Parole Africane: feza (soldi)

Padre Oliviero Ferro

Non essendo figlio di ricchi, ma di semplici artigiani, faccio fatica a capire cosa vuol dire avere tanti soldi, potere, auto lussuose, ville da sogno. Le vedo nei film, ma nella vita non ne sento l’esigenza. I soldi (feza) sono un qualcosa che attirano le persone, non le lasciano tranquille (mi ricordo il brano del Vangelo di quel signore che aveva dovuto allargare i granai e che la notte stessa muore). Però tutti li cercano. Certo,servono per vivere un po’ meglio. Ma quello che scoccia è l’ostentazione, il far vedere che si è importanti perché si è pieni di soldi o si hanno degli amici importanti. Anche questo naturalmente succede in Africa. La maggior parte delle persone sono povere. Ma c’è una “categoria protetta”,cioè “i nuovi ricchi”. Vivono in ville recintate, con guardie del corpo,automobili extralusso. Passano nei villaggi, senza degnarsi di guardare chi ci vive. Ogni tanto,organizzano manifestazioni con striscioni, musica, pranzi, bevute e danno le briciole di quello che hanno al popolo. Loro sono i benefattori dell’umanità. Poi, finita la pubblicità, rimontano nelle loro macchine e tutto è finito. Mi ha sempre colpito un episodio che ho vissuto nella villa di uno di questi signori. Eravamo anodi a trovarlo per chiedere il suo aiuto per delle costruzioni in parrocchia. Veniamo fatti accomodare nel salone. Stucchi alle pareti, lampadari stile italiano e altre piacevolezze. Arriva il “signore” con il suo segretario (direi lo schiavetto). Si siede sulla poltrona e il suo accompagnatore gli toglie le scarpe e gli mette le ciabatte ai piedi. Io rimango di sasso. Pensavo che questi tempi fossero passati. Ma a quanto pare…Si parla del più e del meno. Poi si passa a tavola, dove la padrona di casa (ogni tanto i signori vanno a farsi le cure termali in Italia) ci offre un pranzo all’italiana,con gli spaghetti cucinati da lei (non male!). Nella intimità il signore è accoglienti, forse perché noi siamo bianchi. Ma se fossero stati i suoi fratelli di colore diverso,come si sarebbe comportato, visto quello che avevo visto poco prima. Dopo un po’ prendiamo congedo,uscendo dalla grande  villa, tutta recintata e con guardiani dappertutto. Non so se io riuscirei a vivere in quella situazione. I miei genitori mi hanno insegnato le cose semplici. Forse io sono di un altro mondo,ma ne sono contento. Mi diceva sempre mio padre, che “il miglior cuscino su cui riposare, è avere la coscienza a posto”. E credo, fino ad ora, di aver seguito il suo consiglio.