Verbi Swahili: Kwenda (andare) e Kurudia (tornare)

Verbi Swahili: Kwenda (andare) e Kurudia (tornare)

Padre Oliviero Ferro

Una delle cose che mi hanno colpito in Africa nel modo di parlare è il seguente. Vedo uno che esce dalla porta. Gli chiedo “Unaenda wapi?(dove vai?)”. Mi risponde “usiogope. Narudi sasa hivi (non avere paura, torno subito)”. In Italia si sarebbe detto, almeno una volta, “adesso esco e fra un po’ torno”. Invece in Africa si salta il passaggio intermedio, per cui, le prime volte, rimani un po’ sconcertato. Poi ti abitui. Si entra in una cultura diversa e bisogna piano piano lasciarla entrare dentro di te, altrimenti tutto diventa difficile. Questo è un esempio tra i tanti. Penso che capiterebbe anche a loro, quando vengono in Italia, adattarsi al nostro modo di fare e di parlare. L’andare, in Africa, spesso, voleva dire fare dei lunghi viaggi per  trovare i parenti, cercare un lavoro, dedicarsi al commercio, essere convocati da qualche autorità e allora non si poteva aspettare e si doveva andare in fretta, spesso anche senza salutare i familiari. Mi ricordo, quando gli uomini lasciavano i villaggi del lago Tanganika per andare a scavare l’oro nelle miniere dell’interno. Spesso la moglie e i figli chiedevano:”Utarudi wakati gani? (quando torni?)”. Molte volte non c’era una risposta, oppure “Nitarudi, Mungu akipenda” (ritornerò, se Dio vuole). E passavano i giorni, i mesi, gli anni e le notizie arrivavano scarse. Intanto la mamma doveva darsi da fare per portare avanti la famiglia. I soldi della paga del marito nelle miniere non si vedevano mai (spesso, lo si sapeva che venivano utilizzati per bere, mangiare poco e qualche divertimento. A casa niente). E la tristezza aumentava, i figli domandavano alla madre quando tornava il papà e lei allargava le braccia “Kama Mungu anapenda, siku moja atarudi “(se Dio vuole, un giorno tornerà).