Salerno: Crescent, quale gara?

 Aldo Bianchini

Fortunatamente il tempo restituisce i meriti e le verità. Esattamente il 28 giugno scorso avevo scritto su questo giornale che la gara per l’aggiudicazione dei lavori per la costruzione del Crescent era a rischio, ed avevo anche indicato i motivi che avevano indotto il dirigente comunale avv. Aniello Di Mauro a non sottoscrivere la convenzione necessaria per l’aggiudica dei lavori. Tra i tanti, il motivo principale, che nemmeno oggi viene indicato nonostante la sentenza del Tar, è semplice: Nessuno dei due raggruppamenti in gara, Cogefer e NewCo (l’Ati composta da alcune imprese locali tra le quali Rainone e Ritonnaro), può disporre del “titolo abilitante per la demolizione del Jolly” che è tuttora di proprietà del gruppo Chechile che da qualche tempo ha rotto i rapporti con il Comune. Dopo questa notizia, scritta ripeto il 28 giugno scorso, ci fu il putiferio, Addirittura questo giornale, per dovere deontologico, dovette ospitare la smentita dell’avv. Di Mauro che si affrettò a spiegare che non aveva ancora firmato la convenzione perché la verifica degli atti di gara era ancora in  fase istruttoria. Insomma come dire che il “capo” aveva ordinato di smantellare la notizia pubblicata soltanto da un giornale. Addirittura la mia ipotesi fu oggetto, quasi di derisione, nel corso di una trasmissione televisiva condotta da un giornalista incapace di ribattere almeno le lunghe argomentazioni riportate nell’articolo. Un’ottima dimostrazione di come funziona male l’informazione nella nostra città, ed in questo De Luca ha perfettamente ragione. E non voglio aggiungere altro per amore dello spirito di corpo. Fatto il necessario preambolo, vengo al dunque. Il Tar di Salerno, con forte ritardo e con qualche malcelato imbarazzo, ha dovuto sentenziare la nullità della gara e soprattutto la scelta che il Comune si era intestardito a fare a favore dell’ATI salernitana sperando, forse, che il gruppo Chechile alla fine avesse ceduto il titolo per l’acquisizione dei suoli necessari per l’imponente costruzione. Insomma si tratta dei suoli relativi al secondo lotto funzionale di 1.632 mq su cui sorge il Jolly Hotel. Il Tar, in un primo momento, aveva addirittura bloccato la richiesta d’urgenza della Cogefer sulla base di una comunicazione inviata al Tar (firmata dall’avv. Adolfo Garibaldi, dirigente del Comune – settore avvocatura) con la quale si garantiva che nessuna convenzione sarebbe stata firmata prima della sentenza del Tar stesso. Il Comune, quindi, era andato visibilmente in bambola e la notizia data da questo giornale non era un’invenzione di “qualche giornalista che non sa cosa scrive”, così dichiarò De Luca in quella famosa trasmissione televisiva, quella in cui nessuno osò contraddire il sindaco. A questo punto non rimaneva al Tar che decidere se “i suoli e i connessi diritti di edificazione“ saranno appannaggio dell’impresa ricorrente (cioè la Cogefer) o se dovrà essere ripetuta la gara: la decisione, ancora una volta, pilatesca. Il Comune martedì (presidente Napolitano permettendo) dovrà procedere “all’alienazione in proprietà dei suoli e relativi diritti edificatori dell’area destinata al Crescent e ad aggiudicare provvisoriamente al Cogefer”. Insomma un vero e proprio guazzabuglio se non proprio “un papocchio” (come dicono quelli del Comitato NoVela). Se il senso del termine “alienazione” è quello che ne deriva da una corretta lettura dell’italiano ci troviamo di fronte ad un provvedimento della magistratura che obbliga il Comune a far suoi, d’imperio, i diritti edificatori dei suoli per riversarli alla Cogefer che, ora, risulterebbe vincitrice della gara. Ma rimane un problema, una parte di quei diritti sono già del comune, ma quelli relativi al secondo lotto sono di proprietà del gruppo Chechile che, ovviamente, non aspetta altro per vendere cara la pelle con ricorsi e controricorsi. Insomma ne vedremmo delle belle, al di là della sfacciataggine del Comune che oggi esulta e dice che la soluzione del Tar è conveniente per il Comune in quanto il Cogefer pagherà di più. E perché, mi chiedo, i soloni del Comune non lo sapevano già quando decisero di far fuori il Cogefer a vantaggio della Rcm Costruzioni ricercando fantasiosi cavilli che il Tar ha polverizzato? Solo per la cronaca, a questo punto, ricordo che entro il termine di presentazione delle offerte, il 7 giugno 2010, pervennero al Comune soltanto due domande di partecipazione. La Cogefer con una offerta di 15.015.000,00= di €, e l’Ati Rcm Costruzioni con 14.733.333,39= di € su una base d’asta pari a 11.750.000,00=. Una differenza, quindi, di 281.666.61,00= di euro a vantaggio del Comune di Salerno e sfavorevole all’Ati. Una brutta tegola per l’Amministrazione Comunale che forse intendeva appoggiare di più la soluzione proposta dall’Ati salernitana in considerazione degli equilibri imprenditorial-politici notevolmente spostati rispetto all’asse Comune/Chechile che imperava fino a qualche tempo fa. Come andrà a finire? Difficile rispondere perché la battaglia si preannuncia ancora lunga ed irta di ostacoli per tutti, per il Comune così come per il Cogefer. Si comincerà, molto verosimilmente, con il Consiglio di Stato e con altri ricorsi allo stesso Tar. Nel frattempo, però, il mega sogno di De Luca resterà forzatamente fermo al palo. E questo è già tanto, almeno per ora.

7 pensieri su “Salerno: Crescent, quale gara?

  1. Ciò che lascia allibiti, nella pur sconcertante ed ambigua vicenda del Crescent (si acquista un’area demaniale, cioè pubblica, per venderla a privati che ne faranno speculazione) è che il comune, dopo avere aggiudicato (“sbagliando”, a dire del TAR) all’impresa che offriva di meno, si è costituito nel giudizio amministrativo, per difendere quella la scelta. E badate, non è stata una costituzione semplicemente formale di un comune che, nel giudizio amministrativo, mostra di difendere i propri atti. Se fesse stato così – come in altri casi – avremmo visto all’opera l’Avvocatura del Comune e non l’agguerrito studio Brancaccio. Insomma, sembra proprio che il comune voleva aggiudicare al peggiore offerente. Perchè?

  2. Complimenti Bianchini, per lo scoop di giugno e perché insieme al No Vela scrivi sempre e solo i fatti e non le chiacchiere o le veline del comune

  3. La folosofia alla quale pare uniformarsi da molto tempo la stampa cittadina salernitana , mattino compreso dopo la sostituzione di Mariano Ragusa, sembra essere quella di non “disturbare il manovratore”. Per fortuna esistono ancora gionalisti liberi come Aldo Bianchini che fanno parlare i fatti ed esprimono liberamente la propria opinione.

  4. Dandole atto dello scoop, convengo sul fatto che ciò complicherà quanto meno i tempi del progetto…, dissento sul fatto che nel momento in cui l’Ente si costituisce in giudizio con legale di chiara fama (brancaccio), ci si trovi solo per questo al di fuori di una formale costituzione legale (… caro smart).
    Ritengo che il progetto è giusto che non piaccia a tutti, ma rappresenta comunque un valore aggiunto per la città, pur conscio di tutte le remore del caso (diritti urbanistici, cemento, rischio infiltrazioni e…, quant’altro); sono convinto, molto sommessamente, che “appartenere ad una comunità civile” voglia dire anche accettare programmi e progetti di sviluppo sui quali si hanno perplessità e, quindi, come cittadino non gioisco per il progetto fermo al palo.
    E’ un progetto discutibile ed invasivo ma, … non è un progetto dei palestinesi a danno … degli israeliani. Non siamo all’alba di una guerra civile interna alla città.
    Certo, sarebbe ottimale che in una comunità si discutesse prima con le associazioni di categoria ed i tecnici per acquisire il giusto consenso sui progetti.
    Ma mi domando a voce alta:
    1. quando la discussione non porta a nulla è meglio il decisionismo o il nulllismo?
    2. siamo proprio sicuri che il dibattito sul progetto non ci sia stato? Io al capitol ci sono stato, i dati tecnici del progetto li ho trovati sul sito dell’ente, nei bari, nei circoli ed altrove ne ho sentito parlare.
    3. E’ possibile (a meno che non si parli della fame nel mondo a livello di principio) che un progetto di area raccolga la totalità dei consensi?
    4. E’ verosimile (dopo venti anni di striciante contrapposizione nel paese – guelfi contro ghibellini) che il dibattito sul crescent possa essere sereno, obiettivo e non inficiato da un dibattito su de luca? Ritegno infatti che un dibattito serio debba andare al di là della persona (che probabilmente si trova negli ultimi anni della sua carriera politica e di amministratore) e debba mirare a questo: il crescent è un mostro o no, è inutile ma necessario iuttosto che utile oltre che necessario, piuttosto ancora inutile, dannoso e non necessario economicamente.
    6. Mica pensiamo di essere in Svezia, dove il senso civico, la poca invasività dell’apparato, le libertà civili, sono tutti elementi di garanzia di indipendenza e libertà nel civile dibattere?
    7. quando negli anni sessanta, settanta ed ottanta, sono stati edificati quartieri di cemento (pastena, mercatello,..,), le categorie professionali (ingegneri ed architetti), le associazioni, i gruppi politici, dove erano? Hanno discusso?
    8. Ok, il crescent per alcuni è un mostro, ma forse quell’area (prostitute, droga, degrado) vi piaceva di più negli anni 80?
    9. Tutti vorremmo viali, piante, aiuole, servizi pubblici, parchi giochi ma,…, in Italia, senza soldi pubblici, è possibile realizzare progetti di pubblica utilità senza creare spazi in contropartità per diritti urbanistici?.
    10. Dopo che negli ultimi 20 anni, con il grande contributo della tv commerciale, i professori di scuola non sono più una istituzione utile, men che meno la famiglia, mentre aleggiano veline, tronisti,
    cellulari, marchi, …, consumi, davvero si pensa che il sistema economico possa prevedere modelli di sviluppo urbanistico senza negozi, ristoranti ed altro? Se al posto del crescent (negozi, fast food, ed altro) ci fosse l’accademia della musica classica, l’università del ricamo, una scuola per liutai, i vostri figli ci andrebbero, oppure resterebbero a casa incollati a guardare amici, grande fratello ed altro?

  5. “1. quando la discussione non porta a nulla è meglio il decisionismo o il nulllismo?” Meglio il nullismo che che lo sfascismo. Ne abbiamo le tasche piene di “uomini del fare”. Tutti i politici ormai si definiscono così, da Berlusconi a De Luca, e spesso il loro “fare” si risolve in “fare danni”. Il fare di De luca in questo caso è un fare “pro domo sua”. S’è reso conto che in vent’anni non è riuscito a fare che fontane e lampioni, cose che la storia dimentica presto, e lui – nel suo delirio di onnipotenza – vuole qualcosa che lo faccia ricordare ai posteri, ecco allora la grande opera monumentale. Salerno ha conosciuto altri “ventennii” oltre quello deluchiano. Il ventennio fascista ha prodotto un volume di opere edilizie, pubbliche, che De Luca si sogna (Municipio, Prefettura, Provincia, edilizia popolare ecc.), ma ciò non significa che apprezziamo il fascismo. Il ventennio postbellico ha prodotto un’espansione urbana della città che fino ad allora si fermava alla Ferrovia, ma ciò non significa che apprezziamo Menna e lo scempio urbanistico. Tutto ciò per dire che i poveri fessi salernitani che continuano a ripetere la stanca litania “però, in vent’anni Salerno è cambiata, grazie a De Luca” facciano il piacere di tacere; così come quelli che continuano a salmodiare “si però, prima c’erano le Chiancarelle…”, facciano altrettanto.

  6. Caro Alfredo sono con te SENZA SE E SENZA MA. Sono certamente meglio le Chiancarelle (la cui demolizione è stata semplice) in luogo di un mostro di tal fatta.
    Già qualcuno ha detto che il megacondominio difficilmente consentirà i “fast food” e che piazza della libertà sarà il cortile del crescent.
    Consentimi un appunto: la Provincia c’era da oltre un secolo; le opere del Regime sono decine e decine. Saluti a tutti e complimenti al dott. Bianchini.

  7. Alfredo De Robertis… ma fammi il piacere di tacere tu.
    La maggioranza del popolo è felice dell’operato di De Luca E del Crescent. La maggior parte di chi non approva è uguale a questo simpaticissimo De Robertis che mette a tacere le persone… e dà una chiara definizione di chi sono le persone che puntualmente danno contro a una novità.

    Esprimere l’opinone pubblica è un diritto, altro che tacere…

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