Castel San Giorgio: Cara beltà, convegno “Non rimaniamo al balcone”

Aula Consiliare  gremita per l’incontro promosso dal Centro culturale di Salerno “Cara beltà”: “Sperare contro ogni speranza. La Persecuzione dei Cristiani in Iraq e nel resto del mondo”. L’Ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, Al Sadr, ha immediatamente descritto la drammatica realtà: “l’isis uccide e distrugge il patrimonio storico e culturale del Paese. Uomini, donne e bambini costretti ad abbandonare la loro terra, portando con sè solo gli indumenti per fuggire. I terroristi odiano tutto il popolo, non solo i cristiani. E’ un’organizzazione creata all’esterno e dall’esterno, per motivi politici nulla a che vedere con le autentiche motivazioni religiose. Questo progetto è politico con corazza religiosa: l’obiettivo è sradicare i cristiani dalla loro terra d’origine. Perciò, stanno distruggendo tutto ciò che di bello è stato costruito dalle generazioni dei cristiani e dalle altre culture religiose nel corso dei secoli. Vogliono distruggere l’anima stessa del popolo iracheno. La violenza genera solo violenza”. Al Sadr ha concluso l’intervento con un monito a tutto l’Occidente: “Se noi dovessimo perdere questa guerra contro l’isis, l’Occidente sarebbe costretto a combattere lungo le proprie strade. Ha preso, poi, la parola l’Archimandrita Mtanious Hadad, autorità dei siro-cristiani: “La Siria mia amata, dice Papa Francesco. Cristo è nato a Betlemme, ma la cristianità è nata in Siria, culla di convivenza, di dialogo e di pace tra le diverse culture. Per secoli è stata così. Vogliamo vivere e morire dove siamo nati. Vogliamo vivere e sviluppare il dialogo interreligioso. Noi cristiani non chiediamo a musulmani di diventare cristiani. L’ecumenismo, il dialogo e la pace sono la nostra missione e la nostra vocazione”. L’Archimandrita ha così proseguito: “Il vostro silenzio è complicità. E la vostra democrazia non si può imporre. Non vogliamo che il Medio Oriente sia diviso tra Stati etnici in lotta tra loro e dove l’altro non può vivere. Se non potete aiutarci nella pace, non “aiutateci” nella guerra! Alziamo la voce: “Basta con la violenza”. E’ stata la volta, quindi, del Responsabile del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione, Roberto Fontolan: “In queste parti del mondo andare in Chiesa è ad alto rischio. La domanda di tanti è questa: “cosa c’entro io? Io che non sono nulla nell’ingranaggio della politica internazionale. Io che non ho voluto esportare la democrazia. Io che vivo qui, piccolo Paese”. Ha letto la testimonianza di giovani universitari di Bologna: “Perché Papa Francesco sente così fortemente, nella sua persona, questo “problema”. Ecco, siamo stati colpiti dalla sua testimonianza. Perciò, ci siamo detti:“Andiamo a vedere, andiamo a capire”. Fontolan ha proseguito: “Non possiamo dire non sappiamo. Difendiamo l’uomo, il suo diritto fondamentale alla libertà religiosa. Questi  cristiani, questi uomini cosa ci insegnano? Una straordinaria esperienza umana nell’ordinario: “Nella debolezza la mia forza”, come ci dice San Paolo. Non abbiamo il diritto di dire: non si può fare nulla. Essi vogliono servire Gesù da uomini felice.” Mons. Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno ha concluso l’incontro: “ Ognuno di noi si interroghi su come ci rapportiamo agli altri. Quanto riusciamo a dilatare il nostro cuore? La globalizzazione dell’indifferenza è una nostra debole difesa. Favoriamo, come ci insegna Papa Francesco, la cultura dell’incontro. La crescita dell’umano passa attraverso la relazione. Paolo VI: ci esortava a cosruire la civiltà dell’amore. Noi vogliamo essere testimoni dell’esperienza della misericordia all’interno delle relazioni tra gli uomini e le culture. Costruttori di misericordia. Non c’è pace senza giustizia. Non c’è giustizia senza la pace.” Dove sta tuo fratello?” Ci interessa la sorte dei nostri fratelli nel mondo non per suscitare odio e vendetta, ma per corrispondere all’avventura della nostra vita: chiamati ad essere protagonisti della storia. Non rimaniamo al balcone”.