Egolatria, autolatria …

Egolatria, autolatria …
Giulio Caso
Io, ego.
Auto.
Latria.
Pensiamole, singolarmente queste parole. Racchiudono, restringono la visione dell’umanità, dell’essere insieme, in società.
La tendenza, apparente, per il futuro è questa.
Ognuno nella sua “casa/tana” che interagisce senza voler essere toccato e nemmeno sfiorato dagli altri.
Migliaia di ragazzi e di giovani che si isolano, si allontanano e non godono della vicinanza degli altri neppure se sono in gruppo.
Prevale la competizione dell’apparire, la paura dell’essere.
La casa rappresenta un esoscheletro protettivo, a prescindere. Il modo di porsi, di vestirsi, una tuta ideale e immaginaria che li difenda da… non si sa cosa.
Fenomeni di piccola aggressività, linguaggio cogitato.
Esagerazioni?
Scendere nelle piazze, fra gruppi compulsivi senza mete.
I fattori che causano tutto ciò li conosciamo. Sono tutti i media che obbediscono ad una sola legge: fare soldi attraverso la massificazione dell’umanità.
Non tutto è perduto. Abbiamo modi per tornare alla formazione dell’uomo verso il libero pensiero, verso la ricerca del bene comune. Ad iniziare dalla tv di stato, o che sia, dal finanziamento ai giornali che offrono positività, speranza. Anche sul fango crescono fiori e lentamente si riforma l’humus ed il terreno buono.
Vanno premiati, o assecondati, i valori di ricerca, di bontà col sorriso, di studio. Vanno aiutati coloro che sono in difficoltà.
Vanno amati gli altri. Che non rimangano tali.