Prima Conferenza nazionale sull’Alcol:

l La Prima Conferenza Nazionale sull’Alcol, tenutasi a Roma il 20 e 21 ottobre scorso, ha rappresentato uno spaccato significativo della varietà di realtà sociali, sanitarie e culturali in termini di esperienze, proposte e progetti operativi presentati da chi lavora con sacrificio e competenza nella quotidianità dell’accoglienza, del trattamento, della promozione della salute, dell’attività di tutela della salute dei cittadini.

Accanto a ciò, la Conferenza è stato anche lo specchio delle inevitabili contraddizioni e ambiguità che sul piano politico, sociale e culturale attraversano la nostra comunità.

Ci riferiamo in particolare al preoccupante ritardo in termini di aggiornamento scientifico palesato da alcuni settori delle istituzioni, della politica, della cultura e della società rispetto alla conoscenza e alla padronanza di informazioni scientifiche obiettive e rigorosamente imparziali, sull’alcol, contenute in tutti i principali ed autorevoli documenti ufficiali prodotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità a partire dal 1992.

Spia significativa di tale grave lacuna è stata la riproposizione di una tesi ormai logora sulla distinzione tra il bere sano e buono e quello cattivo e dannoso. Una posizione che è stata fortemente messa in discussione dall’OMS già nel Primo Piano Europeo sull’Alcol del 1992, in cui si introduceva un concetto, allora rivoluzionario (ma oggi riconosciuto quasi universalmente perché assolutamente ancorato all’evidenza scientifica), secondo cui il bere alcolici è un comportamento oggettivamente rischioso e che i problemi connessi al suo consumo crescono in maniera direttamente proporzionale alle quantità assunte

La società civile, soprattutto attraverso le associazioni di volontariato e di tutela e protezione della sicurezza dei cittadini, chiede con chiarezza che chi si occupa di alcol, sia a livello istituzionale che a livello scientifico e assistenziale, si ponga il problema della responsabilità etica di offrire a tutti i cittadini un’informazione sull’alcol che sia univoca e fondata sul rigore scientifico, evidenziando come, a causa della sua natura intrinsecamente pericolosa come sostanza tossica e psicoattiva, non esista nessun livello di consumo associabile ad un’ assenza tota e di rischio.