Avventure missionarie: Giovanni e Giovanna

Avventure missionarie: Giovanni e Giovanna

Padre Oliviero Ferro

Lui si chiamava Giovanni e lei Giovanna. Siamo nella parrocchia, affidata ai Saveriani, nella periferia della città di Bafoussam in Cameroun, nella regione Ouest. Siamo a Nefa, parrocchia nata dalla divisione della parrocchia di Koptchou, già saveriana. Ci sono 24.000 persone tra cristiani e altre religioni. E tra di loro, i nostri protagonisti. Giovanni, il marito, e Giovanna, la moglie e i loro figli. Giovanni veniva tutte le mattine alle 6,30 alla messa in parrocchia, poi andava a lavorare. Giovanna, invece, accudiva la casa e i figli. Tutti e due, membri della comunità di base, partecipavano a tutte le attività. Si volevano bene. Ma un giorno, Giovanna si ammala. Allora che si fa? Giovanni, il capofamiglia, decide di prendersi la responsabilità di fare anche i lavori che faceva la moglie (non è normale che un uomo faccia i lavori da donna: lavare, far da mangiare…), ma lui voleva bene a Giovanna e quindi è stata una scelta normale. Dopo la messa giornaliera, metteva in ordine la casa, andava a lavorare i campi. E, al ritorno, preparava da mangiare e tutto quello che Giovanna faceva, quando stava bene. Posso assicurare, avendoli visitati diverse volte, che in casa si respirava un bel clima, si vedeva che si volevano veramente bene. E anche i vicini lo confermavano con la loro testimonianza. Purtroppo la malattia progrediva, finché un giorno, dopo averla visitata ancora una volta e pregato insieme, Giovanna saluta tutti e se ne va nel cuore di Gesù. Alla sera andiamo a fare la veglia funebre, a pregare, incoraggiare e il giorno dopo il funerale. Nel commentare il Vangelo a coloro che erano presenti, Giovanni era in prima fila, ho raccontato come era il clima della famiglia. Mi aveva colpito il loro volersi bene e aiutarsi insieme. Un esempio di persone e cristiani veri. Un qualcosa che mi è rimasto nel cuore e di cui ne parlo volentieri per far capire a chi ascolta che, se c’è l’amore, tutto si riesce a fare, senza sentirsi superiori all’altro, ma vivendo lo spirito di servizio. Ecco questo è uno dei tanti regali che ho ricevuto in Africa e di questo ringrazio il Signore che è entrato nel cuore di tante persone e che le ha rese simili a Lui.