Hiroshima, 66 anni dopo l’atomica

 di Rita Occidente Lupo

La lezione di Fukushima, nell’anniversario dell’ecatombe nucleare, ha seriamente fatto riflettere il Paese del Sol Levante, sugli effetti devastanti dell’energia. La superfortezza volante B-29 ‘Enola Gay’, che sganciò il 6 agosto 1945 su Hiroshima, giammai depennata dai manuali di storia, la prima bomba atomica usata a fini bellici, causò in pochi secondi 140.000 morti. L’esperimento, reiterato il giorno 9 sulla cittadina di Nagasaki, provocò altre 35.000 vittime. In Giappone, nei giorni scorsi, a distanza di 66 anni, la memoria vivida della strage.  Little Boy, flagello umano, con i circa 130.000 morti, 180.000 sfollati, oltre ai decessi successivi alle radiazioni massicce. Nel 2002, gli hibakusha (i colpiti dalle radiazioni del fallout nucleare), nonostante 57 anni trascorsi, 285.000.Con la ricostruzione, la città d’Hiroshima è diventata importante centro industriale e, dal 1920, sede principale della Mazda, nota casa automobilistica giapponese. Nei giorni scorsi, occhi a mandorla in religioso silenzio, dinanzi all’alloro per le vittime belliche, nella consapevolezza che la superpotenza giapponese, debba fare i conti con una rinnovata umanità, anche scientifica, ma letalmente provata proprio dallo scotto dal nucleare: Sul proprio territorio, le ferite ancora grondanti, che guardano timidamente ai nuovi effetti della ricerca, nella consapevolezza che, il  nucleare, continui a minare un Paese che, già in costante allerta per la sua sismicità, deve fronteggiare anche i rischi dell’autonoma scelta di mezzi di distruzione di massa!