Come rifondare il Centro-Destra

Angelo Cennamo

L’annuncio è di quelli che ti spiazzano. Se non provenisse dal mutevole ed eclettico Cavaliere di Arcore, potremmo anche dargli peso. Ma al fatto che Berlusconi sia fuori dalla politica “ormai”, non  ci crede nessuno. Forse neanche lui. Eppure, qualche giorno fa, il leader di Forza Italia aveva lanciato un’idea interessante, quella di riunire le schegge del fu centrodestra sotto una sola bandiera. “Ho in mente il partito Repubblicano che c’è negli Usa” aveva detto in uno dei suoi recenti comizi elettorali per le regionali.  Il progetto è ambizioso ma al tempo stesso la sola possibilità che resta all’area politica che si  contrappone al Pd di impensierire, perlomeno, il governo Renzi nei prossimi mesi o anni. Con l’entrata in vigore dell’Italicum la vocazione maggioritaria dei partiti sarà un imperativo ineludibile, di conseguenza più che aggregazioni di movimenti e liste, per vincere le elezioni serviranno dei partiti in grado di raggiungere da soli il 40% dei consensi o di essere competitivi per il ballottaggio. Il partito Repubblicano americano è un grande contenitore politico; al suo interno c’è di tutto: dal liberismo sfrenato del Tea party alla destra compassionevole di Bush. Se vogliamo riproporre quel modello in Italia – non sarebbe una novità, il Pd lo è già, il Pdl lo fu – dobbiamo però tener presenti un paio di cose. La prima: abituarsi all’idea che dentro il partito ci siano anime diverse, con sensibilità diverse, talvolta confliggenti tra loro ma pur sempre riconducibili ad una sintesi e mai alla minaccia di scissioni. Coniugare il liberalismo, in certi casi progressista, di Forza Italia  e di Passera con la destra sociale della Meloni o di Salvini non sarebbe una passeggiata, ma per il bene di tutti occorrerebbe trovare dei punti mediani. La seconda: la leadership di questo ipotetico partito dovrà per forze di cose essere contendibile e non più calata dall’alto come è avvenuto in tutti questi anni con la destra berlusconiana e quella simil-berlusconiana di Alfano. Fatte oggi, le primarie del centrodestra potrebbero portare ad un risultato clamoroso e per alcuni indigesto, ovvero all’affermazione di Matteo Salvini, leader della Lega e, indirettamente, di CasaPound. Qualora dovesse capitare una tale evenienza – dati alla mano, più che probabile – il risultato delle urne andrebbe accettato e rispettato fino alle successive elezioni interne. Allo stesso modo Salvini, o chiunque altro al suo posto, dovrebbe  avere la capacità oltre che il dovere di interpretare le diverse posizioni del suo partito, anche le più lontane dal proprio sentire politico, ed esprimere la giusta sintesi. E Berlusconi? Potrebbe rimanere in campo se decidesse di farlo. Ma per la prima volta le sue ambizione di leadership dovrebbero passare al vaglio delle primarie. Se il Cav accettasse quest’ultima condizione, il più sarebbe fatto.