La pedofilia: quando il silenzio assorda le coscienze

 

Giovanna Rezzoagli

A Taranto quattro fratellini hanno subito per dieci anni violenze sessuali da parte dello zio e del compagno di quest’ultimo. Sono stati storditi da droghe e psicofarmaci e poi violentati. Per dieci lunghissimi anni. Solo ora hanno trovato il coraggio e la forza di denunciare, solo ora che hanno un’età compresa tra i 16 ed i21 anni. Eppure per dieci anni saranno andati a scuola, si saranno pure ammalati e, quindi, saranno stati visitati da qualche medico. Qualche volta avranno pure pianto davanti a qualcuno o, al contrario, avranno avuto comportamenti aggressivi. Probabilmente avranno trascurato la loro igiene, perché questo accade ai bambini abusati: non si curano del loro corpo perché quel corpo per loro è fonte si sofferenza, a volte lo danneggiano compiendo atti di autolesionismo, a volte arrivano a suicidarsi. Eppure nessuno è intervenuto, nessuno. La maggior parte degli abusi avviene in famiglia, o in contesti all’apparenza al di sopra di ogni sospetto: il pedofilo può essere ovunque e, altro stereotipo da sfatare, può essere chiunque, anche una donna. Spesso si tende a raccomandare ai figli di stare in guardia dagli sconosciuti, ma, purtroppo altrettanto spesso il pericolo si nasconde vicino ai piccoli: il pedofilo frequenta i luoghi dove sa che può incontrare i bambini. Parchi, palestre, centri di aggregazione, parrocchie, scuole, le quattro mura di casa. Non importa se povere mura o di lusso estremo: la pedofilia non è solo associata al degrado. Il pedofilo non sempre è una persona che abusa con violenza: lui (o lei) sa bene che i bambini sono vulnerabili e, prima di tutto, cerca di conquistarne la fiducia. Il pedofilo non è una persona affetta da alcuna patologia psichiatrica, è consapevole delle sue azioni, non soffre di distacco dalla realtà. Il D.S.M. IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental  Disorder IV), testo di riferimento  per la Psichiatria contemporanea, colloca la pedofilia nel contesto più generale delle Parafilie. Le Parafilie sono descritte come disturbi sessuali poiché gli oggetti o le situazioni che determinano l’eccitamento si discostano da quelli comunemente riscontrati nella normalità. Il soggetto pedofilo indirizza la propria attività sessuale verso i bambini pre-puberi, dello stesso sesso o del sesso opposto.Il DSM-IV specifica che l’individuo, per rientrare in questa categoria, deve avere almeno 16 o più anni e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino a cui rivolge il proprio interesse sessuale. Inoltre la pedofilia come perversione deve essere distinta dagli episodi isolati  che si caratterizzano come diretta conseguenza secondaria di un disturbo primario quale insufficienza mentale, schizofrenia, disturbi di personalità o intossicazione da alcol. Può manifestarsi in associazione con l’incesto o con altri tipi di perversione quali voyeurismo, esibizionismo, stupro, sadismo.   L’impulso, la fantasia o il comportamento pedofilico ha spesso una natura integrata nella personalità del soggetto, che non determina nello stesso una condizione di disagio legata alla perversione, ma induce ad attuare tutti quegli accorgimenti che lo pongono al riparo dall’eventualità di essere individuato. Come si possono difendere e tutelare i bambini? Anche in questo caso non esiste nessuna bacchetta magica, ma sicuramente un dialogo aperto e sereno con i genitori su argomenti  delicati quali il sesso e gli abusi aiuta a difendere i piccoli dal pericolo fuori casa. Ma se il dramma si consuma in casa? Tutti noi siamo attori sociali con diritti e doveri, e tutti abbiamo una coscienza a cui rispondere, anche quando cerchiamo di metterla a tacere. Tutti siamo parenti, amici, vicini, molti abbiamo visto, subito, taciuto. Personalmente ritengo che il dolore dell’“Altro”, possa essere, prima o poi, il mio o di chi mi è caro. Personalmente sento il silenzio e la mia mente trema di fronte al suo urlo assordante.