Salerno: Arte in convento presenta Marco Vecchio

Il work in progress di Marco Vecchio Sabato 18 aprile alle ore 21 l’artista sarà ospite della sezione Arte in convento, per un happening supportato da un video di Marco Speziale.  Sabato 18 aprile 2009, alle ore 21.00 presso gli spazi del Convento San Michele di Salerno Vito Puglia, per la sezione Arte in Convento, inserita nel vasto scenario della seconda edizione di “Quello che passa al convento”, il ricchissimo cartellone promosso dal Convivio delle Arti dei Rozzi e degli Accordati, con il contributo del Comune e dell’Ente Provinciale del Turismo di Salerno, del Pastificio Amato, della Centrale del Latte e di Salerno Energia e la collaborazione della web radio Unis@und, ospite del Convento di San Michele, gestito da Marco De Simone, propone un “happening” dell’artista Marco Vecchio dal titolo “Works in progress”. Corredato da un video di Marco Speziale che mette insieme i frammenti della pittura dell’artista sgretolando il linguaggio pittorico e lacerando la composizione per produrre una nuova visione dell’opera di Vecchio, “Works in progress” si presenta come uno spazio di osservazione e creazione. Venature nostalgiche di materiali poveri – legnami corrosi dalle intemperie atmosferiche o semplicemente “agostati dal tempo” – arricchiti dal gesto dell’artista, dettano le basi di una costante attenzione che Marco Vecchio nutre per la superficie sulla quale avanzare l’indagine artistica. Con i suoi ultimi lavori Marco Vecchio dà origine ad un gioco silenzioso che si instaura tra l’opera prodotta e il fruitore. Il proprio progetto confida sui copioni mentali – le immagini stereotipate – di chi guarda l’opera. Lascia, pertanto, a chi osserva, il compito di ricreare, nella propria mente, i tasselli mancanti alle sue rappresentazioni. E, il fruitore, costretto a riparare la mancanza, vive un rapporto di assembramento, ma anche di compartecipazione e di compenetrazione con l’opera. Così, la superficie (legno, tela, lastra), si fa luogo della sperimentazione gestaltica, e la pennellata (segno, graffio polisemico, scricchiolio agitato, colatura erotica), tracciato da seguire.Puntando sul processo creativo Marco Vecchio propone una linea estetica della formatività per mettere in gioco un comportamento produttivo che autoracconta (e autotraccia) gli elementi fondamentali della metodologia adottata durante la realizzazione dell’opera. Con un work in progress l’opera d’arte si pone, lungo questa scia, come “un fare che mentre fa inventa il modo di fare”. Azione comunicativa atta a dispiegare le forze elaborative del lavoro artistico, il work in progress proposto da Marco Vecchio, si presenta dunque come “formula trans teatrale”: come messa in scena della pittura che espone i propri segni, le proprie forme, le proprie figure. «Marco Vecchio – suggerisce Antonello Tolve – appartiene ad una generazione artistica che lavora con un linguaggio “antico”, quello della pittura, ricuperato e risvegliato per farne, ancora una volta, territorio della riflessione, sentiero grammaticale lungo il quale capire, criticare e conoscere la realtà con la quale si confronta. Leggere le sue opere vuol dire, in primo luogo, fare i conti con determinati punti di snodo che trovano in un solido tracciato stilistico – dettato dal contagio che il linguaggio della pittura racconta utilizzando i propri statuti interni – la forza nucleare del proprio lavoro. [Un lavoro che si presenta sempre come pathos, passionale intervento teso a corroborare alcuni segmenti estetici – segreti e labirintici – e alcune soglie (che intersecano realtà oggettiva e realtà soggettiva nel nome d’un trasognante realismo), frutto d’un incessante dialogo con i luoghi, gli spazi, le cose, le persone, gli incontri]».