Giustizia: Roberti e la crisi delle Procure

Aldo Bianchini
Non avevo ancora avuto la possibilità di ascoltare un intervento di Franco Roberti (capo della Procura della Repubblica di Salerno) in merito alla giustizia. Nel pomeriggio di oggi, 3 luglio 2009, ha seguito con attenzione l’intervento di Roberti in occasione del convegno dal titolo “Organizzazione e crisi delle Procure” tenutosi presso la sala rossa del Casino Sociale, intervento che potrebbe essere sintetizzato in questa sua affermazione: “Il potere politico non regalerà mai l’efficienza organizzativa ad un altro potere che poi dovrebbe controllare la legalità dell’azione del concedente”. Ecco, ho pensato, potrebbe essere propria tutta quì la spiegazione dello sfascio della giustizia, ma sono stato subito richiamato alla realtà del discorso di Roberti. “Bisogna attrezzare una dirigenza organizzativa attraverso modelli ben precisi nel solco di una prassi da rispettare ma anche da modificare nell’ottica del puntuale, corretto e imparziale esercizio della giustizia”. Nessuna venatura polemica nelle parole del Procuratore che, dopo poche settimane di permanenza a Salerno, ha con grande umiltà reso9 omaggio al perfetto lavoro del presidente Matteo Casale che con il suo documento di inizio anno sullo stato della giustizia nel distretto di Salerno ha messo, secondo Roberti, il dito nella piaga della cattiva organizzazione degli uffici giudiziari. Da qui nasce l’esigenza di riequilibrare la priorità obbligatoria nell’azione penale attraverso un valido modello organizzativo che, sempre secondo Roberti, deve essere assolutamente condiviso e mai imposto. Un pò più duro con il “potere politico” quando parla delle intercettazioni telefoniche che, a detta del Procuratore, sono assolutamente indispensabili per le indagini di camorra, intercettazioni che devono sempre essere corroborate da precise indagini tradizionali. Affonda la lama nella ferita quando parla delle cose buone esistenti nel pianeta giustizia: “L’unica cosa buona del nuovo c.p.p. è il rapporto tra pm e pg, e la politica questo rapporto lo sta alterando”. Ha concluso raccontando a tutti che il Capo dello Stato, subito dopo la sua nomina a Procuratore di Salerno (a seguito delle asprezze con Catanzaro), gli chiese cosa potesse dargli per far funzionare la nostra procura. “Anche un solo uomo in più, capace però di far girare tutto il meccanismo”. Lo sta ancora aspettando. Subito dopo Roberti ha preso la parole Linda D’Ancona (componente esecutivo magistratura democratica) che in pratica, pur non volendo, ha subito smantellato quanto di buono Roberti aveva appena detto. Secondo la D’Ancona l’autonomia e l’indipendenza del PM non può essere imprigionata in “modelli organizzativi” gestiti direttamente e soltanto dal Procuratore. Insomma il PM non vuole sentirsi per nessun motivo vincolato a schemi burocratico-organizzativi, pur buoni che siano, gestiti da altri; come dire che un magistrato, ancor più se requirente, può “essere soggetto soltanto alla legge”; ma questo lo afferma la Costituzione, della legge spesso invocata dai magistrati (scusate l’ignoranza) io non ne ho mai avuto coscienza. Ma per ritornare rapidamente al procuratore Roberti del quale seguo con molta attenzione la sua azione di controllo della legalità e del suo impegno contro le infiltrazioni camorristiche sui lavori dell’autostrada Sa/Rc, mi piace suggerire alla sua attenzione di una gara d’appalto per ben duemilioni e mezzo di euro che ogni anno viene indetta dal Comune di Salerno e vinta sempre dalla stessa ditta. Sarò più preciso nel prossimo servizio. So che il Procuratore è un esperto di computer e spero che presto si dedichi anche alla lettura di questo quotidiano.