Quel labile….SI’

di Rita Occidente Lupo

Un tempo, il  matrimonio, stimato indissolubile. Un sacramento ed un legame che per la società e per l’opinion popolare, sanciva il rispetto del “Finchè morte, non vi separi!” Poco importava se credenti osservanti o se tiepidi indifferenti alle pratiche religiose. Il matrimonio, con o senza abito bianco e strascico, era un rito non solo spettacolare, ma per la vita. Un impegno che i due si assumevano sulla scia dell’amore che volevano quasi congelare eterno, al momento del SI’. Nel tempo, raffreddati gli slanci, spenta la capacità di sopportare le spine che la convivenza comporta: di restare fedeli all’altro, nella buona e nella cattiva sorte, come recita il formulario del rito cattolico. E così, le sirene divorziste, l’insofferenza al legame, vedendo coercitivo un rapporto che cogli anni finisce per mostrare spesso il lato del compromesso, a quello dell’egoismo, hanno preso il sopravvento. La mentalità divorzista, impossessata anche di chi tiene al matrimonio religioso, con tanto di fiori d’arancio e canne d’organo per l’Ave Maria. Perché, malgrado sia stato sfrondato dal lusso e la Chiesa inviti a detenere un tono sobrio, anche nella festosità, permane il matrimonio religioso, il momento clou di un rapporto. Quello sognato anche dalle coppie omo, che alla Vendola vorrebbero sancire sacramentalmente la propria unione. Poi, per strada, ci si perde da quel SI’! Pronunciato dinanzi all’altare, in un giuramento, svilendo il valore sacramentale di tale unione. Tante motivazioni spingono le coppie ad allontanarsi, a preferire altri partner nel cammino di vita, ad indietreggiare dinanzi alle difficoltà dal proprio compagno inanellato. Come si giunge a tanto, nella normale rubrica di principi forensi divorzisti e matrimonialisti, che assistono impassibili alle svariate richieste di separazione, dietro le più spavalde motivazioni, è storia varia. Amori giurati eterni, che si frantumano dinanzi a nuovi orizzonti: avvenenti sirene, alle mogli ormai con la cellulite di troppo e le rughe non trattate dal botulino; mariti panciuti e sonnolenti dinanzi al telecomando…o ruspanti, malgrado nipotame al seguito, sempre intenti a voler piacere… Oggi, davvero resta difficile sorridere dinanzi a coppie che ritornano dinanzi all’altare per celebrare e ringraziare di 25 anni di matrimonio trascorsi insieme o addirittura 50! Nozze d’argento e d’oro, che non desistono dallo strappare scroscianti applausi, tra generose manciate di riso, anche di occasionali partecipanti al rito. Perché, di buoni esempi, mai come in questo momento la società ha bisogno. In barba ad ogni pigiata al divorzio breve, lampo, la capacità di restare fedeli ad un vincolo, all’amore che comporta sacrificio ed altruismo…l’applauso, ai martiri della lealtà, agl’interpreti fedeli di un sacramento rispettato ed onorato! Proprio da parte di chi, sull’onda dell’ardore giovanile, ha scelto un tempo di unirsi in matrimonio religioso, perdendosi poi per strada nell’ammiccare alle separazioni. Ma se non convinti di rispettare il sacramento, perché non optare coerentemente per il rito civile nuziale, senza pretendere poi che la Chiesa accetti supinamente il divorzio?