Ius soli: l’Italia sono anch’io- è ormai tempo per un’italianità interetnica

Giuseppe Lembo

L’Italia dei soli italiani, ormai non regge più; deve smetterla di difendere i suoi confini antropologici, sempre più stretti e definiti o meglio ingabbiati entro gli stretti confini del solo colore della propria pelle. L’Italia dell’esclusione, deve finalmente e per sempre, diventare l’Italia dell’inclusione delle diverse razze che hanno scelto per casa il suolo italiano. Prima di tutto, eliminando ogni residua forma di razzismo tardo a morire nel nostro Paese, va considerata come opportuna appartenenza umana italiana, chi nasce nel nostro Paese; è importante applicare intelligentemente anche da noi lo ius soli per i giovani di origine straniera nati in Italia. A costoro deve essere riconosciuta la cittadinanza italiana, per essere nati sul suolo Italiano e quindi di fatto e di diritto cittadini italiani. È un diritto legittimo e naturale a cui il nostro Paese deve al più presto, saper dare corpo ed anima. Non si può oltre tardarne il corso; è un diritto, per il quale tranne i radicati rigurgiti razzisti, tardi a morire, c’è la sensibile dignità umana e culturale di gran parte degli italiani, capaci di guardarsi indietro ed assolutamente attenti al percorso di lungo termine dei nostri connazionali che dal 1860 si sono trasferiti e sono andati sparsi in varie parti del mondo, diventando sempre più cittadini del mondo e cittadini della cittadinanza attiva, nei luoghi in cui, prima ospiti, si sono poi man mano integrati nel lavoro, nella vita sociale ed economica, arricchendosi ed arricchendo insieme la propria diversità culturale, una grande ricchezza di tutti e per tutti. È tempo, come ci è successo da italiani nelle varie parti del mondo che sono diventati scenari umani da little Italy, che anche gli stranieri nati in Italia, possano finalmente considerarsi in tutto e per tutto italiani e dire, da cittadini del nostro Paese, come è giusto dire, l’Italia sono anch’io una richiesta questa sempre più forte, alla base di ben due leggi di iniziativa popolare sostenute da un largo  schieramento di organizzazioni sociali ed enti locali che nel 2012, ha raccolto più di 230 mila firme.

È tempo di riconsiderare l’appartenenza umana all’Italia.

È tempo di dare il giusto riconoscimento di cittadino italiano a chi nasce sul suolo italiano, facendo valere lo ius soli, così come già opportunamente vale in tante parti del mondo.

Anche l’Italia, come il resto d’Europa, dell’Occidente e del mondo intero, ha ormai superato il principio stretto del proprio vivere unicamente italiano.

Oggi le razze ed i popoli della Terra sono dinamicamente in cammino ed interagiscono arricchendosi  gli uni delle diversità umane degli altri.

L’intercultura, come scambio di diversità, è una grande conquista del nostro tempo.

Può favorire ovunque il dialogo tra i popoli ed aiutare a costruire quei ponti di pace, sempre più necessari alla pacifica e solidale convivenza che deve avvicinare l’uomo della Terra, cancellando tutte le diverse forme di violenza xenofoba, causa di tante tragedie umane da ricordare, affinché non succedano mai più.

La gente della Terra deve amare la pace e ritrovarsi sul cammino della pace, cooperando per il bene comune e superando per sempre i vecchi steccati legati alla diversità umana che ormai proprio non hanno più ragione di esistere.

Nel prossimo futuro italiano ci sarà un’italianità sempre più interetnica ed interculturale.

Sarà la capacità di noi tutti oggi a creare i presupposti di un futuro insieme italiano, in cui le diversità diventino ricchezza e non inopportune e fastidiose occasioni di conflitto.

La civile e pacifica convivenza è, prima di tutto, il frutto di regole da rispettare; a nessuno devono essere consentiti comportamenti illeciti, basati sulla prevaricazione e sul non rispetto dell’altro.

A nessuno, diverso e non per sola identità di appartenenza, deve essere consentito di derogare da questo principio d’italianità senza se e senza ma e soprattutto, senza il fanatismo condito del violento male oscuro del razzismo.

Tanto, affinché il futuro insieme italiano diventi pacificamente insieme allargato, come già successo in tante parti del mondo dove le diversità sono un ormai pacifico insieme antropologico impegnato a cooperare per il bene comune, assolutamente indifferenti del diverso colore della pelle.

Da italiani intelligenti, adoperiamoci per il giusto riconoscimento dello ius soli, così come richiesto dai tanti stranieri nati in Italia che, a giusta ragione, rivendicano di essere riconosciuti come cittadini italiani, per nascita sul suolo italiano; tanto, in base allo ius soli, con il conseguente e naturale diritto di una appartenenza senza se e senza ma, per cui a pieno titolo, da ciascuno di loro, è giustamente vista come l’Italia sono anch’io, e da tanti altri come l’Europa sono anch’io e più ancora, come il pieno diritto di una cittadinanza universalmente intesa, nella dimensione del  mondo sono anch’io, un legittimo desiderio di tutti i migranti che decidono di avere per casa il mondo.

L’Italia è fortemente cambiata; anche le ultime resistenze di rifiuto delle diversità devono essere cancellate e per sempre.

Quale momento migliore di quello attuale che vede, per la prima volta, nel Governo del nostro Paese, un Ministro di colore?

Dobbiamo essere solidali e vicini al Ministro Cecile Kyenge, un Ministro che molto opportunamente, è attivamente dalla parte di chi nato in Italia, invoca il diritto allo ius soli.

Il nostro Paese, ma non  solo, insieme all’Europa ed a tante parti del mondo, deve imparare la lezione che viene dalla mondializzazione in atto; il globale, non annulla le diversità, ma le rende risorse per una vita d’insieme che va ben oltre i confini stretti dell’appartenenza e dell’identità chiuse di una volta, ormai in crisi per la loro crescente inadeguatezza a trovare soluzioni particolari in contesti umani ampi che hanno bisogno di stare insieme al fine di evitare di impoverirsi, di perdere il gusto della democrazia e di porsi inopportunamente, in competizione guerreggiante degli uni contro gli altri.

Nel mondo cresce il pericolo dell’austerità che rende difficile la vita dei popoli e porta con sé la morte della democrazia.

Oggi nel nostro Paese ed in altre realtà umane, stando da soli, non ci si salva; occorrono ovunque, per il bene di tutti, progetti alternativi, ispirati ad un diverso stare insieme, presupposto indispensabile per evitare l’inasprimento dei rapporti umani e di un conflitto sociale sempre più allargato che può mettere l’uno contro l’altro in Italia, in Europa e nel mondo.

Per difenderci meglio, dobbiamo fare un importante salto di qualità umana, anteponendo l’amore all’odio, la pace alla violenza dei cuori.

Per questo progetto ben venga la campagna di solidarietà italiana verso chi nasce in Italia e che chiede a viva voce il giusto riconoscimento a pieno titolo, come italiano, gridando al mondo un’appartenenza che nessuno può negare, solo perché di diverso colore della pelle e/o legata ad altra appartenenza umana.

Per l’Italia sono anch’io, dobbiamo intelligentemente adoperarci tutti e dare al neoeletto Ministro dell’Integrazione quella solidarietà necessaria per un avvio accelerato della legge ius soli, dando così il diritto di appartenenza italiana a chi nasce sul suolo italiano, liberandolo finalmente dal ruolo scomodo ed inopportuno di clandestino, di extracomunitario, di invasore, circondato da una rappresentazione purtroppo ancora fortemente infarcita da inutili stereotipi e luoghi comuni, secondo i quali il migrante grande e/o piccolo che sia è visto unicamente come un nemico responsabile unico di tutti i mali non solo della nostra società, ma di tutto il mondo che, fingendo di non accorgersi degli altri bisognosi di aiuto, si chiude egoisticamente a riccio, pensando inopportunamente ed in modo assordante sempre più solo a se stesso ed ai suoi privilegi, il frutto delle sofferenze dei tanti uomini della Terra, che vengono al mondo con il diritto alla vita e non più disumanamente sacrificati all’infame olocausto di morte, perché diversi.