Vita di Missione: buon lavoro, coraggio

Padre Oliviero Ferro

Quando passi nel quartiere e vedi qualcuno che lavora, si sente sempre il ritornello  “du courage”(coraggio). Io non riuscivo a capire il perché. Dicevo a quelli che utilizzavano questa parola che bastava dire “coraggio”, ma che bisognava aiutare concretamente. Quello certo era un ragionamento da europeo. Vedendo la gente che diceva così “coraggio”, ho capito che lo facevano per incoraggiare, per sentirsi vicino a chi stava lavorando. Insomma, non era una presa in giro. Certo, ce ne vuole di coraggio a lavorare. Lo si vede ogni giorno quanto la gente fatica per potere nutrire la propria famiglia. Tutti cercano di fare qualcosa, anche solo vendere delle caramelle, o fare i dolci per strada o abbrustolire le banane o il mais o vendere le arachidi allo stadio. Tutto è buono per raggranellare qualche soldino per poter mangiare qualcosa. Certo ci sono anche i lavori più faticosi. Se ti alzi presto al mattino e vai al crocevia della città, vedrai alle 5 della camionette che caricano, come sardine, la gente che va a lavorare nei campi. Quanti ce ne stanno in quella camionetta. Non si riesce a capire come respirano, ma sopportano perché, invece di andare a piedi, possono risparmiare un po’ di viaggio. Devono fare decine di kilometri. Poi, arrivati nei campi, ognuno comincia il suo lavoro per coltivare il mais, i fagioli, le arachidi, la manioca. E’ un lavoro duro, sia che ci sia il sole che la pioggia. Naturalmente, nel momento della raccolta, bisognerà mettersi sulla strada principale e aspettare delle ore le camionette o i taxi per caricare il frutto del loro lavoro, lasciando una parte del futuro guadagno per pagare l’autista, senza dimenticare che bisogna calcolare la “mancia” ai soldati, gendarmi negli innumerevoli posti di controllo (non si sa bene cosa controllano…). Chi invece rimane nel quartiere, si dedica all’allevamento delle galline e alla produzione delle uova. Nella nostra parrocchia di Nefa ci sono circa 24mila abitanti, ma le galline quante sono. Calcoliamo che un piccolo allevamento ha circa 5000 pulcini e ce ne sono, più o meno un centinaio. Fate voi i calcoli. Non mancano anche gli allevamenti di maiali e di capre. Insomma si cerca di occupare il proprio tempo, perché le bocche da sfamare sono tante e le spese poi non mancano..C’è da pagare la scuola, le medicine(le malattie non mancano mai). Veramente sono coraggiosi. Ci insegnano tante cose. E a volte,  sento un po’ di vergogna di fronte a loro. Quanto lavorano e quanto sono stanchi, però sempre con il sorriso con le labbra. Grazie, cari fratelli e sorelle dell’Africa.