Quale tipo di organizzazione per Scuola sostenibile e innovativa?

Quale tipo di organizzazione per Scuola sostenibile e innovativa?

Dirigente Scolastico Michele Cirino

E’ evidente che il tipo di organizzazione scolastica ormai anacronistico è quello verticistico, burocratico- amministrativo. In questo tipo di organizzazione si definisce in modo autarchico la missione della scuola. I confini organizzativi sono netti e distinti. Il servizio è nucleare e non prevede l’apporto di altri. I rapporti con gli altri servizi sono di tipo antagonistico, di indifferenza, non vi è investimento di risorse e di cultura per l’ascolto e la comprensione dell’attività altrui. E’ presente nel modello burocratico la propensione all’autoreferenzialità. Il processo di insegnamento-apprendimento è già codificato. C’è un’enorme divisione e gerarchizzazione del lavoro. Nel modello di scuola razionale-burocratico è presente bassa autonomia, poco dialogo in verticale, molto controllo delle procedure formali. Il potere segue coordinate verticistiche e gerarchizzate ed è dato dai superiori. Il processo di apprendimento è standardizzato, gli studenti sono visti come contenitori.
Il modello burocratico-verticistico condiziona non poco anche il ruolo del Dirigente scolastico che si configura come colui che si preoccupa troppo poco della chiara formulazione degli obiettivi della scuola, che attribuisce un valore particolare ai lavori amministrativi. Non dà sollecitazioni per un concreto miglioramento dell’insegnamento. Manca una chiara analisi delle problematiche. Manca una cultura dell’empowerment e della learning organisation. Manca la motivazione positiva per alunni e insegnanti. I dirigenti seguono troppo poco la qualificazione specifica e pedagogica dei docenti e danno troppo poca importanza ai rapporti interpersonali. In questo quadro gli alunni vengono coinvolti troppo poco nelle decisioni e non vengono abituati ad assumersi delle responsabilità.
Nel modello verticistico la partecipazione dei genitori alla vita della scuola si limita a necessità di carattere legislativo. La scuola è integrata poco nella comunità. I genitori e gli alunni non si identificano con la loro scuola. In definitiva nel modello burocratico la struttura dell’organizzazione è funzione, logica e razionale conseguenza dei suoi scopi. L’organizzazione della scuola è influenzata dagli scopi, dalle aspettative dei suoi responsabili. Il modello in questione ha matrici culturali weberiane e tayloristiche consistenti nella impersonalità, nella formalità,

nel rapporto gerarchico, nel carattere prescrittivi nell’attribuzione dei compiti. Il rapporto che la scuola instaura con gli altri sistemi è di natura burocratica. Vengono coinvolte prevalentemente le attività amministrative. Il sistema di scuola scaturito da questo modello è estremamente autoreferenziale non autoregolativo, non riflessivo e retrospettivo.
E’ una scuola eteronoma caratterizzata dal centralismo, dalla mancanza di flessibilità, dalla conflittualità socio- politica, dalla richiesta di partecipazione democratica.

COSA INVECE CI VORREBBE NELLA GOVERNANCE MA ANCHE NELLA VITA
Al modello di scuola burocratico-verticistico si contrappone il modello organizzativo a sistema formativo integrato, della learning organization. In questo contesto l’organizzazione scolastica definisce la propria mission in presenza di una rete di altri servizi con cui interagire. L’organizzazione opera nell’area dell’integrazione e nell’area delle attività di responsabilità diretta. In questo modello si prevede un preciso investimento di risorse e di cultura per l’ascolto e la comprensione dell’attività altrui. E’ un modello estremamente retrospettivo e aperto al territorio. Ha una cultura della valutazione sia interna che esterna. Infatti la valutazione del servizio risulta dalla combinazione del proprio apporto con quello altrui al fine di corrispondere al benessere dell’utente.
La scuola che si configura in questo modello è in grado di definire una propria identità chiara, stabile e sostenibile, instaura una serie di relazioni con i vari mondi di riferimento, pone in atto comportamenti collaborativi, riconosce legittimità agli altri attori, acquisisce una legittimazione intorno alla propria proposta.
Le riflessioni dell’autore citato nel passo de “Il maestro di Pietralata” anticipano di alcuni decenni alcuni aspetti teorici e organizzativi su cui si fonda il sistema formativo integrato e la legittimazione pedagogica dell’autonomia scolastica (Sognare una scuola modello, dove tutto è predisposto in anticipo, è stato il grossolano errore di quei colleghi che confrontavano la scuola di Pietralata con quelle del centro…). Questa visione risalente alla metà degli anni 70 anticipa il modello di scuola prospettato oggi, di una scuola come servizio alla persona, finalizzato ad una autentica promozione personale. Un modello di scuola centrato sulla costruzione collaborativa, consapevole e concorde di discenti e docenti.
Una scuola organizzata a sistema complesso che offre pari opportunità educative, che garantisce l’autonomia amministrativa e didattica, che si configura come un sistema dinamico complesso capace di interagire, in modo costruttivo, con la società del cambiamento e dell’innovazione. Una scuola che esalta un percorso formativo multidimensionale per formare l’uomo e il cittadino.
In conclusione possiamo dire che la scuola delineata, che si intravede nel passo citato è quella che spesso definiamo tradizionale in contrapposizione alla scuola dell’autonomia. La suola degli anni 50/60 era basata sui contenuti, su materie isolate, sulle mere capacità intellettive, sulle conoscenze, su una visione storica, su una mentalità analitica. La scuola profeticamente prospettata dall’autore A. Bernardini si fonda sulle capacità inter relazionali e di comunicazione, sulle competenze, su una visione sistemica della realtà, su una mentalità sintetica, all’analisi viene contrapposta la creatività.
E’ importante, nella ricerca letteraria di testi inerenti l’analisi autobiografica dell’esperienza scolastica (tesi a far riflettere e a problematizzare alcune questioni importanti riguardanti il sistema scuola e una visione innovativa della scuola), rilevare la promiscuità di scritti e di testi. Da Mario Lodi a Don Lorenzo Milani, da Agosti a Mencarelli.
La testimonianza di quegli anni che mi ha particolarmente colpito per le accuse rivolte al sistema scolastico gerarchico, verticistico e burocratico è di Natalia Ginzburg che in un articolo de L’Espresso n.41 del 1972 lancia una chiara accusa alla scuola degli anni 50 e di conseguenza anche degli anni ‘60.
“Se ricordo i miei anni di scuola, ricordo noia, paura e senso di colpa. Queste tre sensazioni mescolate insieme, mi sembrava mi impedissero di studiare. Detestavo tutto quello che faceva parte della scuola: i corridoi, i campanelli, i grembiuli neri, la lavagna, il gesso…Mi si può chiedere: allora lei abolirebbe la scuola? No non la abolirei ma la rifarei completamente.”
Ancora più duro verso la scuola verticistica degli anni 50/60 è Don Lorenzo Milani in “lettera a una professoressa” che lancia il suo grido di accuse verso “la scuola di classe”, verso l’istituzione scolastica come strumento di selezione sociale: “…Cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti. Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell’istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che respingete…Voi dite di aver bocciato i cretini e gli svogliati. Allora sostenete che Dio fa nascere i cretini e gli svogliati nelle case dei poveri. Ma Dio non fa questi dispetti ai poveri. E’ più facile che i dispettosi siate voi…”
E ancora Alberto Moravia che sul tema esposto, con questa citazione conclude il nostro percorso sull’analisi e sugli spunti tematici offertici da “Il maestro di Pietralata”. Dice a proposito del sistema scolastico in un suo corsivo il noto scrittore accusando la scuola verticistica e burocratica ormai anacronistica: “…tutto quello che so l’ho imparato da solo e a casa mia, leggendo i libri che mi piacevano…Bisognerebbe offrire al ragazzo il maggior numero di scelte possibili, porgli fin da principio un programma di insegnamento unico. In poche parole conversare con lui, seguendo la traccia delle sue curiosità e del nostro raziocinio…La risposta è: nessuna scuola oppure una scuola lunga come la vita.”