L’Aquila: ricostruzione fantasma e subappalti non autorizzati

Ivan Re

Finalmente scoppia lo scandalo, qualcuno comincia ad intravedere quello che nel capoluogo abruzzese non si è fatto. L’Aquila è ormai una città fantasma, lo è da 11 mesi, delle case di sabbia, delle risate nella notte degli speculatori, dall’ospedale di cartone e al suo posto sono sorti condomini di periferia tutti identici. Hanno ipotizzato una soluzione per 15.000, dove solo nella città ce ne sono 70.000 e per tutti gli altri solo soluzioni temporanee. Nei giorni scorsi gli aquilani hanno indossato l’elmetto per riprendersi ciò che gli appartiene, hanno trovato come accoglienza le Forze dell’Ordine, arrivate direttamente da Roma, ma le truppe antisommossa non sono intervenute. Si denunciano decine di subappalti non autorizzati, una volontà chiara fin dall’inizio di voler costruire nuovi centri abitativi tralasciando la ricostruzione della città vecchia, ed intanto il centro storico resta chiuso dalla Protezione Civile, in una sorta di schieramento militare che fa preludere ad altro, magari, per raderlo al suolo quando ormai, sottoposto a piogge ed intemperie di ogni tipo senza alcuna opera provvisoria, sarà praticamente impossibile il recupero. Sulla ricostruzione del centro storico manca l’ordinanza per stabilire cosa rifare, come e dove rifarlo. Gli ingegneri hanno già lanciato l’allarme: «C’è il pericolo che grossi gruppi di speculatori stiano lavorando per estromettere le forze e le professionalità locali». L’economia aquilana è ferma al palo. La zona franca urbana promessa dal governo Berlusconi appare ancora come una chimera. Nessuno ne parla. Non ci sono certezze né sull’estensione né sulla consistenza delle risorse economiche per il rilancio delle piccole imprese. Mille attività commerciali del centro storico, vale a dire le prime potenziali destinatarie di benefici fiscali, sono ancora inattive. Sedicimila persone sono senza lavoro (8.000 cassintegrati e 8.000 tra liberi professionisti, autonomi, artigiani e parasubordinati che non hanno ripreso l’attività causa sisma). Da luglio si tornano a pagare le tasse, vecchie e nuove.