Verbis swahili: KUISHI vivere

Verbis swahili: KUISHI vivere

Padre Oliviero Ferro

“padiri, mtoto wangu anapenda kuishi. Utusaidie (padre, mio figlio vuole vivere. Aiutaci)” mi diceva, piangendo una mamma. Era venuta da me, portando il suo bambino. Si vedeva che aveva preso la malaria. Allora l’ho accompagnata nel nostro dispensario (piccolo ospedaletto), dove lavorava l’infermiere Bizimana. Ha  capito subito che non c’era tempo di aspettare. Ha dato alla mamma delle pastiglie contro la malaria , le ha detto di dare da mangiare qualcosa (non la solita manioca che riempie lo stomaco), in modo che piano piano si riprenda. E poi di ritornare fra qualche giorno. Se ne va via felice, continuando a ringraziare per l’aiuto ricevuto. Chiedo a Bizimana come è la situazione del bambino. Mi risponde che la mamma è venuta in tempo, altrimenti il figlio sarebbe morto. Sia la mamma che il bambino avevano voglia di vivere, come tante persone in Africa. Vivere, non sopravvivere. Anche loro ne hanno il diritto e noi, per quanto è possibile, dobbiamo aiutarli, non solo economicamente, ma incoraggiandoli per farli sentire soli. Dopo qualche giorno, la mamma ritorna. Vedo che il bambino sorride dietro di lei. L’infermiere dice che è guarito, ma raccomanda alla mamma di dargli un po’ più di attenzione. Lei risponde che non può fare tutto. Ha altri figli, deve andare a lavorare e il marito…ha altre cose a cui pensare. Prima di andare via, mi mette nelle mani qualcosa, avvolta dalla carta di un giornale, dicendomi: “kwa msada yako, aksanti sana, padiri (per il tuo aiuto, grazie tante, padre)”. E se ne va via sorridendo. Apro la carta e dentro c’erano due uova. Un piccolo segno, ma che riempie il cuore e dà significato alla nostra presenza in mezzo a loro.