L’Angelo che solleva dalla fossa

L’Angelo che solleva dalla fossa

don Marcello Stanzione

Nel marzo 1779, San Francesco Saverio Bianchi, dovendo partire da Napoli per Milano per partecipare al Capitolo generale dei Barnabiti, si recò nei Quartieri Spagnoli della città partenopea da suor Maria Francesca delle Cinque Piaghe per salutarla. La santa monaca gli assicurò il ricordo nella preghiera per il buon esito del viaggio. Al ritorno dal nord- Italia la carrozza nella quale il padre Bianchi viaggiava con altre persone, fra cui il generale del suo ordine religioso dei Barnabiti, attraversava una strada malandata. L’abilità del conducente non fu sufficiente per evitare che finisse in una fossa profonda ai lati della strada. Nessuno si fece male ma la paura fu grande. Alla paura seguì lo scoraggiamento perché non era possibile uscire da quella fossa. Ed ecco improvvisamente che essi videro un giovane a cavallo in alto sul ciglio della strada che senza dir nulla, con una fiaccola accesa illuminava il cammino e, sceso lui stesso nella fossa, con braccio vigoroso sosteneva i cavalli che risalirono con la vettura, poi guidò i viaggiatori fino ad una locanda, infine si allontanò e sparì tra lo stupore di tutti. Giunto a Napoli, padre Bianchi si recò subito da santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe per raccontarle del viaggio e dell’episodio accaduto ma questa, senza dargli tempo di parlare gli disse: “So quello che è accaduto. Sto ancora ringraziando san Raffaele che è venuto a tirar fuori te e quelli che viaggiavano con te da quella brutta fossa”. Il santo barnabita morì a Napoli il 31 gennaio 1815. papa Pio XII lo canonizzò il 21 ottobre 1951. Il suo corpo è conservato nella chiesa di Santa Maria di Caravaggio a Napoli.