Personaggi africani: cantore-suonatore di tamburo e di balafon –direttore corale

Personaggi africani: cantore-suonatore di tamburo e di balafon –direttore corale

Padre Oliviero Ferro

Se vi è mai capitato o vi capiterà, di partecipare a una messa in Africa, non potrete non essere trascinati, rapiti dalla musica e dal canto. Si dice in  Africa, che se uno non canta, possono esserci due perché: o è ammalato o non gli interessa. Allora sarebbe bene andare da un’altra parte. Quando passi, in settimana, vicino a una chiesa o a una chiesetta di una comunità di base, sentirai subito un tamburo che risuona e della gente che canta le lodi del Signore. Si preparano per la celebrazione domenicale. C’è la corale degli adulti e quella dei giovani, proprio per aiutare le due messe parrocchiali: la prima, verso le 8 del mattino per le persone meno giovani e verso le 10 per i giovani. Nei settori, cè una sola messa e la corale è mista (giovani e meno giovani). Oltre al canto, ci sono gli strumenti musicali, suonati sia da ragazzi che da ragazze. Il principale, naturalmente, è il tamburo di diverse dimensioni. Poi il balafon (una specie di xilofono con i tasti e la cassa armonica in legno e con due bastoni che percuotono i tasti). Poi ci sono tamburelli, flauti di legno, altri strumenti in fero (tipo triangolo), sonagli, altri, che contengono dei semi e che fanno rumore. In  qualche posto, dove hanno ricevuto il dono da qualche amico dell’Europa, anche chitarre (a volte, anche costruite da loro). Tutto questo accompagna il canto. Non è solo la corale che canta, ma aiuta, stimola tutti i presenti che insieme cantano le lodi del Signore. Naturalmente si danza, perché tutto il corpo dia lode a Dio. Qualcuno dirà: ma la messa dura tanto tempo. La risposta potrebbe essere molto semplice: tu, quando sei contento e stai con i tuoi amici con cui condividi anche la fede, misuri il tempo? Dopo tutto, è domenica e insieme si è felici, perché Dio ci vuole bene e noi glielo vogliamo far capire con tutto noi stessi.  Il direttore della corale, oltre a dirigere il suo gruppo, dà il via e tutti seguono e noi, che veniamo da lontano, non possiamo, non riusciamo a stare fermi. Entriamo anche noi nel canto e nella danza e vi assicuro, anche se un po’ impacciati, alla fine (dopo 2 ore o più) si è felici. Per finire, vorrei aggiungere una cosa che mi ha colpito molto. Quando si passa nei villaggi e si vede le mamme che lavorano, pilando la manico o preparando il pasto per la famiglia, le senti cantare, ritmando così il proprio lavoro. E cantano i canti che hanno cantato in chiesa. Chissà perché? La messa non è finita, ma continua nella vita di ogni giorno. Perché non proviamo a farlo anche noi? Rischiamo di essere felici, almeno per qualche minuto…