I Domenica d’Avvento

I Domenica d’Avvento
Padre Giuliano Di Renzo
Oggi inizia il nuovo anno liturgico.
Suo oggetto non è tempo ma il Misteryum di Dio che è Gesù, “origine e compimento della fede” (Eb 12,2).
Si fa memoria – non come ricordo di qualcosa lontana, che fu e non è più – ma si fa “memoria” dell’azione misteriosa tuttora in atto del Signore in noi e nella storia umana per la nostra salvezza.
Non il ricordo di un fu, ma un “memoriale-lievito” che agisce nelle nostra anima.
Non il tempo che porta via e non torna più. Esso è circolare non in se stesso ma per l’esperienza che fa la nostra memoria, sia  individuale che sociale, del trascorrere delle cose e del loro replicarsi in identico modo.
il nostro umano ricordo è ripensare un passato fissato per sempre e  nessuno può ormai modificare. Il fu non è più e il sarà non è ancora. Solo il presente è, che mentre è già non è più .
La circolarità che per noi immaginiamo del tempo mostra il tentativo che noi facciamo di fermare, o addomesticare l’interiore sentimento tragico dell’incertezza, quindi della vanità, del nostro esistere e in fondo della morte che tutto di noi cancella come nirvana nel nulla.
In fondo di noi stessi questo tormentoso naturale desiderio di fuga dal tempo rivela l’istintivo profondo anelito dell’anima all’eternità e ci avverte che esso fa parte della struttura stessa dello spirito. Come si può allora dire che Dio, l’anima, l’eternità non esistano perché non se ne hanno le prove?
La voce, anzi il grido, dell’anima è più forte di qualsiasi sforzo della nostra facoltà che si chiama ragione non esaurisce la nostra mente della quale fa parte.
E sconfessa lo sforzo non disinteressato della ragione che vorrebbe imbrigliare mente in sillogismi che la fanno poi finire nelle secche dell’irrazionalità e della follia.
Avvento significa attesa, attiva non passiva di una qualche visita che è però evento, qualcosa di superiore e unico e riguardo l’anelito profondo della nostra anima che si percepisce fatta per la Vita.
Gesù sta per venire. Ora verrà nel silenzio e in forma appena dimessa perché i nostri cuori possano aprirsi convintamente a Lui. Così  come quando ci si spalanca alla lieta invasione primaverile delle cose che risorgono e della luce.
Questo lento naturale aprirsi dell’anima che si chiama accoglienza del Mistero-Cristo Verità e Bene nell’amore – perché solo l’amore intende le cose divine e produce quell’estasi che fa uscire opportunamente l’anima da sé per ritrovarsi essa in sé da sé conquistata mediante l’amore in cui ha infinita, eterna, somma la felicità.
E’ il culmine dell’anima che si possiede della pienezza del suo sé, ossia del suo essere ed esistere.
Accendiamo quindi le nostre lampade e andiamo incontro al Signore. Vada la nostra notte incontro alla Luce.