Personaggi africani: responsabile consiglio parrocchiale

Personaggi africani: responsabile consiglio parrocchiale

Padre Oliviero Ferro

Come in ogni parrocchia, così in quella di Nefa (periferia di Bafoussam in Camerun) si sono fatte le elezioni per il responsabile del Consiglio parrocchiale. Erano invitati i responsabili dei 5 settori (vicarie), i rappresentanti dei catechisti, di coloro che curano le celebrazioni (lettori, coro, chierichetti…), delle varie associazioni (scout, donne cattoliche, caritas…), delle comunità di base, dei gruppi maschili (gruppo S.Nicodemo: capi tradizionali cattolici, dei maestri delle scuole cattoliche,…) e di altri gruppi. Come per ogni elezione, sono stati presentati dei candidati (qualcuno aveva cercato nei giorni precedenti di influenzare i possibili elettori, ma è stata un’iniziativa destinata a fallire), scritti sulla lavagna di una delle aule della scuola. Sono state distribuite le “schede” (fogli di quaderno) su cui votare. Ed infine, si è fatto lo spoglio e proclamati gli eletti. A qualcuno non è piaciuto, forse perché pensava di essere lui il prescelto. Ma gli elettori hanno scelto altri.

La domenica seguente, il nuovo responsabile è stato presentato alla comunità parrocchiale ed ha cominciato il suo servizio. Non doveva solo convocare il consiglio, ma essere il primo collaboratore del parroco (conoscere bene la parrocchia, visitare i vari settori, incontrare i responsabili delle varie attività, ecc.). La domenica, poi, durante una delle due messe al centro della parrocchia, dava gli “avvisi parrocchiali”, sia in francese che nella lingua locale. Insomma era una persona di cui fidarsi e così lo è stata, fino a quando sono rimasto nella parrocchia. Era una persona saggia, con un suo lavoro e con la famiglia. Aiutava a capire la situazione e partecipava anche agli incontri diocesani, a nome della parrocchia. Tutto naturalmente gratuitamente. Lo stesso capitava per i responsabili delle varie realtà parrocchiali. Insomma, si cercava di sensibilizzare tutti a fare qualcosa, in modo da non scaricare tutto solo su qualcuno e questo aiutava (al di là delle inevitabili gelosie e invidie di qualcuno in cerca dei cinque minuti di gloria) a fare comunità, ognuno con i doni che aveva ricevuto dal Signore.