Napoli: ristampa libro “Nick Stupore” di Bruno Pezzella presentata alla Libreria Raffaello

Bianca Fasano

Non è facile, oggi che un libro riceva l’onore di una ristampa. E’ invece accaduto per il libro “Nick Stupore” di Bruno Pezzella, pubblicato da Rogiosi Editore, che giovedì 30 gennaio, alle 17.30, è stato ripresentato nella nuova veste editoriale presso la Libreria Raffaello, in via Kerbaker 35, dalla giornalista Fiorella Franchini e dal suo autore, con un reading a cura degli attori Giulio Adinolfi, Adriana Carli e Bruno Minotti.
L’intelligenza delle presentazioni preparate dall’autore è anche nel fatto che permetta la conoscenza dei suoi lavori attraverso le voci degli attori. Sono davvero bravi: Adriana Carli modifica l’espressione verbale “divenendo” personaggi differenti, Giulio Adinoklfi -si vede- è attore di vecchia scuola, abituato a lavorare coi “grandi”, per cui non può, istintivamente, mantenersi che di alto livello. Bruno Minotti non è da meno. Le pagine del libro, attraverso le loro voci, si sono riversate nella sala, rendendo tutti partecipi della “atmosfera”.
L’autore, che ha di per sé una forte personalità, ben nascosta da un fisico ed un atteggiamento “elegantemente distaccato”, in questo romanzo, che “giallo non è”, offre una chiave di lettura sulla produzione narrativa del genere poliziesco, del tutto personale, in cui “il morto” (in questo caso “i morti”), non hanno una figura di primo piano
Lui stesso ha ammesso, nella sua “chiacchierata” con il pubblico e la brava Fiorella Franchini, che il genere “giallo” ci sta invadendo. E’ vero che imperversano trasmissioni televisive dove tutti sono divenuti detective e si continua a rimescolare omicidi già passati “in giudicato”, proponendo ipotesi alternative attraverso le valutazioni di individui che, comodamente in studio o intercettati dai video in collegamento istantaneo, divengono tutti esperti di ogni tipo di omicidio. Fanno audience, specialmente oggi, dove “i femminicidi” vengono discussi dai sociologi e dai criminologi mentre passano le immagini replicate dei volti di donne un tempo sorridenti, poi scomparse o uccise.
Quindi: logico che anche uno scrittore come Bruno Pezzella abbia deciso di regalarci quel “Nick Stupore … e i tre nodi del marinaio“, per quanto, come autore e personale biografia, non sembri affatto portato a realizzare il solito impianto poliziesco. Difatti: il “giallo” di questo autore, giallo non è.
Non è un “thriller”. Per quanto sia scritto con maestria e condotto avanti con un caleidoscopio di personaggi, vivi e morti, tutti ben realizzati, che si muovono, ciascuno per l’interpretazione che gli spetta, con metodo, misura, come bravi attori in scena.
Bruno Pezzella, “insegnante”, è scrittore e giornalista. Viene dai “cartacei consistenti” quali Roma, Napolinotte, Il Mattino, Meridiana, Roto-Press;
è un napoletano che ama il Vomero, per cui non si stanca di programmare e realizzare occasioni culturali; ha pubblicato romanzi per i tipi di Guida, L’enigma di Calvino (2002); Rogiosi, Nick Stupore (2014, prima edizione); Homo Scrivens, Controluce (2016). Lo si conosce e “riconosce” nella elegante dialettica dei suoi numerosi saggi monografici e nei manuali, sulla didattica disciplinare e sulla comunicazione, frutto della lunga attività svolta presso l’Università Federico II di Napoli (Sapere formare, Satura, 2004; Un professore riflessivo, Satura, 2006; La fabbrica della felicità, Cuzzolin, 2008; Il sapere tra incertezza e coraggio, Cuzzolin, 2011; Adessità – il tempo della provvisorietà e del transito, Cuzzolin, 2017). E’ Editor c/o Cuzzolin editore. Ha curato due mostre-evento: Eduardo 1954-1960, Maschio Angioino, Napoli; Distrattamente – Napoli e i napoletani dall’inizio del secolo agli anni ’60, Castel dell’Ovo, Napoli.
Andava detto.
Però questo non proibisce ai suoi lettori di “godersi” il suo “Nik Stupore” che, per la storia proposta, non sembra equiparabile al “genere”: una scrittura più flessibile e ampia, pertanto lontana dalle quotidiane storie di criminalità che costituiscono la trama dei troppi testi in circolazione. Tra l’altro, neanche il personaggio principale gli assomiglia, per cui sembrerebbe, quasi, che si sia divertito ad immedesimarsi in lui, in quell’individuo colpito a tratti da fantasie invadenti che si trasformano in portentosi giochi virtuali, sofferente da una perenne allergia e da un contatto incerto con l’eterno femminino.
Sarà forse, sua, una vera astrazione dal sentimento? Certamente suo è quel mostrare nel suo Nik quanto poco di umano possa convivere il sentimento umano in chi viva la sua vita nel virtuale e come possa precipitare, nella realtà sociale, in un abisso di solitudine