Piazza Tienanmen: la forza delle idee non muore mai
L’Italia etnocentrata ed etnocentrista di questi ultimi anni tende a guardare ai propri mali e a piangersi addosso, stretta tra una classe politica vetusta e lontana anni luce dalle realtà sociali e da un’arretratezza culturale che la colloca tra i Paesi più corrotti e meno rispettosi delle libertà individuali tra quelli europei. Non c’è da stupirsi se l’anniversario numero 23 della strage di Piazza Tienanmen, avvenuta a Pechino nel 1989, sia ricordato come un evento a margine. Sui media italiani si è parlato poco o niente persino dei due giovanissimi monaci buddhisti che si sono dati la morte col fuoco a Lhasa lo scorso 28 maggio, per rivendicare i diritti civili del Tibet. Figuriamoci se ricordare quei ragazzi, quasi tutti studenti universitari, massacrati dall’esercito della Repubblica Popolare Cinese importa a qualcuno. No, noi siamo divisi tra i dramma del sisma continuo, ed è comprensibile, e gli scandali del mondo del calcio, cosa che giustifica l’opinione ben poco lusinghiera che all’estero si ha degli italiani. Nemmeno davanti ai nostri morti siamo in grado di fermarci degnamente e con rispetto, figuriamoci per quelli del resto del mondo. In ogni caso, per coloro i quali si sentono cittadini del mondo ed uguali agli altri esseri umani del resto del mondo, vale la pena ricordare quei 200 ed oltre ragazzi uccisi a sangue freddo, con i carri armati contro le braccia sollevate. In Cina fa ancora paura lo spettro della forza e del coraggio delle idee con i quali quei 200 ed oltre ragazzi sono andati incontro alla morte. Talmente paura che il regime ha aumentato la sorveglianza nei confronti dei dissidenti politici ed ha addirittura fatto sparire, si spera non definitivamente, una delle madri di una vittima, donna tra le più attive a chiedere giustizia per la morte del figlio. Da noi no, non se ne parla. Tabù parlare dei due giovani ragazzi meno che ventenni trasformatisi in torce umane a Lhasa, e di sicuro non per timore di emulazione. I nostri ragazzi, tra i più ignoranti e meno aggiornati in cultura generale non solo in contesto europeo, ma mondiale, al massimo farebbero due giorni di sciopero della fame se si oscurasse Facebook per una settimana. Provate: chiedete ai vostri figli dove si trova Lhasa, cosa rivendicano i Tibetani, chiedetegli se Tienanmen è un gruppo rock o cosa e vedrete. Persino sul sito dell’Ansa si legge “Piazza Tiananmen” invece che il corretto “Piazza Tienanmen”. Sufficiente per scuoterci? Certo che no, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare.
Piazza Tienanmen sicuramente la conosceva un/a giovane che nel 1992 comprava un album intitolato “Amused to Death” dove c’era una splendida ballata a memoria di questa strage. Descriveva una giovane studentessa di Filosofia figlia di un Ingegnere. Forse allora la musica (buona o cattiva) si ascoltava dagli albums. Oggi si condivide sui “social networks”. Una solitudine così affollata non s’è mai vista.
Complimeni per l’articolo e grazie di questo contributo,
Carla
Una solitudine così affollata. Quanto ha ragione. Grazie per il Suo apprezzamento.
Giovanna Rezzoagli
Credo che tutti i popoli democratici e civili dovrebbero avere freschi nella mente quei tragici momenti accaduti a Piazza Tienanmen: giovani studenti uccisi senza pietà solo perchè amavano diffondere la libertà di pensiero . Tanti ragazzi pare che siano ancora rinchiusi nelle carceri , ed è proprio per questo motivo che si auspica la loro liberazione . Credo che quegli “eroi della libertà” , con il loro immane sacrificio, seppero aprire i varchi per una nuova democrazia in Cina . Credo che i paesi occidentali abbiano , in grandissima misura, aiutato a sviluppare l’economia di tale Paese , fino a farlo divenire una tra le potenze economiche più sviluppate nel mondo, capace di togliere a noi una grossissima fetta di economia.
Ora sarebbe il caso che la Cina liberasse dal carcere quei ragazzi che hanno, indirettamente, aiutato a sviluppare l’economia c e la stessa democrazia cinese. cordialità.
Sono certissimo che lei, Signora Councelor, avrebbe scritto lo stesso articolo anche in Cina. Ottimo come sempre.
Ringrazio davvero sentitamente il mio carissimo Amico Alfredo ed il Signor Marco per i loro interventi. Purtroppo caro Alfredo è verissimo che sono molti i ragazzi, ormai ben più vecchi di me, che si trovano nelle carceri cinesi. Se mai ne usciranno avranno davanti il destino blindato dei dissidenti politici. Bisognerebbe fare una riflessione anche su questi aspetti prima di stringere accordi con la Cina, ma per i soldi l’etica scompare. Pienamente condivido il Suo pensiero carissimo Alfredo. Signor Marco, sbaglia, se fossi in Cina non avrei scritto quest’articolo perchè ho un marito, un figlio ed un gatto luce dei miei occhi e si sa come funziona laggiù. Però rifletto che nel 1989 all’epoca dei fatti avevo 15 anni, conoscendo la mia testa di cavolo probabilmente in quella piazza ci sarei stata pure io. Nonostante la censura cinese non escludo che il mio scritto sia giunto a qualche hacker, poichè per qualche ragione che ignoro i miei articoli sono spesso linkati su siti dell’estremo oriente ed inoltre il mio sito internet è quotidianamente assediato da spammer cinesi. Misteri del web…
Penso che le fotografie che, alla fine, rimarranno nella Storia Universale saranno ben poche. Sicuramente quella del Mahatma Gandhi e quella di un ragazzo davanti a un carro armato che trova, sconveniente passarci sopra. Il fucile mitragliatore sistemò le cose in modo meno “meno sconveniente”. Forse. Penso per un attimo a chi ha obbedito all’ordine di fare fuoco. Obbedienza cieca, pronta e assoluta. Ma essendo “comunisti” il buon Lupo dirà che è gente priva di coscienza e non è timorata del buon Dio e quindi dormono il sonno del giusto.
All’articolista i miei complimenti.
Joseph (nulla a che fare con trastevere)
Marco, mi sembra che tu abbia studiato violino al conservatorio o mi sbaglio?
Rientro a zoom sul tema di questo articolo.
Articolo, come sempre, profondo e che dovrebbe scuotere le coscienze delle persone. Inquietante l’interrogativo di chiedere a un giovane “facebookiano” o “macdonaldsiano” se “Tienanmen Square” è un gruppo rock, magari emergente sul mercato asiatico.
Complimenti e saluti
Corinna
Corinna, mi auguro che soffra di licantropia.
Signori, grazie per i commenti. A Marco chiedo di non scherzare sulla licantropia, che, al contrario di quanto si creda grazie alla cinematografia, esiste sul serio. Non sono impazzita, nessun uomo si trasforma in lupo, ma la licantropia clinica è una seria patologia mentale che porta a comportamenti molto violenti. E’ rara, ma si teme che sia sovente erroneamente confusa con altre patologie. E’ una grave condizione psicopatologica.
Signora Corinna, chiedo venia. Volevo scrivere che mi auguro che NON soffra di licantropia. Di Lupi ne abbiamo troppi che cercano di mangiarsi questa Dottoressa. Non ho studiato il violino ma apprezzo la buona musica, i buoni articoli e l’intelligenza.
Ma prima non c’era questo commento. Io non immaginavo che la licantropia esistesse per davvero come malattia. Chiedo di nuovo venia. Non scherzerei mai sulle malattie, no davvero.
Signor Marco, non si scusi. Solo gli addetti ai lavori conoscono la licantropia clinica, è piuttosto rara. Il caso del cannibale canadese potrebbe configurarsi come una manifestazione di essa, tra molti altri tipi di patologie. E’ davvero un argomento molto specialistico.