Proverbi Africani: l’ingiustizia

Padre Oliviero Ferro

L’ingiustizia, in quanto alterazione della verità e dell’obiettività dei fatti non è mai apprezzato. Si insegna a non coltivare l’ingiustizia, a non praticarla e la gravità dei suoi effetti sulla vita dell’uomo. Ecco i proverbi. “Un giudice che emette una sentenza ingiusta a favore di uno dei contendenti è stato corrotto” (Tutsi, Burundi) (Ogni parzialità comporta un sospetto di corruzione, che è un male morale più grave). Il valore della giustizia non è nel cuore di ogni uomo. E’ un richiamo ad un atteggiamento di realismo di fronte ad atti ingiusti. “L’anello d’oro non si mette ad ogni orecchio perforato” (Peul, Niger). L’Africa ci ricorda un fenomeno universale: la giustizia è sempre in conflitto con la politica (vedi anche in Italia). L’esperienza assai triste che è generalmente la politica vince sulla giustizia; il più potente della società, pur avendo torto, finisce spesso con aver ragione sul più debole, con il quale era stato conteso in causa. “Il potere vince sulla giustizia” (Toucouleur, Senegal).

La parte debole ha sempre torto davanti a quella forte E’ un invito alla prudenza nella vita. La saggezza insegna che quando si è socialmente deboli, è meglio evitare liti con le persone più potenti (e io aggiungo anche con lo Stato e i suoi membri). Perché ci si ritrova dalla parte del torto, pur avendo ragione. Rassegnazione? No, semplice e sapiente realismo. Il proverbio che spiega questa situazione, l’ho sentito spesso in Africa ed è una constatazione dal mondo animale, ma che vale anche e soprattutto per gli umani. “Il grano di mais non ha mai ragione nel paese delle galline” (Akan, Ghana). E, naturalmente, la persona che non ha nessun sostegno sociale, non tiene “santi in paradiso”, facilmente è vittima di ogni tipo di ingiustizia. “Il “senza parente” incassa colpi persino in casa propria” (Tutsi, Rwanda). Eccone uno che viene dal mondo della caccia “Il padrone chiede al cane di acchiappare la bestia, ma non gli chiede di mangiarla” (Tutsi, Rwanda) (chi è stato cacciatore, lo capisce bene.

Ma significa anche che il frutto del lavoro dei sudditi spetta generalmente e ingiustamente ai padroni. Insomma, il re, il capo, il proprietario ha tutti i diritti e avrebbe anche i doveri, ma spesso e volentieri li dimentica. Per capire meglio, vedere il film di Ermanno Olmi “L’albero degli zoccoli”). Naturalmente, non si ripara, purtroppo, un’ingiustizia commessa. C’è sempre una scusa: non sapevo, mi hanno spinto gli altri, io ho tutti i diritti ed è l’altro che ha sbagliato. Quante volte abbiamo sentito queste parole. Solo nei Salmi si ricorda che solo Dio, garante della giustizia, farà giustizia a chi grida a lui. “Non si ripara una zucca ormai rotta” (Ewè, Togo). E un altro proverbio, simile a quello in cui si parla del grano di mais.

“Che abbia ragione o abbia torto, l’uomo al potere ha sempre ragione” (Bambara, Costa d’Avorio). Un’altra situazione che ci viene ricordata: quanto è ingiusto che la colpa di un solo membro abbia conseguenza su tutto il gruppo. Lo sentiamo spesso in questi tempi, sia nell’ambito religioso, come in quello politico e razziale. “Un solo asino ha leccato la farina, tutti gli asini hanno i musi bianchi” (Mossi, Burkina Faso). Ci ricordano, sempre in lingua swahili, alcune altre verità, come questa. “Mkono uliotia majini ule ule utaopoa” (la mano che ha messo la pietra nell’acqua, dovrà tirarla fuori. Cioè: chi ha fatto il male, deve riparare). L’ingiustizia è anche frutto delle chiacchiere. “Pawapo maneno mengi, zambi haikosi” (dove ci sono molte parole, non può mancare il peccato).