A lezione dal genocida

Giovanna Rezzoagli

Ci sono occasioni in cui è offensivo edulcorare il proprio linguaggio, offensivo per chi scrive e nei confronti di chi legge. Senza tanti giri di parole, a mio avviso, esiste un solo termine per descrivere ciò che sta accadendo in queste ore in Libia: genocidio. Io lavoro con le parole, conosco l’impatto che possono avere su chi le ascolta e/o le legge, debbo necessariamente valutare le possibili suggestioni che imprimono, non si tratta solo di deontologia, ma soprattutto di rispetto. Genocidio è una parola forte, una parola che forse tanti credevano relegata, nei suoi significati più abietti, in un passato nemmeno troppo remoto, comunque sia nel passato. Forse ignari, forse dimentichi che tanti sono stati i genocidi nella storia, quello del popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale è probabilmente il più conosciuto, ma non è certo l’ultimo, basti ricordare ciò che è avvenuto in Ruanda o nella ex Iugoslavia. Attorno a questa spaventosa parola ruotano numerosi distinguo, soprattutto in relazione al concetto di “etnocidio” e a quello di “pulizia etnica”. Comunque lo si voglia intendere, il crimine di uccisione deliberata ed intenzionale di migliaia di esseri umani è un crimine che non può e non deve conoscere clemenza. Personalmente trovo molto appropriata la concezione di genocidio elaborata dallo storiografo olandese  Pieter Drost, secondo la quale è da configurarsi tale crimine ogni qualvolta si proceda alla distruzione fisica di una collettività  esistente in ragione di una condivisione di ideali e/od di intenti. In quest’ottica, il Colonnello Muammar Gheddafi sta attuando un genocidio nei confronti del suo stesso popolo. Le dietrologie sono spesso saccenti e moleste, eppure io mi chiedo come non provare un misto tra disgusto e ribrezzo all’idea delle “lezioni” sul Corano tenute da questo personaggio  a 500 hostess lo scorso 29 agosto, durante l’ultima visita ufficiale nel nostro Paese. Di certo opportunità e diplomazia hanno ragioni che la moralità comune non conosce, tuttavia lo stridere di quella realtà romana con la realtà libica che sta concretizzandosi in questi giorni, credo sia difficile da edulcorare.  L’essere umano ha sempre in se stesso un lato oscuro, nero profondo, che non esita a prendere il sopravvento quando le condizioni lo favoriscono, nulla di nuovo in tutto ciò. Resta il dolore per tante vite sacrificate all’egoismo narcisista e distruttivo di un uomo carismatico come tutti i grandi dittatori, resta la vergogna di averlo accolto nel nostro Paese come un uomo con qualcosa da insegnare, fosse pure a cinquecento ninfe pagate per il loro plauso.

 

6 pensieri su “A lezione dal genocida

  1. Sempre equilibrata, Counselor Rezzoagli. La cartina di tornasole resta al neutro più assoluto mentre mi chiedo se “genocidio” sia il termine più appropriato.Sembra l’insensato massacro che nel medioevo toglieva forza lavoro al signorotto di turno. In base alla definizione che ne dà, senz’altro sì. Glissa alla grande sulle responsabilità italiche, sulla figura da p…a e sulla parte da voltagabbana dei nostri politici al governo. Lei non emette giudizio alcuno, ma io sì. Come si fa a dichiarare che un vento di democrazia soffia sulla Libia dopo averci riempito le orecchie sull’amicizia con Muammar e averlo accolto a Roma come un lacché sa fare. Triste il silenzio di chi ci rappresenta come popolo, tragico il numero di morti mentre penso che questo individuo riuscirà a farla franca e trovare rifugio in qualche paradiso fiscale. Quando si crede veramente in qualcosa, la vita diventa relativa: i Libici ci stanno dando una lezione davvero significativa: anche noi siamo stanchi di corruzione, di malcostume, di mancanza di etica e di morale.
    Grazie per le sue riflessioni,
    con stima, Giangastone

  2. Un’impeccabile analisi di un episodio che i posteri giudicheranno senza appello. Anche il governo italiano sarà giudicato per la tiepida condanna. Dottoressa Rezzoagli lei ha un gran coraggio, e con i suoi articoli valorizza moltissimo questo bel giornale on-line. I miei complimenti sinceri.
    Emanuele.

  3. Comlimenti per l’articolo e per il coraggio di una comunicazione diretta a senza padroni. Piuttosto, il silenzio del vaticano va preso come mia sordità e disinformazione o perché le migliaia di morti musulmani non valgono gli episodi persecutori contro i cristiani?
    Ernestina

  4. Gentili Lettori, grazie per i vostri commenti. Mi attribuite coraggio per avere scritto ciò che penso, il coraggio è ben altro. Lo so bene che in molti voltano il viso o si coprono occhi e orecchie, non solo in questo frangente, ma ognuno convive con se stesso. Io rispondo di ciò che penso e di ciò che scrivo, comodo o scomodo che sia. Sono dispostissima ad argomentare con chiunque le mie posizioni, anzi, ben venga il confronto e lo scambio, ma questo non significa essere coraggiosi, solo coerenti. Il punto è che si è perso il senso della coerenza, che paga molto meno del servilismo o della delega ad istanze varie del proprio pensiero. Altri tacciono? Cari Lettori, ognuno tragga le proprie conclusioni, io le mie le ho condivise nero su bianco con piacere con voi tutti, il resto non mi appartiene.
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli Ganci

  5. Carissima Dottoressa Giovanna,
    Qui siamo un po’ tutti sbalorditi di fronte alle barbarie che si stanno verificando in Libia:
    I giornali ci raccontano delll’immane genocidio consumato ai danni della povera gente che manifesta contro chi viene reputato un despota. Ci raccontano che vi sono stati migliaia di morti e decine di migliaia di feriti, ma, ahimé, pare che il mondo stia a guardare senza muovere un dito per fermare tale ferocia. Ma ciò che lascia maggiormente riflettere è che il mondo occidentale , pare che, nel passato, si sia solo interessato ad approvvigionarsi del petrolio di tale Paese, senza mai curarsi mai dello stato politico e sociale al quale è sottomesso quel popolo. Ora è inutile sbraitare. Occorrerebbe fermezza universale per fermare la mano del tiranna, altro che lamentele che non aiutano proprio nessuno.
    Dottoressa Giovanna, anch’io sono tanto arrabbiato e scosso di fronte a tanto menefreghismo da parte di chi dovrebbe correre in aiuto per stabilire la pace.
    Riporto in calce una mia vecchia poesia. Un abbraccio a Lei e a tutti i buon pensanti, Alfredo.

    IL MONDO STA’ SBAGLIANDO
    Bomba rombante al suol che ancora echeggia
    desta nell’uomo d’indole iracondo
    desio di lotta armata in questo Mondo:
    questo è il ferino che la pace osteggia.
    Tirando ancor la corda s’indietreggia
    verso l’apocalittico destino.
    Abele sarà copia di Caino
    che inventa l’ecatombe e la beffeggia.
    Il mondo sta sbagliando il suo cammino
    e avanza verso il male che danneggia
    il corso della vita gia in declino.
    La Pace è un fatto vero e si patteggia
    con ogni mezzo a pro del cittadino,
    che , ad ogni istante, ognun di noi corteggia
    Alfredo Varriale

  6. Carissimo Alfredo, Lei ha espresso perfettamente il punto. La rabbia e il dover stare a guardare pensando che potremmo esserci noi al loro posto, non può non indignarsi chi ha un minimo di sentimento. Io non so se corrisponde al vero, ma oggi ho ascoltato una frase attibuita al dittatore libico, nella quale avrebbe affermato che chi non lo ama merita la morte. Solo un delirio può ispirare simili parole, io avrei vergogna al solo pensiero di avergli stretto la mano. Sono fiera di appartenere al gruppo di poveri mortali che non meriterebbe di vivere, queste sono parole che dovrebbero far riflettere molto seriamente tutti, specie chi tace.
    Un abbraccio affettuoso al mio caro amico Alfredo.
    Giovanna

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