Un male dei nostri tempi…avvolti tra desiderio e bisogno

Un male dei nostri tempi…avvolti tra desiderio e bisogno
 Dirigente Scolastico Michele Cirino 
Uno dei mali dei tempi che stiamo vivendo è la fine dei valori anche affettivi e sentimentali che portano l’uomo e la donna a svalutare e ad offuscare la vera essenza dell’amore che non esclude la passione, ma si completa necessariamente con valori meno materiali che non evocano solo il senso del possesso.
…dal Bisogno al Desiderio – Sant‘Agostino
Il tema del desiderio trova in Agostino il netto rifiuto di una certa spontaneità psicologica e si costruisce intorno alla teoria dell’amor tipica del periodo di maggiore influenza platonica che risale al periodo della sua conversione del 386 e che si caratterizza per un profondo scavo antropologico nell’interiorità.
L’uomo è amor, termine latino che si avvicina molto all’italiano desiderio: per descriverlo ricorre al discorso attorno all’appetitus.
L’amore evoca la distanza dell’anima dal suo compimento e, in modo più radicale, della sua distanza da se stessa. La beatitudine infatti, per Agostino, non può essere di questo mondo. Essa è tuttavia in qualche modo nota altrimenti non si dovrebbe desiderare. Tale distanza è colmata dal ricorso, sempre platonico, al tema della memoria. Volgendosi alla cosa che ama, l’uomo si trasforma in essa e al contempo riprende identità in se stesso. L’uomo si rivolge, cioè, in modo intenzionale e cosciente verso Colui che è il compimento di sé. Non è una necessità, bensì, è una decisione libera che apre la strada della dilectio, ma anche permette di intraprendere la via opposta della cupiditas.
Prima di tutta l’amor dell’anima si rivolge a qualcosa che è fuori di sé: decidendo in questa direzione l’anima si disperde. Così l’anima deve scegliere come proprio compimento e propria felicità la creatura, quella visibilmente e sensibilmente attraente così facendo l’anima si condanna a una perpetua insoddisfazione, abdicando a se stessa. Infatti, cercando di colmare il desiderio di sé andando solo fuori di sé, l’uomo si nutre dell’illusione di poter identificare in modo certo e preciso il proprio oggetto del desiderio.
La vita che persegue la logica della soddisfazione del desiderio nell’orizzonte delle cose è destinata alla perdizione: ciò è tipico dell’uomo che agisce secondo l’elemento dispositivo del desiderio, ovvero secondo la passività dei bisogni che condannano al consumo del mondo e di sé. Al contrario la vita che segue la logica della sapienza, ovvero la logica del desiderio (“amor” alias “caritas”), che è la vita dell’agire pratico è destinata al compimento e alla felicità.
Desiderio e bisogno
Una necessaria distinzione tra bisogno e desiderio: il primo richiama in modo più esplicito una situazione di mancanza. Una necessaria inseparabilità tra i due: il bisogno rivela un desiderio, ne è la parte più dispositiva.
Viceversa, se fossimo solo disposti (obbligati) dai bisogni la nostra vita si ridurrebbe a una concatenazione di impulso-soddisfazione Dietro il bisogno esiste la possibilità di poterlo soddisfare, la forza per soddisfarlo, la decisione di come soddisfarlo.
Il desiderio (legato all’assenza) non coincide con l’amore (legato alla presenza). Ha a che fare con il volere, ma non coincide con esso. il volere può intenzionalmente volere di non volere il desiderio non può desiderare di non desiderare.
L’uomo desidera sempre (mentre il bisogno è intermittente) e desidera cose che paiono utili e convenienti in modo ordinato (cfr. esperienza del senso di colpa). Il desiderio sfugge alla presa della riflessione, pare starci sempre alle spalle, spingendoci.
Ogni azione umana nasce dal desiderio e racconta il desiderio dell’uomo, il suo essere preceduto dal bene e la presa di possesso di tale bene; mostra le sue intenzioni, le sue ragioni, la direzione che egli vuol dare alla propria esistenza e il fine che vuole raggiungere