Resistenza: Cirielli kaput !!

 

Aldo Bianchini

Lunedì 10 maggio ho seguito con una certa attenzione, nell’ambito di un incontro organizzato dalla fondazione culturale “Elena Croce” presso l’Università Suor Orsola Benincasa, le relazioni storiche sui valori della “Resistenza”. Mi è parso subito di cogliere alcune asprezze nei confronti del Presidente della Provincia per via del manifesto sottoscritto in occasione del 25 aprile, asprezze che oso definire assolutamente infondate e fuori da qualsiasi composto dibattito storico-politico. E non per dare ragione a Cirielli che, verosimilmente, almeno in questa occasione ne ha veramente da vendere. Almeno per quanto mi riguarda ho capito subito che i due principali organizzatori avevano teso una trappola nella quale speravano cadessero i due ospiti eccellenti: Luigi Rossi, storico e preside della facoltà di scienze politiche dell’università di Salerno, e Pino Acocella, umanista e rettore della Libera Università S. Pio V. I due si sono ben guardati dal cadere nella sterile polemica su Cirielli e, non mancando di porre in evidenza alcuni non condivisibili tratti del manifesto, hanno preso le distanze dai due giornalisti presenti (Livrieri e Bottiglieri). Con i loro interventi hanno aperto squarci molto interessanti sulla “Resistenza” prima e sulla “Liberazione” poi; addirittura Acocella ha più volte bacchettato lo stesso Livrieri, troppo “monocorde” . Detto questo e chiarito il concetto che alcuni “personaggi” della nostra città farebbero di tutto pur di rimanere a galla in un mondo politico in quotidiana evoluzione, passo all’analisi della vicenda. Per farlo ho sapientemente messo uno vicino all’altro i due manifesti, quello di Cirielli e quello del gruppo PD della Provincia. Dalla lettura del primo intuisco una eccellente rivisitazione, in chiave molto attuale, del fenomeno della resistenza, soprattutto quando Cirielli giustamente, al quarto capoverso, fa riferimento a “sacrificio di tanti, militari e civili, che hanno aiutato la coalizione alleata….”. Dalla lettura del secondo percepisco un tentativo quasi antistorico di utilizzare determinate espressioni molto chiuse e nel ricordo di un partito comunista che fu. E mi vengono alla mente le parole di Luciano Violante quando alludeva alla “concezione proprietaria della resistenza da parte del comunismo”. E Violante non è certo un negazionista, così come non lo è Cirielli che ha semplicemente modernizzato la chiave di lettura senza assolutamente “banalizzare la storia” tanto è vero che nel suo manifesto Egli fa riferimento “all’identità ed al sacrificio di chi ovunque ha combattuto per la Patria sono, comunque, una risorsa dalla quale attingere idee e forza per il governo e lo sviluppo della nostra terra”. Aggiungendo anche che “…… l’anniversario del 25 aprile ripropone un ricordo ed ispira un nuovo progetto d’unità nazionale ….”. Cirielli, dunque, capisce prima di Livrieri e di Bottiglieri, che il fenomeno della resistenza nasce da un grandioso “fenomeno di popolo” e non di piccole “nicchie” come era accaduto per il Risorgimento, come ha poi ben illustrato il professor Acocella. Il manifesto di Cirielli, dunque, non è un atto di intolleranza politica (come qualcuno vorrebbe farlo passare !!) ma un lucido ed attualissimo documento sul quale certamente si può e si deve discutere,  facendolo però senza chiusure preventive ed arroganti. E’ stato anche detto che la destra di Storace non avrebbe mai sottoscritto quel manifesto e che la destra di Cirielli è una destra indistinta. Certo che Storace non lo avrebbe firmato, ma Storace ormai rappresenta la destra “retrò” quasi simile al cattocomunismo di cui si voleva infarcire la discussione sulla resistenza. Cirielli non rappresenta una destra indistinta ma la “destra moderna” che riesce a governare proprio perché ha saputo fare al suo interno una giusta revisione, senza rimpianti o infingimenti. In sala era presente buona parte del “popolo deluchiano”, ma il “kapò” era assente. Ed ha fatto bene a non presentarsi in quanto, contrariamente al pensiero dei suoi “peones”, Lui che spesso ama proclamarsi più a destra della destra il manifesto di Cirielli lo avrebbe probabilmente firmato. E come, infine, non dare pienamente ragione a Cirielli quando nel comunicato del 23 aprile testualmente scrive: “Conseguentemente alle polemiche costruite ad arte da certa stampa, da esponenti del PD e da frange di estrema sinistra … ritengo opportuno fare alcune precisazioni storiche a tutela del prestigio dell’Istituzione che rappresento”. Questo comunicato probabilmente gli organizzatori dell’incontro universitario non l’hanno mai letto.