Dogma di Maria Immacolata del 1854

Dogma di Maria Immacolata del 1854

don Marcello Stanzione

La convinzione che Maria fosse stata concepita senza peccato originale ha origini antiche: nata forse nel III sec.  Allo stato embrionale continuò a diffondersi sempre più nella Chiesa e ad alimentare la devozione dei fedeli. Si sviluppò gradatamente anche la riflessione teologica, favorita soprattutto dalle celebrazioni liturgiche della Vergine, sorte dapprima in Oriente (III sec.) e poi in Occidente (XI sec.). Fu nel Medioevo che la devozione a Maria raggiunse il suo apice e che Dum Scoto riuscì’ a dire una parola nuova circa la concezione immacolata di Maria. La sua argomentazione (redenzione preservativa) ebbe infatti il merito di capovolgere la situazione. Gli autori successivi non fecero altro che riconoscere il valore delle sue affermazioni. Nel 1401 Giovanni Gersone, cancelliere dell’Università di Parigi, pronunciò un sermone in cui, forse per la prima vola, veniva proclamata l’Immacolata Concezione come verità dogmatica. Nel 1739 la stessa verità veniva definita dogma di fede nel Concilio scismatico di Basilea. Significativo fu il “consensus” che la fece promulgare. Il Papa Sisto IV adottava ufficialmente a Roma la festa dell’Immacolata Concezione e progettava la dottrina immacolati sta contro gli attacchi del Bandelli che aveva allineato nel passato vari oppositori (Tommaso d’Aquino). Fu solo dopo il Concilio di Trento che il movimento ritrovò il suo vigore e si rinnovò soprattutto ad opera di Suarez e Salazar (gesuiti spagnoli), di S. Giovanni Eudes, S. Gregorio di Montofrt e S. Alfonso de Liguor. Intanto, in un clima non privo di contrasti, le decisioni prese dal magistero, anche se di carattere disciplinare, delinearono un orientamento dottrinale e ridussero al silenzio gli avversari. Significativa al riguardo fu la promulgazione della Bolla “Sollecitudo” dell’8 dicembre 1661, nella quale il papa Alessandro VII si dichiarava a favore della dottrina della Immacolata Concezione e vietava di attaccarla sotto qualunque forma. Fu a questo punto che il movimento prese un nuovo e sorprendente impulso grazie alle apparizioni del 1830 e alla conseguente diffusione della Medaglia Miracolosa. Così si esprimeva il teologo mariologo Laurentin: “Questa medaglia, che mostra la Vergine “concepita senza peccato” e con le mani irradianti; sembra proporre il programma che orienterà il movimento mariano per un secolo: “Immacolata Concezione e Mediazione”. Numerosi vescovi, infatti, iniziarono ad inoltrare domande alla S. Sede perché nel prefazio della festa liturgica della Concezione della vergine, fosse introdotto il termine “Immmacolata” e nelle litanie lauretane si volle introdurre la nuova invocazione: “Regina sine labe originali, concepta, ora pro nobis”. Le numerose medaglie distribuite ovunque e le grazie abbondanti che scaturirono, impressionarono vivamente i fedeli, i teologi, gli stessi vescovi e la curia Romana. Da tutto il mondo giungevano richieste a favore della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.  Lo stesso Chevalier nel suo libro “La Medaille Miraculeuse”, più volte fa notare che lo scopo delle apparizioni del 1830 fu quello di rendere popolare la credenza nell’Immacolata Concezione e che la Medaglia Miracolosa fu lo strumento che servì a tale fine. Nel 1843, il Cardinal Lambruschini, segretario di stato di Papa Gregorio XVI, pubblicò una dissertazione polemica sull’Immacolata Concezione nella quale, riassumendo le prove dei privilegi, dava decisiva importanza al consenso comune dei fedeli. Egli riconosceva qui il grande influsso esercitato sugli animi dai prodigi della Medaglia Miracolosa e dalla conversione del Ratisbonne. Lo stesso giudizio troviamo scritto in un avviso sacro del Cardinale Vicario Lucido Maria Parocchi, sessantaquattro anni dopo gli avvenimenti, a Roma in occasione della festa della Manifestazione del 1830: ….”…. Alla definizione di questo dogma (Immacolata Concezione) concorse mirabilmente la Manifestazione che noi solennizziamo. Poiché è tale l’indole di questa definizione, che mentre nella storia dei dogmi non saprebbesi trovare una sola  definizione la quale non sia stata provocata dalla eresia, dallo scisma e dalla miscredenza, la Bolla dogmatica dell’Immacolato Concepimento di Maria fu provocata dalla fede, dalla pietà, dallo slancio di tutti i credenti”. Il Campana scrive: “E’ fuori di dubbio che l’impressione lasciata in Roma dall’apparizione dell’Immacolata in S. Andrea delle Fratte ebbe la sua parte grandissima nel determinare il Pontefice Pio IX ad addivenire alla definizione del dogma della Concezione senza macchia di Maria (…). Se la Medaglia Miracolosa fu la profezia dell’Immacolata Concezione, le apparizioni a Lourdes ne furono l’evangelo”. Fu dopo il 1840 che cominciarono le richieste per ottenere la definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione.

La prima fu fatta da cinquantuno prelati francesi. Gregorio XVI, pur essendo favorevole al movimento, non acconsentì a causa dell’opposizione proveniente dagli ambienti giansenisti e da Vescovi d’Inghilterra, dell’Irlanda e della Germania. Le domande si rinnovarono con la salita al pontificato di Pio IX, il quale inviò la lettera enciclica del 2 febbraio 1849 ai vescovi di tutto il mondo cattolico per conoscere al riguardo quale fosse il sentimento comune della Chiesa. Il papa poi costituì più commissioni per studiare a fondo il problema, finché si giunse alla solenne definizione del dogma. Dalla Bolla Ineffabilis, 8 dicembre 1854 (Acta Pii IX, la 616 – D 51651) “Definimus doctrinam qual tenet beatissiman Virginem Mariam in primo istanti suae conceptionis fuisse singularis omnipotentis Dei gratia et privilegio intuitu meritorum Jesu Christi Salvatoris humani generis omni originalis culpae labe praeservatam immunem esse a Deo Revelatom”. Nei giorni seguenti tutto il mondo cattolico fu in festa, le manifestazioni mariane si moltiplicarono e contribuirono ad accrescere la devozione popolare verso la Vergine. Un nuovo impulso ricevettero pure i teologi nello studio dei privilegi di Maria.

 

L’IMMACOLATA CONCEZIONE NELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

Nei primi secoli cristiani la dottrina era concentrata sulla persona di Cristo e Maria entrò nell’arte accanto a Cristo, quando venivano rappresentati i temi dell’Annunciazione, del Natale, dell’Epifania e del Mistero Pasquale. Nell’arte medioevale si fece sentire l’influsso del Protovangelo di S. Giacomo e nei dipinti comparvero S. Gioacchino e S. Anna, genitori di Maria. Nel modo di rappresentarli era messo in luce il riferimento alla Immacolata Concezione di Maria in base ad una leggenda popolare che trovò favore presso gli artisti. Ancora legate a questa leggenda, furono le immagini dell’Immacolata che rappresentavano Maria con il bimbo fra le braccia ed ella stessa in braccio alla propria madre o seduta sulle sue ginocchia.

Dal Rinascimento al 1830 si svilupparono diversi schemi dell’Immacolata, i cui titoli significativi delineavano il tema trattato: l’Immacolata del Pomo, l’Immacolata del Protovangelo e della Promessa, l’Immacolata della Disputa, l’Immacolata delle Rocce di Leonardo da Vinci, l’Immacolata del Purissimo Concetto di Dio che comparve verso la fine del 1400 e durerà fino alle Apparizioni del 1830. Mentre il Murillo dipingeva la Purissima, l’Immacolata apparve a Caterina Labourè: “Nessuno più accanto alla Purissima, né angeli, né uomini, né astri (….) Anche il Bimbo Gesù lasci libere le mani della purissima Madre, perché possa pregare e stringersi al petto il simbolo del globo; perché le due mani raggianti, lasciate poi libere dal globo possano esprimere i torrenti di grazie chieste e concesse per l’umanità. Nessuna stella intorno al capo, ma una corona di parole che proclamino l’immacolatezza assoluta della Madre e richiamino e immacolatezza di vita tutti i suoi figli. Non il sole che la faccia risplendere, ma Lei stessa sia il più sole del creato. (….) Non la luna sotto i piedi, ma contatto diretto con la testa del serpente infernale, che essa schiaccia con gesto di assoluta vittoria”.