Teggiano: una tragedia misteriosa !!
Aldo Bianchini
Due morti, una pistola, nessun testimone oculare. Tre ingredienti per il più classico dei gialli estivi che si è consumato, per l’ennesima volta, nel Vallo di Diano, una zona della nostra provincia dove convivono, senza apparenti difficoltà, la serenità propria di una valle alle pendici del Cervati e il fenomeno dell’usura elevata ai massimi livelli. Il Vallo di Diano è da sempre definito un comprensorio che fa da cuscinetto tra due grandi zone malavitose, la Calabria della ‘ndrangheta e la Campania della camorra. Due i morti, dicevo, e una sola pistola. Vincenzo Amato (69 anni di Monte San Giacomo) e Antonio Di Mieri (58 anni di Teggiano) si sarebbero uccisi o sono stati uccisi con la stessa pistola. Massimo il riserbo degli inquirenti diretti dal colonnello dei carabinieri Francesco Merone, appositamente giunto in elicottero da Salerno poco dopo la sparatoria, anche per coordinare il lavoro dei RIS. Tante le supposizioni, quella più accreditata ricostruisce la scena del duplice delitto con un Amato che spara al suo socio (avevano in comune un salumificio nella zona industriale di Teggiano) attingendolo per ben tre volte al petto, poi convinto della morte dell’amico si sarebbe sparato un colpo alla fronte. Il socio invece si rialza, preleva la pistola, e si allontana in auto verso casa da dove il figlio lo avrebbe accompagnato al Saut dinnanzi ai cui uffici sarebbe spirato. Una ricostruzione credibile ma risibile al tempo stesso. Perchè il Di Mieri avrebbe recuperato la pistola prima di allontanarsi dal luogo dell’eccidio ? Insomma gli inquirenti tacciono e le due comunità locali, San Giacomo e Teggiano, possono soltanto testimoniare della grande amicizia esistente tra i due soci, della condotta irreprensibile dei due e della grande moralità delle due rispettive famiglie. Gli inquirenti ovviamente tacciono e non azzardano nessuna ipotesi anche se stanno scandagliando a 360° la vita privata dei due morti. Il tutto sarebbe avvenuto tra le ore 13.00 e le 13.30 del 9 luglio, momento in cui nel piccolo opificio industriale (trattamento dei prosciutti) non c’era nessuno per via della sosta pranzo, anche la segretaria si era allontanata. Bisognerà aspettare la prova del guanto di paraffina per capire chi dei due ha sparato se hanno sparato ovvero se a sparare possa essere stato un terzo sconosciuto. Nell’attesa di capirne di più, rimane la tristezza per una tragedia che ha dell’incredibile e che le due comunità si apprestano a ricordare stringendosi ai superstiti delle due famiglie.