La falsa retorica del gratis

 

 Michele Ingenito

Telefono cellulare: gratis; tessera del cinema: gratis; tessera teatro: gratis; tessera autobus – metropolitana: gratis; francobolli: gratis; viaggi aereo nazionali: gratis; circolazione autostrade: gratis; piscine e palestre: gratis;  treni: gratis; aereo di stato: gratis; ambasciate: gratis; cliniche: gratis; assicurazione infortuni: gratis; assicurazione morte: gratis; auto blu con autista: gratis; ristorante: gratis.Sarebbe questo l’elenco triste ed infinito di privilegi di cui godrebbero i nostri deputati e senatori. Inoltre, secondo l’Espresso in una notiziola – pare – pubblicata poco tempo fa  senza la dovuta enfasi, né, tanto meno, adeguatamente ripresa dagli altri mezzi di comunicazione di massa, il Parlamento italiano avrebbe votato, all’unanimità e senza astenuti, un aumento di stipendio per i propri esponenti pari a circa Euro 1.135,00 al mese. Il tutto  con una mozione camuffata in maniera tale da non apparire nei verbali ufficiali. Sicché, a quell’aumento, vanno aggiunti i benefici globali dei nostri rappresentanti politici che, oggi come oggi, risultano quantificati come segue: stipendio: euro 19.150,00 al mese; stipendio base: circa euro 9.980,00 al mese; portaborse: circa euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare); rimborso spese affitto: circa euro 2.900,00 al mese; indennita’ di carica: (da euro 335,00 circa a Euro 6.455,00). Tutto esentasse, naturalmente!Nel solo anno 1999 i rappresentanti del popolo italiano avrebbero consumato gratis – tra cibo e bevande – l’equivalente di una cifra pari ad Euro 1.472.000,00. Intendiamoci, è giusto che deputati e senatori percepiscano uno stipendio. E, in nome della nostra emancipazione mentale, perfino la pensione. Ma che quest’ultima cosa accada dopo 35 mesi soltanto, a fronte dei trentacinque anni di contributi richiesti ai cittadini comuni, non può non far riflettere, soprattutto in una fase così critica della vita del nostro paese. Purtroppo, la polemica è talmente nota che gli Italiani vi si approcciano ormai con la stessa ‘filosofia’ con la quale normalmente si rassegnano agli aumenti quotidiani della benzina. Senza più battere ciglio. Il che non vuol dire sorvolare. Che lo facciano i media ci fa venire un senso di schifo. Anche se in fondo bisogna capirli. Anche loro sono succubi dei padroni. Cioè dei proprietari delle testate. Pubblici e privati. Non resta che qualche voce nel deserto. Come la nostra, che vale quanto il due di briscola. E che pur tuttavia rivendica il diritto di ‘urlare’ l’ennesima fetenzia di un parlamento sempre pronto ad aggregarsi solidalmente dinanzi alla grana comune. Italia dei Valori inclusa, a quanto pare. Certo, qualcuno potrebbe invocare la critica, nel senso di contestarci una retorica che non serve a niente. Dire e ridire, cioè, sempre le stesse cose, a fronte di un muro che non rinuncia mai alla propria durezza ed ottusità. Purtroppo abbiamo spento da poco la TV. E  le notizie di morti a ripetizione per il freddo o per il solito fuoco accesosi improvvisamente dentro scatole di cartone chiamate rifugi o addirittura ‘case’ ci indignano ulteriormente. Rendendo molto più partecipe e solidale la nostra vicinanza a chi, ancora oggi, nella quinta o sesta o settima potenza occidentale al mondo, continua a morire per fame o per freddo. Come nei deserti d’Africa o tra le pattumiere umane del Darfur. O come, “illo tempore”, nelle gelide grotte di Betlemme.