Pet therapy contro l’Alzheimer

di Rita Occidente Lupo

L’Alzheimer rincara le vittime nel nostro Paese. Circa 600.000 coloro che vivono un rapporto estraneo con la realtà, incapaci d’interagire. Alcuni palliativi, attenuanti fastidiosi disturbi. Una bambola, dei cuccioli, attrattori  dell’attenzione, impedendo alla mente inferma di vagare nel vuoto e di accumulare ansia e stress.  Anche alla musica, un ruolo importante. Il paziente si sente stimolato nell’emotività e riesce a vivere uno stato di benessere. Gli studi, finora a 360°, hanno stigmatizzato il ruolo decisivo di operatori, monitoranti tali terapie nel tempo. L’Alzheimer, un tempo spauracchio senile, oggi non più legato ai capelli incanutiti. Se inizialmente la complessità patologica ha disorientato le ricerche, attualmente le sta orientando verso una farmacologia che anche se solo di supporto, potenzia soprattutto le cellule cerebrali contro l’invecchiamento. Proprio sulla sfera dell’affettività, la leva per fermare quasi il tempo ed aiutare il paziente a non lasciarsi andare. L’affetto familiare, fondamentale per poter seguire l’iter d’una patologia che oggi s’impone sempre ulteriormente per imprevedibilità. Ma alle famiglie, ancora deficit ano sostegni psicologici ed economici, per non lasciarle in bilico dell’ignoto, arduo da gestire costantemente!

 

Un pensiero su “Pet therapy contro l’Alzheimer

  1. Gentilissima Direttrice, è molto importante calamitare l’attenzione nei confronti delle patologie che colpiscono la psiche. La malattia di Alzheimer è un’affezione neurologica che determina una grave e progressiva compromissione delle funzioni cerebrali, comprese ovviamente le funzioni psichiche. La vera patologia di Alzheimer colpisce in età ancora giovane (45-60), oltre spesso di tratta di SDAT (Senil Demential Alzheimer Type), ovvero demenze connesse all’invecchiamento con sintomatologia simile alla malattia di Alzheimer vera e propria.Posso testimoniare di persona la grande efficacia di approcci mirati a stimolare l’emozionalità del malato, avendo condotto gruppi di counseling finalizzati all’ascolto del paziente in età senile. E’ altrettanto vero che sulle famiglie che vivono il dramma di un ammalato non ricevono aiuti, soprattutto mirati al sollievo dei disagi che tale convivenza comporta. Spesso chi vive con ammalati psichici viene lasciato solo con tutta la responsabilità sulle spalle. Con la popolazione in costante invecchiamento, la società dovrà necessariamente confrontarsi anche con queste tematiche. Alla Direttrice tutta la mia stima per trattare spesso argomenti difficili da approcciare.
    Giovanna Rezzoagli

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