Elezioni europee 2014: l’Italia la Caporetto dell’euro

 Giuseppe Lembo

L’Euro non gode di buona salute in quanto a simpatia ed a sostenitori convinti dell’utilità della moneta unica europea. Gli euroscettici sono in forte crescita in Italia e non solo in Italia. Perché gli italiani non considerano più importante il riconoscersi in quella moneta unica che nel 2002 cancellò la nostra lira, sostituendola con l’entusiasmo di una moneta dal nuovo corso e di una nuova era economico-sociale per l’atteso cambiamento nel nostro Paese e nei Paesi che avevano deciso di dare vita all’UE (Unione Europea) ed a riconoscersi nella bandiera a stelle? È bastato poco più di un decennio per cambiare le cose; dall’ottimismo del 2002, anno di entrata in vigore dell’Euro, siamo caduti in un profondo ed assolutamente inarrestabile pessimismo e forte rifiuto. Lo SME (Sistema Monetario Europeo), creato nel 1978 è entrato in vigore nel 1979; in base agli accordi sottoscritti mentre erano previste forti garanzie per la sola Germania, Paese a moneta più forte si correva, purtroppo, il grave rischio di indebolire i Paesi più deboli della Comunità; l’Italia era tra questi; nello scacchiere internazionale era candidata a perdere di competitività ed a passi indietro con politiche restrittive causa di gravi conseguenze economico-sociali per un sistema Paese in sé assolutamente fragile. In queste prospettive per niente incoraggianti, il 7 febbraio 1992 veniva firmato il Trattato di Maastricht con accordi per un’area euro a moneta unica che, nel nostro Paese, entrò definitivamente in circolazione il 1° gennaio 2002 con il corso così come definito nel 1998 dal primo governo Prodi, con un tasso di cambio concordato dall’allora Ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. L’euro fu visto da tanti come un importante traguardo; Ciampi salutò il suo arrivo come un evento storico; come un’occasione di risanamento per la nostra sofferente economia ed uno strumento di forte stabilità monetaria. Alla vigilia delle Elezioni Europee 2014, nel nostro Paese c’è un diffuso euroscetticismo. Il 2014, dovrà superare, se ha le buone ragioni per poterlo fare, le forche caudine dei tanti che, da euroscettici, considerano l’euro e la UE, il nemico mortale dell’Europa dei popoli e delle sue democrazie. In tal senso si vanno ripetutamente esprimendo l’economista Paolo Savona ed il giurista Giuseppe Guarino. L’eurozona e la sua moneta unica ha, purtroppo, tradito le attese di un’Europa veramente unita con al centro, prima di tutto, il protagonismo dell’identità dei cittadini d’Europa. L’eurozona non ha capito l’importanza del rispetto per tutti; i forti della moneta unica hanno continuato a pensarla da forti, del tutto indifferenti nell’aggravare le condizioni dei più deboli che sono considerati in tutto dei diversi avendo una loro identità mediterranea completamente estranea al Nord d’Europa dove la Germania capofila ragiona con le sue logiche di potere di sempre, ben individuabile in quella espressione doich über alles che tanti guai si è portato con sé, soprattutto nei confronti del nostro Paese, purtroppo, bravo a fare rispettivamente scelte del tutto sbagliate. Se l’Europa continentale del ricco Nord non ha a che farsene dell’area nobile, ma povera del Sud, un’area mediterranea ricca di testimonianze di storia, di arte, di saperi, di cultura, di bellezze naturalistiche e paesaggistiche unica al mondo, nonché di sapori altrettanto unici, è un saggio bene per tutti incamminarsi per strade separate. Questi scenari tristi non sono assolutamente quelli giusti; devono cambiare; devono cambiare, avendo come obiettivo da raggiungere, certezze nuove che non sono fatte della sola ricchezza e del solo apparire, ma di quei beni immateriali universalmente intesi (la pace, il diritto alla vita, il diritto alla libertà e prima di tutto alla libertà dal bisogno, il diritto al cibo, all’acqua, all’aria pulita, al rispettoso ed intelligente uso delle risorse sempre più esauribili e ad una vita di qualità umanamente compatibile per il bene di tutti, comprese le tante diversità umane in cammino, spinte dalla fame e dal bisogno della sopravvivenza). L’Italia negli anni dell’abbondante decennio di eurozona ha subito in silenzio una condizione crescente e grave di disagio socio-economico; la crisi del lavoro ha determinato una situazione di povertà diffuse con i giovani sempre più senza lavoro ed i loro padri sempre più cacciati dal mondo produttivo, per effetto delle fabbriche chiuse e/o delocalizzate in realtà europee più vantaggiose per il costo del lavoro più basso. E così, la povera Italia nostra, senza possibilità alcuna di appello, si è trovata con il culo per terra; tanto, grazie a politiche economiche di rigore che hanno prodotto tanta povertà e tanta disoccupazione per effetto delle fabbriche dismesse, delle saracinesche abbassate e/o delocalizzate altrove per non morire.  Gli italiani che ci governano e che non sanno tra l’altro capire quello che c’è dietro l’angolo, all’appuntamento elettorale del 2014, avranno l’amara sorpresa della caporetto dell’Euro, un segnale forte per sconfessare anche le politiche italiane, con alla base una governance che non è assolutamente all’altezza di risollevare le sorti italiane, dando al nostro Paese quel ruolo che merita.