Caro diario, ti scrivo

Giovanni Trombetta

Confessionale senza eco, scrigno segreto contenente,  pensieri o riflessioni: il diario. Parte della vita di adolescenti e non, rappresenta un amico invisibile e taciturno. Lo rendiamo partecipe di giornate allegre colorate di sole e risate, alternate a quelle più nere quasi come l’inchiostro con il quale ci accingiamo a scrivere. Negli anni il suo significato sembra rimanere immutato. Nelle varie forme e per le varie età, esso rappresenta la parola non detta, l’emozione sulla pelle vissuta e sentita, tanto da doverla scrivere con data, forse di ora. Complice segreto del primo bacio o dei primi amori, dei primi battiti vissuti in odore di sentimenti. I giovani lo usano per immortalare un momento di una giornata, magari di una avventura con gli amici, o forse per raccontare a qualcuno di immaginario lo stato d’animo del momento, le considerazioni sulla vita, le speranze o i sogni nascosti nel contorno dell’anima. È diventato  parte della nostra vita perché nelle pagine che si susseguono sfogliandolo, si racconta chi siamo, cosa vorremmo, cosa sogniamo. Col tempo spesso si vanno a rivedere magari degli appunti o considerazioni e, spesso è fonte di ritrovo di noi stessi, o semplicemente ci rammenta senza invadenza,  il modo in cui eravamo o come la pensavamo.  La maggior parte degli adolescenti ne ha uno. Magari vi scrive cosa fare per il giorno dopo, magari appunta l’emozione dell’attimo, colorata da qualche cuoricino con iniziale, in svariati modi ognuno di noi imprime in quelle pagine parte dell’essenza. Per le persone più introverse rappresenta forse una delle poche fonti di sfogo, in qualche modo è come se scrivendo si esorcizzassero pensieri negativi o paure inconfessabili. E’ Come guardarsi allo specchio: è la vista del riflesso della nostra immagine. Un amico, ideale ma non reale, semplice, che non ci giudicherà mai ne criticherà il senso delle nostre scelte. Rappresenta il nostro io e, come dicevano i latini: apertis verbis.