VerbiSwahili: Kucheka (ridere-sorridere)

VerbiSwahili: Kucheka (ridere-sorridere)

Padre Oliviero Ferro

La prima volta che in Africa ho incontrato una mamma, con il suo bambino dietro le spalle è stato qualcosa di bello. Il figlioletto, quando ha visto quell’uomo bianco, si è nascosto dietro alla testa della mamma. Ogni tanto, faceva capolino, per vedere e controllare chi era questo tale e poi tornava a nascondersi. La mamma intanto gli diceva, sorridendo a me e a lui, di non avere paura. Quel tale era un missionario ed era venuto per stare qui in questo paese (ero a Baraka, sul lago Tanganika). Finalmente, ricompare ancora una volta e comincia a sorridere, guardandomi con i suoi occhioni spalancati. La mamma scioglie il “pagne” (la stoffa che reggeva il figlio) e lo fa venire davanti e me lo presenta. Mi dice che si chiama Maneno (parole) e mi propone di prenderlo tra le braccia. Lui comincia a piangere. Si vede che non si sentiva sicuro e forse c’era ancora un po’ di paura. Poi la mamma, accarezzandolo, riprova a ridarmelo. Finalmente, il suo viso diventa un sorriso e cominciamo a diventare amici (lui, come tanti altri, li incontrerò tante volte). Lo restituisco alla mamma “Furaha” (gioia), e sorridendo gli do qualche caramella che Maneno prende ed mi sorride ancora. Poi, quando cominciano ad avere 3-4 anni sono sempre più furbi.

Ti sorridono, soprattutto quando cerchi di parlare la loro lingua (che poi è diventata anche la mia). Fanno capannello tra di loro e i commenti si sprecano (povero “mzungu”, bianco, proprio non ce la fa a parlare bene). Io, ormai avevo imparato qualche parola e ho capito quello che dicevano. Allora rispondo loro “pole pole ndiyo mwendo”(piano piano vado avanti…e quindi sarò più sicuro). E aggiungo: “perché non mi date una mano?” (e magicamente faccio uscire dalla tasca le caramelle). Allora la critica si ferma e il desiderio di avere quei dolcetti colorati vince la loro resistenza. E così, andando con loro, nel villaggio, la scuola itinerante produce frutti. Quella lingua, il kiswahili, mi è rimasto ancora oggi dentro il cuore e nella mente (avevo cominciato nel 1984 a parlarlo). Tutto era nato da un sorriso e da tante caramelle!