Gli interlocutori invisibili protagonisti nel nuovo mondo fatto di crescente solitudine

Giuseppe Lembo

Che strano il mondo in cui viviamo! Mentre cadono le barriere e si riducono le distanze umane legate alle razze, ai pregiudizi razziali che mettono gli uni contro gli altri, mentre cresce il popolo emergente dell’umanità globale in cammino verso la casa mondo, mentre succede tutta questa rivoluzione umana nei rapporti antropici della Terra, nel mondo aumenta di pari passo il popolo degli interlocutori invisibili. Sono di fatto i nuovi e veri protagonisti della famiglia umana, sempre meno famiglia nel rapporto intra ed extra moenia ; tanto, per il diffuso e suicida comportamento dei suoi membri che preferiscono sempre più vivere in solitudine e cercare il solo dialogo con i tanti interlocutori invisibili del web. In famiglia si parla sempre meno; è in atto una diffusa e crescente tendenza a cancellare il dialogo; la voce con cui l’uomo si è andato esprimendo nei secoli diventa sempre più afona; il linguaggio sempre meno articolato e monosillabico. L’uomo del nostro tempo si avvia al non dialogo come vero e proprio modello di vita; sempre connesso, preferisce la solitudine, rifiutando così l’altro come naturale espressione del confronto umano fatto di arricchimento reciproco, il frutto di un ascolto affidato al linguaggio, alla gestualità corporea, alla mimica facciale che è un utile strumento del comunicare per esprimersi dialogando e confrontando le proprie idee, con conseguente reciproco arricchimento. Oggi questa buona abitudine del dialogo tra le persone soprattutto in casa, va sempre più scomparendo. Nel mondo familiare fatto di marito e moglie e di figli e magari con altri congiunti, non si parla più. Al parlare si preferisce in solitudine armeggiare con il proprio i-Phone e sempre più muti connettersi ad interlocutori invisibili. Non si vuole essere ostinatamente censore dei tempi in cui viviamo e, mettendosi da parte, costruirsi la propria torre eburnea, tentando un fai da te finalizzato a cancellare i circostanti sepolcri imbiancati. L’obiettivo che mi spinge a riflettere ed a capire il dove andiamo fatto di sempre più inquietanti silenzi è quello di cercare il dialogo tra la gente, un dialogo vero, fatto di interlocutori veri in carne ed ossa, che ancora oggi, da anime autentiche, hanno bisogno di riempire come sempre, la loro esistenza di umanità dialogante, senza assolutamente escludere gli interlocutori invisibili che non possono essere sostitutivi di quelli che, in carne ed ossa, ti siedono a fianco e credono di poter vivere una meravigliosa nuova condizione umana sostituendo al dialogo il silenzio. Anche le banalità quotidiane servono; sono utili ad allentare le tensioni umane; sono una pausa salutare di un confronto da cui nascono le idee per vivere insieme; per comunicare insieme. A chi ed a che cosa giova quella ostinata ed aggressiva consegna del silenzio? Rinunciare al dialogo non è utile; non è opportuno; non è assolutamente saggio.

Il dialogo ed il linguaggio che lo anima è la parte viva ed insostituibile del nostro essere uomini; la società del silenzio cambierebbe nel profondo la condizione umana, facendo male, tanto male all’uomo che di fatto subisce.

Il rifiuto dell’altro, chiudendosi in se stesso, produce una condizione umana in sé fortemente devastante e pericolosa per l’umanità che ha necessariamente bisogno dell’altro; ha bisogno del dialogo per non morire; per non estinguersi come insieme di uomini che sono fatti per parlarsi; per confrontarsi; per arricchirsi reciprocamente gli uni ricevendo in dono le idee degli altri.

L’estraneità umana condita di un silenzio assordante non è utile all’uomo della Terra; è una condizione assolutamente innaturale da respingere; da rifiutare in quanto produce la condizione di un essere soli che è utile solo se breve ed opportuna occasione per ritrovare se stesso e riflettere con se stesso per poi riprendere il cammino con gli altri, confrontandosi, dialogando, usando il linguaggio, la parola necessaria per evitare la triste condizione dei silenzi assordanti.

Stare unicamente con i propri pensieri non significa considerare gli interlocutori invisibili utili confidenti silenziosi a cui affidarsi con la propria disperata solitudine.

La società umana deve agire uscendo dalla condizione sempre più diffusa di solitudine in cui si compiace di vivere l’uomo del nostro tempo, un uomo smarrito che crede solo in se stesso e si affida al silenzio della parola, illudendosi così di risolvere i suoi mali e di essere indifferente ai mali degli altri che sono di fatto anche i suoi.

Il silenzio umano non è un diritto individuale; il silenzio produce solitudine e malessere, in quanto non favorisce la conoscenza, il frutto della libera ed attiva interazione umana.

Il silenzio e la solitudine non sono alleati utili per fronteggiare le tanti sfide devastanti per ciascun uomo della Terra che deve sapersi sentire sempre partecipe nella costruzione della libera cooperazione sociale, un cammino d’insieme assolutamente necessario, per niente indolore, considerati i tempi e la sempre più precaria condizione umana, in cui al dialogo ed allo stare insieme, oggi si preferisce la solitudine ed il silenzio assordante, una forma di malessere senza via di uscita se non quella della disperazione da suicidio collettivo; è solo l’inevitabile soluzione di una sempre più crescente e diffusa condizione di estraneità umana. Da protagonisti, fate sentire la vostra voce, allontanando da voi e dagli altri il grave pericolo del silenzio a cui dà la vita il popolo crescente dei senza voce, sempre più diffuso nelle case e nella società sfilacciata e poco solidale in cui viviamo, dove si è sempre più lontani gli uni dagli altri e dove all’insieme umano si preferisce l’incontro innaturale, fiabesco ed a volte anche comico, degli interlocutori invisibili.