La dipendenza più sottovalutata: il fumo

Giovanna Rezzoagli

Questo è un articolo che risulterà controverso nei contenuti e nella sostanza. Un articolo scomodo, come del resto, tante volte, risultano essere le verità. Tante volte cerchiamo, sia per difesa che per inerzia, di non guardare in faccia la vita, oppure ci sforziamo di osservarla dall’angolazione meno problematica. Tutto ciò, è bene precisarlo, tendenzialmente accade a ciascuno di noi quando ci troviamo di fronte ad istanze dolorose e/o difficili da affrontare. Inutile dire che chiudere gli occhi o far finta di niente non serve a nessuno: è un pensiero banale e scontato. Altrettanto inutile è affrontare gli argomenti difficili attraverso prese di posizione troppo rigide, spesso l’unico risultato che si ottiene è quello di esacerbare le difese di chi è coinvolto. Se tutte queste considerazioni sono valide in generale, in questo scritto mi propongo di applicarle al contesto del tabagismo. Contesto complicatissimo da affrontare, in quanto pur classificabile a tutti gli effetti tra le tossicodipendenze, il tabagismo è legale nel nostro Paese. Una contraddizione in essere che ogni anno è causa diretta di morte di migliaia di persone. Ormai la Scienza ha acclarato lo strettissimo legame che intercorre tra tabagismo,  patologie cardiocircolatorie e patologie neoplastiche, questo solo per citare le correlazioni più macroscopiche. Nella nostra cultura il tabagismo è ampiamente radicato e diffuso, a poco o nulla servono le campagne informative che periodicamente vengono attuate. Ci sono stati tentativi di promuovere campagne shock, mirate ad imprimere suggestioni fortemente negative, non sono mai partite, col dubbio di ledere la sensibilità dei più giovani. Se da un lato potrebbe avere un notevole impatto emotivo la visione di un’immagine che raffiguri un malato terminale di cancro, è purtroppo vero che tali iniziative, soprattutto tra i più giovani, risulterebbero comunque astratte. E’ proprio la carenza di percezione del rischio insito nel tabagismo a rendere apparentemente le sigarette non particolarmente nocive nell’immaginario collettivo. I danni macroscopici si evidenziano nel tempo, ma quando si palesano difficilmente perdonano. Ci sono danni connessi al tabagismo meno evidenti, ma concreti, che si determinano in pochi mesi: sono quelli relativi alla fertilità, per citare un esempio, e l’ultimo recentissimo evidenziato da uno studio scientifico statunitense in cui si dimostra come in un tabagista si verifichi un assottigliamento della corteccia cerebrale. Potrei scrivere pagine e pagine circa i mille e più motivi che dovrebbero indurre le persone a smettere di fumare, ancor più a non cadere nella trappola di questa dipendenza, e non servirebbe assolutamente a niente. Importante ai fini della prevenzione e della guarigione dal tabagismo è agire sulle cause che portano allo sviluppo di questa dipendenza. I giovanissimi tendono a vivere il presente come se fosse eterno, come se loro fossero eterni, per cui un rischio si percepisce molto malvolentieri, gli adulti faticano moltissimo anche solo a riflettere sull’ipotesi di smettere di fumare, sono ormai dipendenti e la sigaretta per molti è diventata l’amante fatale, sai che ti avvelena ma non puoi resistere.  Dai dati più recenti, quelli dell’indagine Doxa per l’Istituto superiore di sanità, emerge che le ragioni che spingono i minori ad avvicinarsi al fumo sono essenzialmente correlate ad un processo di imitazione: 7 intervistati su 10 (73%) fra i 15 e i 24 anni dichiarano che la principale motivazione è stata l’influenza esercitata dagli amici o il fatto che i propri amici già fumavano. Anche gli atteggiamenti degli adulti incidono: nel 47% dei casi, nelle abitazioni italiane i ragazzi possono fumare dove vogliono senza alcuna restrizione, mentre solo nel 16% dei casi non hanno il permesso di fumare in casa. Inoltre, 8 adulti su 10 (83%) hanno dichiarato di non aver mai visto un tabaccaio rifiutarsi di vendere le sigarette a un minore di 16 anni o chiedere un documento per verificare l’età. Le conclusioni sono piuttosto amare. Le soluzioni complesse, ma nessun percorso di prevenzione e di disintossicazione può esimersi da un lavoro serio ed approfondito sulla propria Persona, sui bisogni e sulle paure che, in ultima analisi, ci accomunano. Sembra piuttosto improbabile che la situazione possa mutare sino a che lo Stato lascerà legale il consumo di tabacco in tutte le sue forme. Il guadagno è troppo alto, di gran lunga superiore al risparmio che si avrebbe in ambito sanitario se non ci fossero le patologie da tabagismo. La cultura la costruiamo tutti, forse farà male a qualcuno scoprire che anche i fumatori sono tossicodipendenti, ma saper guardare la realtà per ciò che è e non per ciò che vorremmo fosse è l’unico modo di volersi bene realmente.

 

5 pensieri su “La dipendenza più sottovalutata: il fumo

  1. Gentile amica Dottoressa Giovanna,
    E’ proprio vera. Chi ha il vizio del fumare rischia di cadere nella trappola della mala salute.
    Il Suo è un buon articolo che m’induce a raccontare un po’ la storia del mio “maledetto vizio del fumare:
    Iniziai a fumare all’età di dieci anni quando gli alleati sbarcarono a Salerno ed io , qa quella età,vendevo qualche tipo di frutta davanti alla Torre Angellara situata ad un chilometro a sud di Salerno dov’era situato il “Rest Camp” dei soldati alleati che stavano li in funzione di “retroguardia”.
    Offrivo e vendevo ai soldati la mia frutta che compravo in campagna ; talvolta il pagamento che dovevano versarmi i militari lo permutavo con le loro sigarette che gli adulti italiani ne’andavano ghiotti. Iniziai così a fumare, visto che gli stessi alleati mi spingevano a farlo.
    In seguito presi il vizio del fumo e non resistevo senza almeno una cicca da fumare. Da giovane fui totalmente schiavo di tale vizio e mentre i miei compagni spendevano i loro pochi soldi avuto dai genitori in dolcetti e in altre dovizie, io , la piccola “mazzetta o spiccioli” che i genitori mi davano la domenica, li spendevo per comprare le sigarette. I miei genitori lo ignoravano, ma io, pur lavorando duramente nel corso della settimana, rimanevo sempre senza un soldo per via delle sigarette.
    Fumai pesantemente nel corso degli anni fino a raggiungere i quattro pacchetti di sigarette al giorno. Ero divenuto schiavo della sigaretta, altro che tossicodipendente. Ma un bel mattino di venti anni fa presi la decisione all’istante di smettere di fumare. Avevo i miei quattro pacchetti di sigarette in tasca e li portai con forza in tasca per mesi senza toccarle. Mi sentivo nervoso e mi agitavo e portavo spesso le mani in tasca in cerca di qualcosa, ma resistevo.
    Per alleviare la dipendenza comprai dei gomitoli di lana e una rivista per imparare a tessere con l’uncinetto. Imparai subito e ne uscì fuori una maglia così bella che la portai addosso per alcuni anni. Poi mi dedicai alla pesca con la rete a braccia che costruii con le mie mani.
    Quando mi assicurai di avermi ben disintossicato del catrame fumato, smisi anche di uncinare e ripescare.
    Ora ho 78 anni e mi sento , come dire, un “ uccello cantatore ” e il mio respiro non è più come quello di venti anni fa quando mi veniva facilmente l’affanno. Ora, con tutto il rispetto parlando , cammino moltissimo , senza affanno e senza stanchezza. Il mio auspicio è che tutti faranno un pensierino per smettere di fumare. Non vi avvilite; fate come me, è facile smettere di fumare. Un abbraccio a tutti.

  2. Carissimo Alfredo, la Sua è una testimonianza importantissima. Certo, sessanta anni fa era normale fumare, non si conoscevano i rischi come oggi. I ragazzi di oggi sono più fortunati in tal senso, eppure cadono anch’essi in questa dipendenza. I “perché” vanno con cura presi in esame, ecco perché si deve far prevenzione. Il tabagismo, come le altre tossicodipendenze, nascono spesso dall’insicurezza, dalla paura di non essere accettati se non ci si comporta come la massa, poi una volta innescata la dipendenza sono guai. Dire ad un fumatore di smettere perché fa male non serve, occorre con pazienza aiutare le persone a capire come, in risposta a quali bisogni, hanno iniziato a fumare, poi occorre costruire le motivazioni per smettere. Lei carissimo Amico, ci ha offerto una grandissima prova di forza interiore. In termini tecnici, ha sublimato il bisogno di fumare dedicandosi ad altre attività. Complimenti per i suoi anni portati con disinvoltura, se abitassimo vicino mi piacerebbe molto accompagnarla in una passeggiata, anche se temo farei molta fatica a starle dietro, nonostante io non abbia mai fumato in vita mia…
    La saluto con tanto affetto, sempre grata per le Sue lezioni di vita.
    giovanna

  3. L’aspetto sociologico a mio avviso trascurato è quello della pubblicità (più o meno occulta) a forme di dipendenza. Chi orchestra? Mi sento di dire, come ex fumatrice, che sono una pia truffa i centri antitabagismo degli ospedali dove spesso qualcuno degli operatori ha addosso un odore che testimonia il “predicare bene e razzolare male”. L’aspetto psicologico in mano a gente impreparata e improvvisatrice. Io ho smesso con la volontà e basta, da un giorno e l’altro, penando come un cane per i primi sei mesi, e lo stato ha a tutt’oggi il monopolio sui tabacchi? E’ un assurdo. Lei, come Counselor, se la sentirebbe di convincere a smettere di fumare qualcuno? Ho i miei dubbi. Devastante, a mio avviso vedere in televisione telefilm di medici che terminato il lavoro non fumano ma bevono a gogò. Poi ci si stupisce se adolescenti arrivano in coma etilico al pronto soccorso?
    Grazie per i suoi articoli.
    con stima
    Ernestina
    Ernestina

  4. Per questo come per altri problemi, di vitale importanza risulta essere l’educazione e l’esempio ricevuto in famiglia.Ciò che viene detto a scuola o con i mezzi d’informazione viene a cadere nel vuoto, se alle spalle non c’è una famigia che EDUCA e che agisce in modo coerente. Un giovane che cresce in una famiglia dove tutti fumano, è un tabagista già alla nascita o addirittura prima di nascere, visto che troppe mamme, sconsiderate, fumano durante la gravidanza, pur sapendo quanto dannoso possa essere per il feto!
    Egoismo, debolezza e mancanza di autostima penso siano alla base di questo atteggiamento.Poi ci sono tutte le altre cause da lei considerate.Comunque non bisogna mai darsi per vinti e mai stancarsi di continuare nella lotta contro il tabagismoo e tutte le altre forme di dipendenza nociva per la salute psicofisica dell’individuo. Se lo Stato si impegnasse con più coonvinzione e coerenza sarebbe molto meglio! Cordiali saluti

  5. Sia la Lettrice Ernestina che la gentile Civetta esplorano alcuni aspetti correlati alla problematica del tabagismo. L’esempio è molto importante, Civetta ha ragione quando cita la famiglia, che è il primo agente educante. In nodo lo centra in pieno, a mio parere Ernestina, toccando il tema della pubblicità occulta ma io affermerei ancora di più parlando dell’esempio dei sanitari che fumano. Come Counselor, tengo a precisarlo, io non debbo convincere nessuno, ci mancherebbe. Ciò che posso fare è fornire un sostegno empatico e di aiuto nel difficile percorso che conduce una Persona a risalire a ciò che la spinge a ricorrere a sostanze tossiche. Nel counseling è però il Cliente che autonomamente decide di intraprendere la via, poi sta al professionista, se è tale, aiutare con rispetto dei tempi il percorso della Persona. Conosco soggetti in cura per tumore polmonare che continuano a fumare, altri che improvvisamente smettono ed altri che ricominciano. Si può lavorare con tutte le tipologie, occorre calibrare molto bene però il tipo di approccio e costruire e mantenere la motivazione al cambiamento. I centri anti fumo funzionano, ma come sempre dipende da chi vi opera. Un medico che fuma non è credibile, a meno che per primo non scenda dal piedistallo e non ammetta la propria dipendenza. Personalmente non ne conosco uno con un simile coraggio. Lo Stato non aiuta lasciando legale il tabagismo, ma ciascuno di noi è artefice in larga misura della propria salute, occorre lavorare ad un processo di salutogenesi che nel nostro Paese è sconosciuto. Perfetto l’esempio del carissimo Alfredo, cui va tutta la mia dtima.
    Cordialmente,
    Giovanna Rezzoagli

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