Le guerre umanitarie

Angelo Cennamo

La guerra che si sta combattendo in Libia continua a dividere l’opinione pubblica, sia sull’opportunità dell’intervento militare deciso dall’Onu, sia in ordine alle ragioni del conflitto, da molti osservatori giudicate ancora poco chiare. Renato Mennheimer, sul Corriere della sera, ha pubblicato un sondaggio secondo cui il 53% degli italiani risulta contrario alla missione militare contro il regime di Gheddafi. La titubanza dei nostri connazionali aumenta se si analizza il dato pubblicato in riferimento ai soli elettori del Pdl : il 47% si dichiara favorevole all’intervento dell’Onu, il 49% contrario. L’incertezza che viene fuori dal sondaggio riflette pienamente la posizione di Berlusconi, che, fin dai primi giorni dell’intervento, è parso piuttosto scettico sull’opzione bellica. I dubbi del premier, nonostante l’accoglimento in sede Nato delle richieste avanzate dal governo italiano, sono ancora tanti. L’opinione secondo la quale Gheddafi stia soffocando nel sangue una rivolta di libertari democratici – inizialmente propagandata dalla Francia per giustificare il protagonismo smodato del suo presidente – a distanza di qualche giorno ha dovuto fare i conti con una realtà un pò diversa, fatta di scontri tribali e di contese oligarchiche all’interno delle quali anche per i maggiori esperti di geopolitica è diventato complicato distinguere i buoni dai cattivi. Chi sono i rivoltosi, cosa vogliono e chi alimenta la loro protesta : sono interrogativi a tutt’oggi inevasi. Per tutti tranne che per uno : Nikolas Sarkozy, deciso ad agire in solitudine e senza vincoli per difendere la causa dei rivoltosi. Come mai il presidente francese tiene così tanto al ruolo di guida del suo Paese nell’intervento in Libia? Sarkozy ha bisogno di occultare i risultati disastrosi della sua politica interna che hanno fatto scivolare l’Ump, il partito di governo, ad un misero 7% nelle ultime elezioni cantonali. Pressato dagli intellettuali più influenti del circuito mediatico francese, tra i quali spiccano i nomi di Bernard-Henri Lèvy ed Andrè Glucksmann, il presidente ha pensato bene di riinverdire i fasti della Francia colonialista riaffermando un primato dal quale, ancora oggi, i suoi connazionali fanno fatica a separarsi. Secondo il quotidiano Libero la rivolta in Cirenaica sarebbe stata alimentata e finanziata proprio da elites francesi, allo scopo di consentire a Parigi di assumere un ruolo egemone nel mediterraneo. Se così fosse, la questione umanitaria, tanto sbandierata anche dai nostri ex pacifisti di sinistra, assumerebbe una valenza tristemente simbolica, e la sete di libertà dei ribelli si trasformerebbe in un pretesto per gestire le ingenti risorse petrolifere. Sic transit gloria mundi!  

 

 

 

3 pensieri su “Le guerre umanitarie

  1. contro la guerra sempre.guerre non hanno mai risolto un bel niente. le guerre hanno solo e sempre ucciso migliaia di fratelli unami o come soldati o come civili indifesi.
    eppure difronte a questa verità storica ci proprini o la realpolitik o la difesa, non dell’azione di questo governo (guerrafondaio), del solo presidente (petit e utilizzatore ultimo di minorenni) del consiglio, eppoi ci metti dentro un qualcosa contro la “sinistra” che a vederla giusta sembrerebbe davvero fuori luogo, sicuramente fuori dal contesto della tua analisi.
    come dirti ci proponi la storia in modo da costringerci a vedere gli orrori passati ed impedirci di guardare avanti.
    qualcuno ha sostenuto che noi con la libia abbiamo una sorta di reticenza nell’agire e nel dare il nostro contributo allo sviluppo di questo paese perchè memori delle nostre nefandezze coloniali, insomma saremo, come italiani, con un grosso senso di colpa.
    però, caro avvocato cennamo, come fai a non vedere che i più guerrafondai, della prima ora, erano il ministro della difesa la russa e il ministro degli esteri frattini, i quali si sentivano fuori gioco dalla spartizione del bottino e vedevano in pericolo gli interessi italiani?
    allora, solo qualche giorno fa, nel quadro politico istituzionale, se non erro, gli unici contro la guerra erano quelli della lega e, nel mondo intero ci pigliavano per il naso per la nostra colorita, inopportuna, recente, pacchiana e ridicola accoglianza del rais nella capitale dell’italia. e ancora come mai non ci spieghi che nel vertice europeo, che ha deciso l’intervento, il nostro piccolo imperatore è stato ricevuto per prendere atto delle decisioni già prese da germania, gran bretagna e francia?
    in questi giorni sento la notra proposta per un cessate il fuoco e un’azione diplomatica, proverei una grande gioia se questa ipotesi si realizzasse, ma, purtroppo conosco i miei polli, sono convinto che è una butade fatta così per prendere il tempo necessario per sparare la prossima fesseria. certo come sono lontani i tempi di una politica estera autorevole e significativa fatta dall’italia e non da uno scorno di piccolo uomo affetto da priapismo senile. ieri ha detto che ci pensa lui per pantelleria, farà un apposito consiglio dei ministri, speriamo che che ci pensi meglio di come ha fatto per la monnezza di napoli.
    sempre affettuoso

  2. Ho scritto e lo ripeto : secondo me l’Italia si sarebbe dovuta astenere dall’intervento in Libia. Il dittatore Gheddafi è al potere da 40 anni. In questi 40 anni lo abbiamo adulato e frequentato perchè avevamo bisogno del suo gas e del suo petrolio. Oggi lo bombardiamo perchè in Libia è in corso una guerra civile tra la sua fazione ed un’altra, costituita non sappimao bene da chi. Un paese come l’Italia, che non possiede petrolio ed altre materie prime, che non ha centrali nucleari, e che si trova ad un tiro di schippo dal nord Africa, non può permettersi il lusso di aderire a certe iniziative.
    AC

  3. llora, che fare? Intervenire sempre una volta che c’è una rivolta che rischia di essere soppressa nel sangue? o dare spazio alla diplomazia? Questa NATO ha scelto la prima opzione. Ma i rischi sono grandi soprattutto in questo momento dove rivolte popolari si stanno scatenando a catena in una area abbastanza calda come è quella che va dal Nord/africa al Medio Oriente Medio Oriente.E allora cosa facciamo interveniamo contro tutti e coventrizziamo tutta quest’area. E poi stranamente perchè si interviene decisamente in quest’area e non in Rhodesia dove c’è una guerra civile che insanguina da oltre trenta anni quella Regione. Gheddafi come Saddam Hussein opprime il suo popolo e se ne frega delle risoluzioni dell’ONU.
    Ma Israele non fa altrettanto e continua a perpetrare un vero e proprio genocidio contro il popolo Palestinese?
    Credo che della libertà e della democrazia dei popoli alle Grandi Potenze Nato (USA in testa!) non gliene freghi proprio niente.
    L’unica cosa che interessi veramente a loro è mantenere il controllo politico e militare su queste aree per garantirsi rispetto a fonti energetiche fossili che ormai continuano a scarseggiare ( vedi petrolio, uranio ecc. compresa l’acqua potabile) e il commercio delle proprio forniture militari e
    civili ecc. l’interventismo militare NATO sta diventando così lo strumento più efficace di normalizzazione politica ed economica del Mondo.
    Dentro questo schema le prospettive stesse di liberazione e di democrazia vere di qualsiasi popolo rischiano di infrangersi e di svanire.
    Come l’ONU,anche questa NATO non rappresenta davvero tutti i popoli .
    Anch’Essa è figlia degli equilibri di Yalta e quindi un organismo ad escludendum dove solo pochi Stati prevalgono su tutti.
    Non dimendichiamoci che nell’Assemblea ONU solo poche Potenze hanno diritto di veto.
    Il superamento degli equilibri di Yalta non è più eludibile.
    Onofrio Infantile
    29/03/2011

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