Mercato San Severino: standing ovation per “L’urlo dell’innocenza” di Francesco Terrone

Una serata densa d’emozioni presso la Chiesa di San Pietro Apostolo, a Piazza del Galdo, location in cui Rita Occidente Lupo, direttore del  quotidiano dentroSalerno, ha presentato l’ultima fatica letteraria dell’ingegnere Francesco Terrone “L’Urlo dell’innocenza”.  Una chiesa gremita, che ha raccolto ancora un’altra linfa poetica, stavolta a tutela dell’innocenza, spesso sfigurata e dissacrata. Grazie all’accompagnamento musicale a violino e pianoforte di Pasquale Allegretti e Francesco Perri, alle voci tenorili ben impostate di Federico Veltri e Mattew Lamberti, alla fine declamazione di svariate liriche da parte dell’attore Andrea Solano, la manifestazione ha riscosso un ulteriore tributo letterario all’ingegnere-poeta, che ormai non conosce battute d’arresto nella sua vena poetica. Sotto la lente d’ingrandimento l’innocenza che, come stigmatizzato da Francesco Bruno Vitolo  nella prefazione alla silloge e da MariaGrazia Di Rienzo nella postfazione, chiede il riconoscimento sacrosanto di diritti che annientano la propria tenerezza. Infatti, dalle accattivanti illustrazioni dell’artista Patrizia Lo Feudo, autrice anche della copertina che proietta lo sbigottimento di un bambino ricciuto, con occhioni sgranati quasi interrogativi sui mille rivoli di violenza che il mondo schiude, si apre lo scenario di un mondo nel quale dal ludismo al rimpianto, dai giocattoli alla dura realtà della vita, il poeta efficacizza pennellate emotive, percorrendo anche il proprio vissuto esperienziale. “Il piccolo principe” coesiste con “Valentina” tra gomitoli di candore e sogni infranti. Il bambino di sempre, l’uomo del presente e del futuro, che s’interroga spesso anche sul perchè del suo andare. In occasione del Natale, la silloge di Terrone, come ricordato dal parroco don Marco Carpentieri, offre ulteriori spunti per riflettere sulla nascita del Bimbo Gesù, che ancora ripostula la Sua chiamata alla salvezza da oltre duemila anni. Le liriche, a volte ammantate di sacralità, perlustrano anche lo scibile fideista, cercando d’approdare ad un universale sintonia spirituale. Nel testo, curato da Annalisa Galdi, Iris edizioni, si nota infatti anche la sottile inquietudine, propria dell’uomo d’ogni tempo, che nel suo vagare, spesso ama ritornare alle origini della sua maturità. Recuperare l’infanzia, come età di spensieratezza e di speranze: di qui il forte accento poetico “Giù le mani dai bambini”. Che chiedono invece solo amore, coccole, protezione. La raccolta, dedicata alla piccola Flora Terrone, che il poeta appella “luce dei suoi occhi” segue il ritmo contemporaneo, ma grazie alla semantica, ripercorre echi classici, bucando la sensibilità d’ogni età! Con tratto discreto e riflessivo, Terrone ha concluso la serata declamando alcune delle sue liriche più significative, strappando ancora una volta una standing ovation per la sua notevole sensibilità.