La Voce e la Vita della Chiesa: ”Il mirabile segno del Natale“

La Voce e la Vita della Chiesa: ”Il mirabile segno del Natale“

Diacono Francesco Giglio

Nel Natale 2019, Papa Francesco ha scritto una Lettera apostolica “Admirabile signum”, in cui spiega il valore del presepe “quel mirabile segno”, così caro al popolo cristiano che suscita sempre stupore e meraviglia. Da questo libro sono tratti i seguenti brani:

  • “Il modo di agire di Dio quasi tramortisce, perché sembra impossibile che Egli rinunci alla sua gloria per farsi uomo come noi. Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini! Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dai nostri schemi. Dunque, il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita”…
  • “Nei nostri presepi siamo soliti mettere tante statuine simboliche. Anzitutto, quelle dei mendicanti e di gente che non conosce altra abbondanza se non quella del cuore. I poveri e i semplici nel presepe ricordano che Dio si fa uomo per quelli che più sentono il bisogno del suo amore e chiedono la sua vicinanza. Gesù mite e umile di cuore (Mt 11,29), è nato povero, ha condotto una vita semplice per insegnarci a cogliere l’essenziale e vivere di esso. Dal presepe emerge chiaro il messaggio che non possiamo lasciarci illudere dalla ricchezza e da tante proposte effimere di felicità”…
  • “Spesso i bambini ma anche gli adulti, amano aggiungere al presepe altre statuine che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici. Eppure, questa immaginazione intende esprimere che in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano… tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo 4. straordinario le cose di tutti i giorni , quando Gesù condivide con noi la sua vita divina”…
  • “Nascendo nel presepe, Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza. Dal presepe, Gesù proclama, con mite potenza, l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato”…
  • I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri, sapienti, assestati d’infinito, che partono per un lungo e pericoloso viaggio che li porta fino a Betlemme (…). Davanti a Lui comprendono che Dio, come regola con sovrana sapienza il corso degli astri, così guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili(…)».

Riunirsi in famiglia quest’anno sarà più facile, sperando che in ogni casa ci sia il “mirabile segno” che può farci sentire tutti uniti in contemplazione del Natale e del Signore che viene.

“Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. […]È così che nasce la nostra tradizione: tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero. […]Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria.

 

  • “Proprio come ai tempi di Gesù nulla poté impedire la sua nascita quando fu il tempo stabilito. La tradizione del presepe, quella che dobbiamo a Francesco d’Assisi, quest’anno potrà farci sentire tutti uniti in contemplazione del Natale e del Signore che viene. Tra le statuine del presepe c’è Maria grazie al cui “ tutto è stato possibile”, c’è Giuseppe, “padre dell’ascolto e della protezione”, con il suo bastone o la lanterna in mano. C’è un paesaggio notturno che ben simboleggia come anche la natura fosse in trepidazione per l’evento dell’incarnazione; e poi ci sono i pastori con le loro greggi, fino ad arrivare ai Re Magi, coloro che hanno seguito la luce della stella e ora saranno pronti per portare la buona notizia di Gesù al mondo. A seconda degli usi e i costumi locali, in ogni presepe poi entrano personaggi che si rifanno solo alla tradizione e che anche se non menzionati dal Vangelo hanno diritto di cittadinanza nella rappresentazione. Sono personaggi umili, intenti al loro lavoro, dai campi o dalle botteghe, sono personaggi che ci fanno ancor più immedesimare, uniti a noi nel desiderio di essere presenti e a loro volta essere visitati, lì dove sono, nelle loro occupazioni quotidiane, da una nascita tanto straordinaria quanto propiziata nella più grande e semplice povertà”…

“Quest’anno attorno al presepe molti di noi potranno essere insieme ai propri cari. Speriamo che il presepe ci insegni ad avere uno sguardo che sa andare oltre le distanze, e a comprendere che Colui che nasce è l’Emmanuele, il Dio con noi. Egli che il Principe della pace possa far nascere in tutti noi il desiderio di abbattere le distanze, cancellare i sentimenti di odio e contribuire a costruire la “civiltà dell’amore e della pace universale”.  Nella contemplazione del presepe, come scrive il Papa, si crea un legame per cui siamo “senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero”.

<< Il presepe di quest’anno potrà essere ricordato per la sua pregnanza e simbolicità, idealmente attorno alla grotta, davanti a quella mangiatoia vuota, prima che sia deposto il Bambino Gesù, potremo mettere tutte le persone che dovranno trascorrere le feste in situazioni di sofferenza e di dolore, tutte le persone sole, senza ricongiungimento, tutte le persone che non possono smettere di lavorare e quelle che il lavoro non ce l’hanno o l’hanno perso. La contemplazione del presepe possa accendere il desiderio gioioso di annunciare al mondo che ancora una volta Gesù nasce per noi, scegliendo la via di un’umanità nuda e disarmata. Come si scuote la polvere dalla capanna stipata in qualche ripostiglio per tutto il resto dell’anno, così rispolveriamo la tradizione del presepe come un’eccezionale occasione per raccontare ai fratelli che ” l’amore di Dio” non teme blocchi, separazioni, divisioni, assenza di pace, sofferenze, dolori e lutti ma che, ancora una volta viene copioso, ovunque ci sia un cuore che lo accolga>>.