amministrazione DC-PSI) ed i successivi ricorsi al Tar ed al Consiglio di Stato. Il commissario ad acta , che rispondeva politicamente all’On Del Mese, una volta insediatosi esautorò il Consiglio Comunale ed approfittando di un temporaneo contrasto politico interno al PSI tra Enrico Quaranta e Carmelo Conte, a cui si riferiva la maggioranza della Sezione del Partito Socialista, nominò Paolo Portoghesi, notoriamente amico di Craxi, tecnico redattore del Piano. La manovra spiazzò il Partito Socialista locale e contribuì anche a deteriorare i rapporti a sinistra Gli anni 80 furono caratterizzati da uno scontro sullo strumento urbanistico che comunque fu definitivamente approvato dalla Giunta Regionale nel 1988. Il piano, pur con alcune deficienze e carenze circa la previsione di infrastrutture viarie e a scelte opinabili in relazione agli insediamenti di edilizia residenziale, rappresentava comunque una strumento importante  di programmazione   di cui pochi comuni disponevano. Una sua concreta attuazione attraverso i piani  esecutivi previsti dalla legislazione nazionale  e regionale avrebbero potuto garantirne la realizzazione secondo le destinazioni di uso del suolo favorendo uno  sviluppo  più ordinato del territorio. Nessuna delle amministrazioni che si susseguirono (Bisogno fino 1990, Spera fino al 1991 e poi Roberto Sica) riuscì a far decollare l’attuazione del piano regolatore vigente. Ma all’improvviso arriva la tempesta di tangentopoli. Alla prossima puntata.