Beato Wojtyla!

di Rita Occidente Lupo

La beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, il 1 maggio di quest’anno, accolta con enfasi non solo dalle comunità polacche. Ma dal mondo intero che, da una parte all’altra del globo, ha avuto modo di conoscere un uomo, accasciato nel fisico, giammai nello spirito, appoggiato al pastorale fino allo spasimo della sua vita terrena. In ossequio al suo mandato pastorale, che l’ha visto alfiere d’un Cristo a cui occorre spalancare le porte in ogni tempo. In occasione della  domenica della Divina Misericordia, la Chiesa potrà tributare ufficialmente a Karol Wojtyla, quell’onore religioso che ha meritato nel suo solco terreno. Una beatificazione accelerata, dopo appena sei anni dal decesso, sollecitata dallo stesso suo successore Ratzinger, che l’ebbe come faro di spiritualità a stretto gomito in Vaticano. Il 13 maggio 2005, a poche settimane dalla sua elezione, Ratzinger, nella cattedrale di San Giovanni, davanti al clero romano, annunciò in latino la propria decisione di consentire l’apertura immediata della causa canonica per Giovanni Paolo II, come avvenuto anche per  madre Teresa di Calcutta, morta nel 1997 e beatificata nel 2003. Un pontificato intenso, quello di Wojtyla, speso in 27 anni di viaggi apostolici e di Magistero; grazie ad un miracolo, per sua intercessione, la beatificazione. La salma, trasferita a San Pietro  dalle Grotte vaticane e non esumata, con lapide marmorea e scritta attestante il corpo. Un onore per migliaia di fedeli, un vanto per il mondo polacco, una gioia per l’immensa comunità credente che ha intravisto nell’”uomo vestito di bianco” un tratto  di santità, già calcando la terra.