Milano: Alleanza Cattolica, la Corea, l’Occidente e l’apostolato dei laici

Negli anni in cui in Europa scoppiava la Rivoluzione francese, in Asia nasceva la Chiesa coreana. Nasceva in un modo speciale e insolito, senza missionari ma attraverso dei laici che cominciarono a studiare la Bibbia. Uno di essi si fece battezzare in Cina e quindi, ritornato in Corea, battezzò gli amici che avevano condiviso la “scoperta” di questa “parola occidentale” che li aveva affascinati. Ne ha parlato papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Corea e in particolare quando ha incontrato i leader dell’apostolato laico della Chiesa coreana, sabato 16 agosto. Il Pontefice ha ricordato le caratteristiche “laicali” della Chiesa che stava visitando, la “curiosità intellettuale” che è all’origine delle prime conversioni e la grande importanza del ruolo missionario dei laici. Alleanza Cattolica è un’associazione laicale, fondata da un laico e prevalentemente costituita da laici. Essa non può non guardare con attenzione a questa Chiesa particolare, nata in circostanze così speciali, e ascolta con altrettanta attenzione l’insegnamento che papa Francesco ha voluto trasmetterle durante il viaggio. Il laico è anzitutto quel battezzato che è consapevole dell’importanza del sacerdozio, attraverso il quale si rinnova sull’altare il sacrificio di Cristo ogni volta che viene celebrata una Messa. Ma se soltanto il sacerdote può celebrare e ascoltare le confessioni, al laico spetta il compito di “animare cristianamente” l’ordine temporale, come spiega bene la Dichiarazione del Concilio Vaticano II Apostolicam actuositatem. Il laico segue principalmente il munus della regalità di Cristo, che è anche Sacerdote e Profeta, oltre che Re, come spiega l’enciclica Quas primassulla regalità di Cristo, scritta da papa Pio XI nel 1926, con la quale veniva istituita la festa liturgica di Cristo Re. La Chiesa coreana è testimone del fatto che ogni battezzato deve esercitare questo sforzo missionario di testimoniare e comunicare il Vangelo e che dalla sua attività missionaria può addirittura nascere una Chiesa. Nata alla fine del XVIII secolo, la comunità cristiana in Corea conosce una feroce persecuzione meno di cent’anni dopo i primi battesimi, ma ciononostante continua a crescere e oggi costituisce una grande speranza per l’evangelizzazione dell’Asia. E questo nonostante la grande tragedia della divisione fra le due Coree, del nord e del sud, dopo la guerra civile degli Anni Cinquanta del secolo scorso, una delle principali espressioni storiche della Guerra fredda fra il mondo comunista e il mondo occidentale. Il Papa aiuta a comprendere alcune caratteristiche essenziali dell’apostolato del laico. Innanzitutto la carità nei confronti dei fratelli, che ha accompagnato fin dalle origini la comunità cristiana in Corea, come del resto la prima comunità cristiana di Gerusalemme la cui storia è raccontata negli Atti degli Apostoli. Una carità che mostra la “novità” cristiana al mondo chiuso e rigido, da un punto di vista sociale, nel quale comincia a operare la piccola comunità cristiana di Corea. Tuttavia essa non basta, ricorda papa Francesco. La carità materiale verso i più poveri non è sufficiente a fare risplendere la specificità dell’essere di Cristo e non ne realizza completamente la sua regalità. La carità materiale, il “dare da mangiare ai poveri”, aggiunge il Papa, «deve estendersi anche ad un impegno per la crescita umana». Bisogna aiutare i poveri a trovare un lavoro, a diventare capaci di mantenere le rispettive famiglie con il proprio lavoro. Così il laico partecipa all’unica missione della Chiesa in modo vitale, spiega papa Francesco. Bisogna anche aiutarli a un giudizio culturale che li aiuti a comprendere la falsità della «cultura del denaro» e il dovere di sostenere le coppie sposate e la famiglia, che «rimane l’unità basilare della società e la prima scuola nella quale i bambini imparano i valori umani, spirituali e morali», come ricorda sempre papa Francesco. Le riflessioni del vescovo di Roma possono essere trasferite anche nel contesto occidentale, soprattutto quando accenna alla formazione permanente dei laici e al ruolo svolto nella nascita del cristianesimo in Corea. L’impegno del laico per costruire un mondo migliore, sua vocazione specifica, comincia certamente con l’aiuto essenziale per i poveri, in particolare in quel continente, l’Asia, dove è in corso la prima evangelizzazione. Come possiamo dire di amare Dio che non vediamo se non amiamo il fratello che ci vive accanto, ricorda il Vangelo («Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo. Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1 Gv, 4,19-21). Tuttavia, se posso aggiungere, al laico che opera nel nostro mondo occidentale, viene richiesto anche qualcosa di più, ossia la consapevolezza di come quello che il cristianesimo ha costruito nei due millenni che ci stanno alle spalle meriti di essere custodito e tramandato, perché la nuova evangelizzazione abbia la memoria della bellezza della cristianità e ne tenga conto.
Marco Invernizzi