Giulio Caso
Anni fa il panettone, dalle nostre parti, era semisconosciuto. In molte case, però, si mangiava un panettone fatto senza l’ausilio del forno. Si usava cuocere l’impasto fra due pentole, di cui una sopra, capovolta. Questa  diveniva la base quando si girava sottosopra. Un poco come per la macchinetta napoletana per il caffè.
Ebbene, le nostre nonne, con questo sistema, riuscivano a fare panettoni molto alti. Soprattutto semplici, saporiti e … più artigianali di così!?
Adesso si trovano, nei supermercati panettoni  industriali a 5 lire (pardon) a 5 euro ognuno. Assaggiateli, poi notate il gusto, l’aspetto, il contenuto. Non male, economici, fatti con modestia anche nei componenti. Vero, sono alla portata di quasi tutti, ma abbassano il livello del palato fine.
Il consiglio principe è quello di farne, ogni tanto, uno in casa, ma non per tutti è possibile, non tutti sono capaci.
Allora, quando comprate, notate la freschezza sia dei canditi che dell’uva passa. Ovviamente anche l’insieme non deve essere secco, ma nemmeno deve divenire un mollicone, senza sapore, al primo morso.
Deve essere piacevole insomma.
In definitiva, nessuna azienda può “campare di rendita”.
Noi cittadini impariamo a riconoscere la qualità, a ritornare ai dolci casalinghi oppure a preferire un solo panettone, ma buono e artigianale.