Dalle urne del 4 marzo 2018 un voto di libertà

Giuseppe Lembo

L’Italia fortemente avvitata sulla cultura dei diritti senza doveri, diventa per le tristi condizioni in cui vive, sempre più un Paese che, facendosi male, si nega al Futuro.

Tanto, nella vita sociale e nell’insieme umano che, facendosi un male da morire, si nega sempre più, al Futuro, diventando un Paese da vita negata.

La causa scatenante di tutto questo è nel rapporto drogato umanità italiana, forze del potere unico che governano il Paese, sempre più indifferenti al rispetto dovuto ai cittadini, considerati solo e sempre più, delle vacche da mungere per le disumane tasse da pagare, ma dai diritti tristemente negati nei servizi alla persona, che fa sempre più fatica a sentirsi italiano; a sentirsi un buon italiano, tristemente e prima di tutto, tradito dal rapporto governanti/governati, con quel diritto al voto dal valore sempre più vicini allo zero.

L’Italia dei diritti sempre più negati e dai doveri sempre più cancellati in quanto sempre meno parte di Noi, trova la sua prima causa scatenante, da profondo malessere italiano, nella mala politica che, così facendo, si fa male e fa male; tanto male.

Nella politica del potere unico che agisce con assoluta governance del proprio essere potere anche quando potere non è.

Tanto, nel mancato rispetto della volontà degli elettori espressa attraverso il voto; una volontà assolutamente sacra che nessun potere italiano può non tenerne conto e/o azzerarlo con soluzioni pasticciate di governi non politici, una triste e pericolosa abitudine italiana che tradisce la volontà dei lettori, sacri depositari di scelte politiche per un governo politico del Paese e non di soluzioni pasticciate, il frutto di compromessi di un potere fatto di tristi proroghe già adottate dalla Seconda Repubblica, come toppe di una crescente ingovernabilità italiana, con gli italiani non garantiti nel proprio vivere, tanto da rischiare di non riuscire neppure a sopravvivere ed a salvarsi dal male Italia, un male maledetto che nega il nostro Paese al Futuro e fa male, tanto male agli italiani, ormai stanchi ed arrabbiati di quest’Italia che proprio non sa volersi bene e che, senza conoscersi a fondo, si rifiuta di pensare al Futuro, facendo squadra e camminando insieme, in un saggio rispetto governati/governati.

Il 4 marzo, oltre ad augurarsi il nascere di un’alba nuova, deve essere onorato e garantito, con un nuovo Governo del Paese, dalle sagge intese al di sopra delle divisioni laceranti delle rappresentanze politiche e delle brutte leggi, “Rosatellum in testa” che ci regalerà l’ingovernabilità italiana, con una chiamata alle urne, tristemente a vuoto, per mancanze di alleanze possibili, ad un punto tale da anticipare agli italiani un voto di conferma della continuità per Gentiloni e/o in alternativa per un nuovo o nuovi governi tecnici, una dannazione italiana, per nuove e crescenti sofferenze italiane.

Con questa possibile soluzione senz’anima che tradisce la democrazia delle urne italiane, siamo al tradimento del libero voto, con il risultato finale del già richiamato pasticcio della proroga e/o della nascita di un nuovo governo tecnico. Che l’annunciata proroga resti solo un’opzione, sul dopo voto di Berlusconi e non di altri. Così deve essere, se vogliamo, da italiani saggi, pensare al nuovo italiano.

Il libero e democratico voto italiano del 4 marzo 2018 deve avere come risultato il percorso di una governabilità garantita da una maggioranza capace di governare da sola o con un insieme da coalizione, per un Governo democratico, assolutamente necessario ai cittadini-elettori italiani, ormai stanchi di mala politica e di mala Italia.

Gli italiani, così come per la Costituzione, sono chiamati alle urne per dare al Paese un Governo democratico; un Governo democraticamente eletto. Se tanto non c’è, ci veniamo a  trovare di fronte ad un voto pericolosamente tradito che non giova a nessuno degli italiani potenziali vittime sacrificali di decisioni spurie, nel mancato rispetto del voto, con un pericoloso Governo autoritario che, nella logica di sempre, si pone fuori della democrazia rappresentativa, una saggia risorsa dell’insieme italiano che nessuno e niente, dovrà mai più negare all’Italia ed agli italiani.